I RISCHI DELLE FUGHE IN AVANTI
Ancora non è chiaro quali siano le intenzioni ultime del Governo sulla legge di bilancio, su tutte le cifre e misure relative che dovranno essere presentate entro il 15 ottobre a Bruxelles. Alcune cose, però, sono chiarissime.
In Europa l’allarme è forte. E Jean-Claude Juncker lo dice senza freni: «Dopo aver affrontato la crisi greca non vorrei si ripetesse con l’Italia. Concederle un ulteriore trattamento di favore, significherebbe la fine dell’euro perché tutti farebbero lo stesso. Per questo ci vuole rigore sulle regole». Se il presidente della Commissione Ue voleva lo scontro con l’Italia e i mercati, non poteva far di meglio.
Detto questo, o verrà posto fine al più presto al ballo dell’incertezza e dei messaggi politici contraddittori sulla manovra, o l’Italia finirà davvero risucchiata in una spirale di instabilità finanziaria che non si sa quanto costerà al paese e quale ne sarà la possibile via di uscita finale.
Bruxellesn on gradisce l’ impostazione espansiva che, dall ’1,6% previsto, porta il deficit nominale italiano al 2,4% per tre anni. Troppa la distanzatra impegni assunti e regole U ed i stabilità, anche strutturale. A Lussemburgo il ministro dell’ EconomiaGiovanni Tria non è riuscito a convincerei partner sulle buone ragioni della scelta di rilancio della crescita a supporto della sostenibilità del debito prima e poi della sua graduale discesa. Assente il ministro tedesco, Francia e Olanda gli interlocutori più duri in un Euro gruppo« preoccupato ». Tutti devono rispettare le regole nell’ interesse collettivo dell’ euro zona: il richiamo all’ordine. Quindi o l’Italia corregge il tiro o rischiala bocciatura del bilancio. Mai successo prima. L’ esplosione del caso italiano mette a durissima prova non so lola stabilità dell’ euro zona mala riforma per renderla più impermeabilealle crisi. L’ Italia non è la Grecia mala sua terza economia con un debito al 132% del P il. Tutte le decisioni richiedonol’ unanimità dei 19. Con un enorme paradosso: non fosse per l’ estrema volatilitàe l’ intempestività quasi patologica delle disordinate frasi in libertà con cui si esprime la coalizione al governof rag ilizzan dola credibilità della propria posizione, l’ attuale voce dissonante dell’ Italia nel negoziato per rafforzare l’ euro troverebbe non pochi consensi. Dopo i guasti prodotti dal troppo rigore, da tempo si è riscoperto il ruolo della crescita economica per garantire stabilità sociale e finanziaria, in breve maggiore convergenzae integrazione del gruppo. Tanto più ora chela stampella della B ce si preparaa venire meno. Il problema è chele fughe in avanti dell’Italia nazional-populista creano diffidenza perché fanno temere derive nel segno dell’ irresponsabilità finanziaria condanni collaterali individuali e collettivi. Nell’ Europa dei populismi plurali dovesi scontrano gli opposti nazionalismi Nord-Sud Est-Ovest, basta una goccia di benzina per scatenare incendi fuori controllo. Attenta Italia, meglio evitare di esserne vittima.