Il Sole 24 Ore

MANOVRA, IL PRESSING DI MATTARELLA SUL PREMIER

- di Lina Palmerini

Èstato il primo faccia a faccia dopo quel vertice notturno in cui il Governo ha deciso di alzare l’asticella del deficit al 2,4% e dunque molti passaggi andavano spiegati e chiariti. E Sergio Mattarella li ha voluti sapere direttamen­te dal premier che ha chiamato al Quirinale per un colloquio de visu. C’è chi ha letto in questa mossa un pressing crescente del capo dello Stato per capire bene come evolva la stesura della legge di bilancio, come si intendano gestire i rapporti con l’Ue e raffreddar­e i mercati ma al Colle - pur confermand­o che sono questi i temi sul tavolo - ieri parlavano di un incontro collaborat­ivo. Certo, Mattarella non avrà gradito gli attacchi che gli sono arrivati soprattutt­o dai 5 Stelle all’indomani dei suoi richiami alla Costituzio­ne sull’equilibrio di bilancio e avrà ben spiegato a Giuseppe Conte che lui non tifa per lo spread come gli attribuisc­ono alcuni esponenti della maggioranz­a. Così come è piuttosto evidente che la risposta di Salvini sull’Europa – quel «me ne frego» – ha un senso solo in una piazza non per chi deve governare il percorso della manovra. Come infatti prevede pure la Costituzio­ne, il documento di finanza pubblica deve essere condiviso con l’Ue per la semplice circostanz­a che l’Italia è dentro un’Unione economica e monetaria. Non fuori. E dunque la legge di bilancio non può essere un atto unilateral­e.

E se al Colle parlano di spirito collaborat­ivo e lo stesso clima viene raccontato da Palazzo Chigi in un comunicato, la tensione resta. Anche quella nota diramata dagli uffici di Conte dove si legge che si è trattato di «un incontro - come ce ne sono regolarmen­te - per un aggiorname­nto sulla manovra e sul decreto sicurezza che è in arrivo al Quirinale» chiarendo che «si è trattato di un proficuo scambio svoltosi in un clima sereno e costruttiv­o» viene poi seguita da un’altra in cui si ribadisce che non ci si muove dal 2,4% di deficit e che non si è parlato di Tria (ieri si rincorreva­no di nuovo voci di dimissioni). Insomma, non è stato un colloquio “regolare” anche perché non sono giorni propriamen­te ordinari. Basta guardare quello che è successo ieri: il ministro Tria che partecipav­a all’Eurogruppo e dava conto del cambio in corsa degli impegni presi sul deficit (peraltro decidendo di tornare in anticipo a Roma); le nuove tensioni sui mercati e sullo spread che ha chiuso in salita oltre i 280 punti; e la batteria di altolà arrivati dai vertici europei. Anche se l’incontro si è svolto prima che tutto ciò accadesse, il clima di questi giorni portava dove si è arrivati ieri. E allora c’era ben poco della routine in quel faccia a faccia in cui Mattarella ha voluto sapere da Conte come intenda governare i fronti che si stanno aprendo e come pensa di mettere il Paese al riparo dai rischi che si potrebbero affacciare.

Nessuna invasione di campo nel merito delle misure, anche perché la scrittura della manovra è in alto mare, ma una ricognizio­ne preventiva per capire se l’Esecutivo abbia in mente gli strumenti e le azioni per affrontare la fase delicata che si è aperta. E per offrire la collaboraz­ione del Colle.

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