Gli abiti «paradisiaci» del Met verso il recorddi tutti i tempi
Itratti dell’eccezionalità erano evidenti fin dal giorno in cui la mostra venne presentata: in una Roma inusualmente innevata, fra i bagliori delle opere di Palazzo Colonna, con Donatella Versace, il direttore creativo di Valentino Pierpaolo Piccioli, la direttrice dell’edizione americana di Vogue Anna Wintour e il cardinale Gianfranco Ravasi seduti fianco a fianco. Ieri, a due settimane dalla sua chiusura, l’ennesima conferma: la mostra “Heavenly Bodies” al Costume Institute del Metropolitan Museum di New York è stata la più visitata nei suoi quasi 60 anni di storia. E punta a essere la mostra più visitata di sempre dell’intero museo (il primato spetta ancora a “Treasures of Tutankhamun”, del 1978, che ebbe 1.360.957 visitatori).
La mostra dedicata al rapporto fra religione cattolica e moda, con oggetti d’arte e abiti dal Medioevo ai giorni nostri, chiuderà il 7 ottobre e dal giorno della sua apertura, il 10 maggio scorso, ha già totalizzato oltre 1 milione e 300mila ingressi nell’edificio principale del Met. Si tratta, d’altra parte, della mostra dalla superficie più ampia mai allestita dal museo newyorchese (5.500 metri quadri) e una delle più spettacolari e preziose: nel percorso, infatti, sono esposti anche 42 oggetti d’arte provenienti dalla sagrestia dalla Cappella Sistina, molti mai usciti dalle mura Vaticane.
Oltre alla magnificenza di opere e abiti, molto apprezzato è stato anche l’equilibrio con cui si sono giustapposte tiare papali e creazioni couture. Il successo della mostra, inoltre, è un altro faro “americano” che si accende su Versace, la cui proprietà è passata ufficialmente a Michael Kors martedì scorso: la maison della Medusa, infatti, è stata il principale sponsor della mostra (insieme ai coniugi Christine e Stephen Schwarzman: lui è ceo del fondo Blackstone che nel 2014 aveva comprato il 20% delle quote dell’azienda), e il Met si trova a tre chilometri di distanza dal quartier generale di Kors.