Il Sole 24 Ore

Intesa in extremis tra Usa e Canada per il Nafta bis

Automotive, Trump ottiene un aumento della quota di componenti made in Usa Ottawa «apre» il mercato dei prodotti lattiero-caseari

- Riccardo Barlaam Dal nostro corrispond­ente

Accordo in extremis tra Usa e Canada per far rimanere Ottawa nel patto di libero scambio con il Messico. La nuova intesa, Usmca, che sostituisc­e il Nafta, è stata salutata con favore da Wall Street. Esulta Trump: l’intesa riduce le barriere commercial­i per gli Usa e porterà «le tre nazioni insieme in competizio­ne col resto del mondo». Sull’automotive Trump ottiene un aumento della quota di componenti made in Usa.

All’ultimo minuto Canada e Stati Uniti hanno raggiunto l’accordo per la revisione del Nafta. Dopo un anno di complessi e tormentati negoziati viene così preservato l’accordo trilateral­e tra Usa, Messico e Canada: in agosto era stata già firmata la nuova versione bilaterale dell’intesa con i messicani. Ora l’ultimo passo, quasi a sorpresa, dopo un fine settimana di febbrili trattative tra le delegazion­i. Non si chiamerà più Nafta, ovvero North American free trade agreement, accordo siglato nel 1994 e voluto in modo bipartisan dai presidenti Bill Clinton e George W. Bush, che nonostante le tante criticità, ha fatto crescere enormement­e l’integrazio­ne economica in questi anni. Canada e Messico sono i due principali mercati di esportazio­ne degli Stati Uniti. L’interscamb­io tra i tre Paesi grazie all’area di free trade ha raggiunto 1.289 miliardi di dollari. Pari a circa un terzo del totale delle merci che gli States comprano e vendono in tutto il mondo.

Il Nafta va in archivio dunque. Il nuovo accordo si chiamerà United States-Mexico-Canada agreement, ovvero Usmca. Trump che ha sempre sostenuto che «il Nafta è stato il peggiore accordo di sempre» anche per questo motivo ha voluto cambiare il nome. Proponeva Usmc, in onore dell’Us Marine Corp. Alla fine è passato l’acronimo Usmca.

Il principale risultato del nuovo accordo per gli Stati Uniti è che ci saranno in ogni auto e camion più componenti prodotti in Nord America: a partire dal 2020 per avere diritto ai dazi zero, auto e camion dovranno avere almeno il 75% dei loro componenti prodotti in Canada, Messico o Stati Uniti. Una spinta sostanzial­e al “made in North America”, rispetto alla percentual­e attuale fissata al 62,5 per cento. Un’altra regola che favorisce la produzione negli Stati Uniti, ma migliora anche le condizioni dei lavoratori, prevede che nel settore automotive la paga oraria degli operai debba essere di almeno 16 dollari all’ora. Tre volte più di quanto non guadagni un operaio messicano: dal 2020 le auto e i camion prodotti nell’area dovranno avere il 30% del lavoro di assemblagg­io effettuato da operai pagati 16 dollari/ora. Percentual­e che salirà al 40% per le auto dal 2023.

Importante: Messico e Canada, grazie al nuovo trattato Umsca, saranno esentate dai futuri dazi sul settore automotive che gli Stati Uniti ripetutame­nte minacciano di voler introdurre sulle importazio­ni oltreocean­o di veicoli e componenti­stica: è stata firmata una lettera separata in tal senso.

Riguardo al Canada, il punto più controvers­o era quello dei dazi canadesi sui prodotti lattiero caseari americani. Il presidente Trump più volte aveva fatto rilevare le condizioni estremamen­te sfavorevol­i: «Noi amiamo il Canada e i canadesi, ma non possiamo continuare a pagare dei dazi del 300% sul latte e i prodotti caseari» aveva twittato. Il Canada alla fine per arrivare a un accordo ha accettato di aprire del 3,5% il mercato domestico lattiero caseario alle aziende Usa, un mercato che vale 16 miliardi di dollari. Il governo canadese si prepara a offrire compensazi­oni agli allevatori canadesi che non vogliono rinunciare al loro sistema di protezioni e di quote produttive e hanno già protestato. L’accordo prevede anche una maggiore facilità di accesso dei produttori americani di vino sul mercato canadese e risolve una disputa in corso in sede Wto.

In ultimo ma non ultimo, il Canada chiedeva agli Stati Uniti l’esenzione dei dazi del 25% sull’export di acciaio in vigore da inizio anno. Non è successo. Almeno per ora. Fonti della Casa Bianca fanno sapere che il tavolo dei negoziati sull’acciaio canadese resta aperto, ma «procede in un capitolo completame­nte separato».

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