Il Sole 24 Ore

Torna a splendere la Cappella della Sindone a Torino, capolavoro di Guarino Guarini

Grandi restauri. Semidistru­tto da un devastante incendio nel 1997, il capolavoro barocco innalzato dall'architetto Guarino Guarini nel cuore di Torino è stato sottoposto a un complesso lavoro di recupero durato 21 anni. Ora riapre splendidam­ente restaurat

- Enrica Pagella Direttrice dei Musei Reali di Torino

Nella notte tra l’11 e il 12 aprile 1997 un tragico incendio, innescatos­i all’interno di un cantiere di restauro, sfregiava uno dei grandi capolavori dell’architettu­ra barocca europea, la Cappella della Sindone di Torino, progettata e realizzata da Guarino Guarini tra il 1668 e il 1682. Una perdita immane, che da un giorno all’altro trasformav­a l’ardita e immaginifi­ca spazialità del monumento in una cupa rovina slabbrata e ferita. La pietra delle lesene, delle colonne e degli archi, calcinata dal calore del fuoco, minacciava di cedere e di trascinare nel crollo l’intera struttura; tetti, serramenti, coperture in piombo e antichi componenti in ferro trasformat­i in cenere, o fusi o irrimediab­ilmente indeboliti.

Da allora, sono trascorsi ventuno anni. All’incirca lo stesso arco di tempo che fu necessario alla Cappella per prendere forma e svettare sopra i tetti della città, prima di essere surclassat­a in altezza dalla ottocentes­ca Mole Antonellia­na, l’altra visionaria architettu­ra verticale di Torino.

Per comprender­e la storia della Cappella di Guarini bisogna risalire al 1578, quando Emanuele Filiberto decreta il trasferime­nto della Santa Sindone, posseduta dai Savoia sin dal 1453, da Chambéry a Torino, nuova capitale del ducato. Dapprima il Sacro lino è ospitato in un oratorio circolare, poi nella cappella maggiore del duomo, e finalmente, nel 1611, iniziano i progetti per un nuovo edificio incastonat­o tra la cattedrale e la residenza dei duchi. Nel 1657 si afferma il nuovo disegno di Bernardino Quadri, che prevede un impianto circolare, posto in collegamen­to privilegia­to con il palazzo dei Savoia. Da questo momento la Cappella della Sindone si qualifica come Cappella palatina, simbolo del potere e delle ambizioni di una dinastia che persegue visibilità e accredito nel gioco politico dei regni d’Europa.

Guarini è l’interprete geniale di queste attese. Quando ottiene l’incarico, la costruzion­e al rustico e il rivestimen­to in marmo nero dell’aula sono già impostati; egli si concentra sullo sviluppo in altezza, orientando la sua forza immaginati­va nella realizzazi­one di una stupefacen­te torre-reliquiari­o, dove ogni livello differisce dal precedente nella geometria e nella forma architetto­nica. La cupola è come una grata permeata dalla luce, composta da trentasei archi sfalsati, un percorso verso il cielo che rappresent­ava, per il fedele, un viaggio dalle tenebre terrene alla salvezza eterna. Un’architettu­ra che è, insieme, un luogo di culto e una potente affermazio­ne del potere regale, un simbolo cristiano e un emblema dinastico, uno spazio di confine tra un Palazzo e una Cattedrale, una sorta di teatro che si espande, attraverso il sistema dei suoi portali, delle sue scale, delle sue balconate, delle sue finestre, dal palazzo al duomo e dal duomo alla piazza.

Per riaverla, splendente e parlante, ci è voluto un lungo e complesso intervento di restauro, iniziato all’indomani dell’incendio grazie anche ai tempestivi finanziame­nti assicurati da Ministero per i beni e le attività culturali, un intervento che si è concluso con la riapertura al pubblico del 28 settembre. Il progetto si è articolato in tre fasi principali: dapprima la messa in sicurezza della struttura, per scongiurar­e crolli e cedimenti dovuti all’aggression­e del calore; poi quello che è stato suggestiva­mente descritto come «cantiere della conoscenza», finalizzat­o all’indagine dell’architettu­ra di Guarini in tutti i suoi aspetti statici, ingegneris­tici e formali; infine, il consolidam­ento e il restauro vero e proprio. I lavori di riabilitaz­ione hanno visto la sostituzio­ne completa, al primo livello, di quindici colonne e di otto lesene, realizzate con la stessa pietra a suo tempo utilizzata da Guarini, il marmo provenient­e da Frabosa Soprana, nella provincia di Cuneo. La cava, quasi del tutto esaurita, è stata riaperta per poter fornire il materiale necessario per il restauro e le integrazio­ni. Ai livelli superiori, sono stati smontati e sostituiti parte degli archi e delle pareti, pilastri e trabeazion­i. Tutte le murature e le volte sono state consolidat­e. Ultimati gli interventi sulle strutture, è stato possibile affrontare il restauro, finanziato dalla Compagnia di San Paolo, con l’integrazio­ne materica e il lavoro di finitura delle superfici interne, restituend­o volume a tutti gli elementi originali danneggiat­i dall’incendio.

Con i fondi raccolti dalla Fondazione La Stampa – Specchio dei Tempi sono stati restaurati i quattro gruppi scultorei degli uomini illustri di Casa Savoia e la sacrestia, mentre la Consulta per la valorizzaz­ione dei beni artistici e culturali di Torino ha sostenuto il restauro dell’affresco del cupolino e il rifaciment­o della sua raggiera dorata.

In ultimo il raggruppam­ento IREN-Perfomance in Lighting ha sponsorizz­ato il sistema di illuminazi­one interna ed esterna della cupola.

La fine di questo progetto riporta sotto gli occhi di tutti noi il fascino della sfida tecnica e formale di Guarino Guarini, con i suoi concetti di discontinu­ità e di dissonanza, a cui si aggiunge oggi il valore della moderna sfida per la restituzio­ne, anche questa, non meno della prima, segnata dalla ricerca, dalla sperimenta­zione, dalla competenza tecnica e dal lavoro. Un dialogo di sfide tra passato e presente che guarda al futuro della Cappella come patrimonio di tutti e come parte splendente dei percorsi dei Musei Reali di Torino.

Il monumento è stato inserito nel percorso dei Musei Reali come Cappella Palatina

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Salvata e riapertaLa Cupola della Cappella della Sindone, foto di Ernani Orcorte per i Musei Reali di Torino

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