«Prima unione politica e poi ministro unico del Fisco»
Giulio Tremonti, 71 anni, ministro delle Finanze e dell’Economia nei governi di centrodestra nel periodo tra il ’94 e il 2011, continua ancora oggi a essere un punto di riferimento per chiunque voglia affrontare i nodi della armonizzazione fiscale in Europa.
Negli anni i suoi studi e i suoi insegnamenti all’Università lo hanno portato ad affinare ancora di più le “exit strategy” nei confronti di facili scorciatoie politiche che però rischiano di complicare il quadro europeo.
L’armonizzazione fiscale nella Ue è possibile, impossibile o è un’utopia?
Solo se c’è un’unione politica europea potrà esserci un’unione fiscale ma non potrà mai esserci la seconda senza la prima. A fare l’Europa non possono essere né la leva economica né quella fiscale.
C’è però chi ha la soluzione al problema: un ministro delle Finanze europeo.
Bisogna essere o un autocrate o un cretino per pensare che si possa avere un ministro unico del Fisco. Il cumulo delle cariche non è comunque vietato. Non si può pensare di utilizzare la leva fiscale come scorciatoia dopo i problemi già avuti con la moneta unica europea.
La web tax può essere una soluzione?
Il grande problema è quanto il sistema europeo è ordinato rispetto al resto del mondo. Invece di applicare la web tax basterebbe rafforzare il concetto di stabile organizzazione. La vera erosione dell’imponibile è quella che l’Europa concede ai giganti del Web.
I padri fondatori della Ue una strada l’avevano indicata.
Era quella indicata a tutti i sistemi politici e giuridici moderni dalla rivoluzione francese: un re, una legge e un ruolo d’imposta.
E oggi è così?
Non è così né di diritto né di fatto. Il Trattato di Roma è stato stipulato tra Stati sovrani che conservano le loro competenze naturali devolvendo verso l’alto quelle necessarie per il mercato comune. I singoli Stati hanno mantenuto in particolare la competenza sulle imposte dirette, che erano considerate dai padri fondatori il nucleo della democrazia, in base al principio no taxation without rapresentation. L’unione europea non è basata su questo.
Come si è sviluppata questa disarmonia fiscale?
La libera circolazione di beni e capitali ha lasciato spazio all’emersione di fenomeni di disarmomia fiscale. Le polarizzazioni sono naturali ed è evidente che il femomeno riguarda i piccoli Stati. I grandi si sono più o meno allineati, anche grazie agli strumenti antielusione e contro gli aiuti di Stato utilizzati dalla Commissione europea.
Qual è il potere che hanno i piccoli Paesi?
Semplice: il veto, perché per raggiungere una decisione comune in materia fiscale ci vuole l’unanimità.
Come si convincono i piccoli Stati?
Ma con quale autorità morale l’Italia può chiedere, per esempio, a Malta o a Cipro di cambiare le leggi dopo che ha varato la flat tax per i ricchi, calciatori e faccendieri?