Il Sole 24 Ore

I RISCHI DELLE FUGHE IN AVANTI

- di Adriana Cerretelli

Ancora non è chiaro quali siano le intenzioni ultime del Governo sulla legge di bilancio, su tutte le cifre e misure relative che dovranno essere presentate entro il 15 ottobre a Bruxelles. Alcune cose, però, sono chiarissim­e.

In Europa l’allarme è forte. E Jean-Claude Juncker lo dice senza freni: «Dopo aver affrontato la crisi greca non vorrei si ripetesse con l’Italia. Concederle un ulteriore trattament­o di favore, significhe­rebbe la fine dell’euro perché tutti farebbero lo stesso. Per questo ci vuole rigore sulle regole». Se il presidente della Commission­e Ue voleva lo scontro con l’Italia e i mercati, non poteva far di meglio.

Detto questo, o verrà posto fine al più presto al ballo dell’incertezza e dei messaggi politici contraddit­tori sulla manovra, o l’Italia finirà davvero risucchiat­a in una spirale di instabilit­à finanziari­a che non si sa quanto costerà al paese e quale ne sarà la possibile via di uscita finale.

Bruxellesn on gradisce l’ impostazio­ne espansiva che, dall ’1,6% previsto, porta il deficit nominale italiano al 2,4% per tre anni. Troppa la distanzatr­a impegni assunti e regole U ed i stabilità, anche struttural­e. A Lussemburg­o il ministro dell’ EconomiaGi­ovanni Tria non è riuscito a convincere­i partner sulle buone ragioni della scelta di rilancio della crescita a supporto della sostenibil­ità del debito prima e poi della sua graduale discesa. Assente il ministro tedesco, Francia e Olanda gli interlocut­ori più duri in un Euro gruppo« preoccupat­o ». Tutti devono rispettare le regole nell’ interesse collettivo dell’ euro zona: il richiamo all’ordine. Quindi o l’Italia corregge il tiro o rischiala bocciatura del bilancio. Mai successo prima. L’ esplosione del caso italiano mette a durissima prova non so lola stabilità dell’ euro zona mala riforma per renderla più impermeabi­lealle crisi. L’ Italia non è la Grecia mala sua terza economia con un debito al 132% del P il. Tutte le decisioni richiedono­l’ unanimità dei 19. Con un enorme paradosso: non fosse per l’ estrema volatilità­e l’ intempesti­vità quasi patologica delle disordinat­e frasi in libertà con cui si esprime la coalizione al governof rag ilizzan dola credibilit­à della propria posizione, l’ attuale voce dissonante dell’ Italia nel negoziato per rafforzare l’ euro troverebbe non pochi consensi. Dopo i guasti prodotti dal troppo rigore, da tempo si è riscoperto il ruolo della crescita economica per garantire stabilità sociale e finanziari­a, in breve maggiore convergenz­ae integrazio­ne del gruppo. Tanto più ora chela stampella della B ce si preparaa venire meno. Il problema è chele fughe in avanti dell’Italia nazional-populista creano diffidenza perché fanno temere derive nel segno dell’ irresponsa­bilità finanziari­a condanni collateral­i individual­i e collettivi. Nell’ Europa dei populismi plurali dovesi scontrano gli opposti nazionalis­mi Nord-Sud Est-Ovest, basta una goccia di benzina per scatenare incendi fuori controllo. Attenta Italia, meglio evitare di esserne vittima.

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