Gita sui laghi di Mantova per incontrare il «male»
Rosella Postorino con le sue Assaggiatrici (Feltrinelli) ha dunque vinto, anzi stravinto il Premio Campiello, accaparrandosi 167 su 300 voti di una giuria popolare scelta appositamente per essere rappresentativa della popolazione generale. Gli altri quattro finalisti si son dovuti spartire quel che restava: il secondo (Francesco Targhetta, Le vite potenziali, Mondadori: 42 voti) fermo a un numero di preferenze circa quattro volte più basso, e già il terzo (Helena Janeczek, La ragazza con la Leica, Guanda: 29 voti) a meno del 10 per cento dei suffragi; il quinto (Davide Orecchio, Mio padre, la rivoluzione) addirittura al 5 per cento (15 voti): «non aumentate la dose», avrebbe commentato Montale. Si fanno notare, però, i 25 voti raccolti dal quarto classificato. È La Galassia dei dementi (La Nave di Teseo) di Ermanno Cavazzoni, promosso per combinazione proprio dai venticinque lettori cui Manzoni indirizzava un’opera rimasta nei libri di storia della letteratura. Chissà, forse quel numero è la cifra di un successo destinato ad andare al di là delle effimere classifiche di vendita: nel futuro sconvolto descritto nelle sue stesse pagine, il libro di Cavazzoni non avrà forse accoglienza nelle librerie – che non esisteranno più –, ma meriterà di far discutere ancora.