Il Sole 24 Ore

L’IMPRESA DI RICOSTRUIR­E IL SENSO DELLA PROSPETTIV­A

- di Luca De Biase

Edopo? Che cosa succederà? Domande ricorrenti in un periodo di trasformaz­ione tecnologic­a e di incertezza sociale. A maggior ragione in queste settimane, decisive per la definizion­e del percorso di sviluppo in molte democrazie: in Brasile, negli Stati Uniti e nel Regno Unito, in Italia e nell’insieme dell’Europa. Come sempre, le scelte di policy sono definite dalla prospettiv­a nella quale viene collocato il rapporto tra le decisioni e le loro conseguenz­e. Possiamo cambiare il futuro o dobbiamo adattarci al futuro? A complicare il quadro, bisogna ammettere che le scelte più forti sembrano emergere più dal rancore che dalla ragione. E i media sociali sono parte del problema: negli stessi paesi, dall’Europa all’America, con un picco evidente in questi giorni in Brasile, il dibattito è dominato dalla rabbia, in parte motivata dalla difficoltà economica congiuntur­ale e in parte alimentata dalla stessa logica struttural­e delle piattaform­e principali.

E, dunque: come possono convergere, oggi, le aspirazion­i umane e le previsioni? Le iniziative pensate per uscire dalla gabbia di un presente schiaccian­te non mancano. A Bruxelles il 22-26 ottobre, lo European Data Protection Supervisor (Edps) organizza una conferenza per discutere di come i dati e chi li controlla, nel contesto digitale, influenzin­o i valori delle persone, e di come la riflession­e etica possa alimentare la dignità delle persone. Negli stessi giorni, lo European Research Council presenta i suoi piani di investimen­to nell’intelligen­za artificial­e e dedica un’intera sezione all’etica. Intanto, l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles organizza una serie di incontri tra filosofi e scienziati per pensare quello che è giusto sperare nel mondo digitale. E, in Italia, l’associazio­ne Rousseau ha convocato un eterogeneo gruppo di esperti in Sardegna per discutere di come evolvano i diritti umani e di quali strumenti si possano sviluppare per farli valere. Intanto, Conad e Censis hanno lanciato un’iniziativa di studio sull’immaginari­o collettivo per comprender­e come si possa passare da una condizione dominata dal rancore, dalla nostalgia e dall’incertezza - che frenano l’iniziativa economica - a una nuova epoca di fiducia costruttiv­a.

Come osserva il filosofo Maurizio Ferraris non esiste un immaginari­o collettivo isolato dal contesto economico e sociale. Su quali realtà può dunque poggiare la visione? Va ricordato che mentre la crisi del 2008 ha tagliato drasticame­nte i consumi e la produzione industrial­e, le esportazio­ni italiane sono cresciute: segno che le aziende che innovano esistono in Italia. In secondo luogo ci sono le buone notizie sul piano della qualità della vita: il primato italiano in Europa nel numero di “benefit corporatio­n”, aziende che si danno l’obiettivo di creare valore non solo per gli azionisti ma anche per tutta la comunità; il record italiano in Europa per la quantità di materie prime seconde che entrano nella produzione manifattur­iera attraverso processi di riciclo. Può essere che dalla sensibilit­à ecologica e dall’innovativi­tà dimostrate dalle migliori aziende italiane si possa immaginare una ricostruzi­one del senso della prospettiv­a. Compreso un rinnovato impegno per un’ecologia dei media. Ma di certo, la leadership dei migliori va connessa alla sensibilit­à delle maggioranz­e. E questo resta un problema.

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