La Ue all’attacco sul deficit italiano
Juncker: rigidi con Roma o è la fine dell’euro Moscovici: deviazione molto, molto significativa Italia isolata al vertice europeo Il ministro rientra in anticipo per lavorare alla Nota sui conti
A pochi giorni dalla presentazione di nuovi clamorosi obiettivi di bilancio per il 2019-2021, l’Italia si è trovata ieri isolata nella zona euro. Oltre a preoccupate prese di posizione del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, che ha paventato una nuova crisi greca, è da segnalare come durante una riunione dei ministri delle Finanze qui in Lussemburgo tutti i paesi membri, dalla Finlandia a Cipro, abbiano esortato Roma al pieno rispetto del Patto di Stabilità.
«L’Italia ha preso le distanze dagli obiettivi di bilancio decisi a livello europeo – ha spiegato il presidente Juncker ieri durante un evento pubblico a Friburgo, in Germania –. Dopo aver gestito la crisi greca dobbiamo fare tutto il possibile per evitare una nuova crisi greca, o meglio una crisi italiana. (…) Dobbiamo evitare di permettere all'Italia di avere un trattamento speciale che, se concesso a tutti, significherebbe la fine dell’euro. In questo senso, con l’Italia dobbiamo essere rigorosi e giusti».
Riuniti qui in Lussemburgo in contemporanea, i ministri delle Finanze della zona euro sono stati uniti nel respingere gli obiettivi di finanza pubblica presentati dal ministro dell’Economia Giovanni Tria. Hanno ricordato perentoriamente le regole europee, gravemente preoccupati da una politica economica italiana che possa mettere a rischio la stabilità stessa della zona euro. A differenza che in passato, non è emersa alcuna divisione Nord-Sud, ma solo un drammatico isolamento dell’Italia.
Il governo Conte ha approvato un piano triennale che prevede un disavanzo del 2,4% del Pil nel 2019-2021, rispetto allo 0,8% previsto dal governo Gentiloni per l’anno prossimo (si veda Il Sole 24 Ore del 28 settembre). «Stiamo lavorando con il ministro Tria sulla base di un deficit/Pil all’1,6% - ha notato il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici -. Con un deficit al 2,4% si può immaginare che il deficit strutturale non venga visto in alcun modo, davvero in alcun modo, nello stesso modo».
Nel corso della riunione a porte chiuse, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha insistito perché il dossier italiano, «troppo importante per non essere trattato», fosse inserito all’ordine del giorno. Secondo un partecipante alla riunione, Giovanni Tria ha spiegato ai suoi partner che il negoziato nella maggioranza è ancora in corso sui dettagli della manovra e che l’Italia è pronta a discutere del bilancio, anche dopo che questo è stato presentato a Bruxelles, e ad ascoltare le raccomandazioni comunitarie.
Alla domanda se nella riunione alcuni governi avessero simpatizzato con l’Italia, Pierre Moscovici ha risposto: «Molti ministri hanno simpatizzato con Giovanni Tria», che ha tentato in questi giorni di imporre una politica più rigorosa. Quest’ultimo, che ieri sera è tornato a Roma anziché partecipare ai lavori di oggi dei ministri delle Finanze, ha negato che con i suoi colleghi abbia aperto a modifiche della prossima Finanziaria. «Non ci sarà nessuna fine dell’euro», ha in compenso assicurato, commentando le parole del presidente Juncker.
Il rispetto delle regole di bilancio da parte di Roma è stato chiesto pressoché da tutti i ministri. Ciò detto, i governi partner dell’Italia hanno anche voluto ieri smorzare le tensioni con l’Italia, evitando di porsi sullo stesso terreno del nervoso dibattito italiano. Al tempo stesso è chiaro dalle parole di Pierre Moscovici che l’establishment comunitario vuole una riduzione del deficit strutturale da parte italiana, a causa del suo elevato debito. In ballo, ormai, vi è il futuro stesso dell’unione monetaria.
Il richiamo di Bruxelles. «Evitare che l’Italia reclami trattamenti specliali che - ha avvertito il presidente della Commissione Ue Juncker – se concessi a tutti, significherebbero la fine dell’euro»
Obiettivo crescita. Per il ministro Tria, «il problema è la qualità della manovra. Se non vinciamo la scommessa della crescita cambieremo la manovra come sempre bisogna fare»