Def senza tabelle, unico precedente nel 2011
È decisamente raro che l’approvazione in Consiglio dei ministri della Nota di aggiornamento al Def (Nadef) non sia accompagnata, come è avvenuto la scorsa settimana, dalla pubblicazione del documento ufficiale o almeno da un comunicato stampa con i numeri principali della manovra. Andando a spulciare i siti web dei “vecchi” governi (www.sitiarcheologici.palazzochigi.it), si scopre che l’unico precedente risale all’anno della grande crisi del debito pubblico. Il 22 settembre 2011, al termine del Consiglio dei ministri, il Governo Berlusconi-Tremonti non indicò in alcun documento le grandezze del bilancio per l’anno successivo. Come sappiamo, 50 giorni dopo lo spread toccò la quota record di 575 e, poco dopo, a Palazzo Chigi arrivò Mario Monti. Un ritardo di 48 ore tra approvazione e pubblicazione della Nadef ci fu anche con il primo Governo Renzi (2014), ma in quel caso il quadro di finanza pubblica fu illustrato con una ventina di slide al termine del Cdm.
Scaramanzia a parte, il ritardo nella pubblicazione della Nadef non è un bel segnale, né in termini di trasparenza né per il rispetto degli altri organi istituzionali. Il Parlamento dovrà esaminare e pronunciarsi in tempi molto stretti, visto che la Conferenza dei capigruppo ha indicato nel 10 ottobre la data di approvazione del documento. Tempi che sembrano però destinati ad allungarsi, tanto che persino la data del 10 ottobre sarà quasi certamente rivista. Il vice premier Luigi Di Maio ha parlato della necessità di confronto e di riunioni tecniche da tenere nei prossimi giorni. Fonti di Governo ipotizzano persino un nuovo passaggio della Nadef in Cdm. In gioco, ovviamente, non c'è solo il calendario. Sul piano politico, questi ritardi segnalano le fortissime tensioni che ancora restano dentro al governo nella costruzione del quadro di finanza pubblica.
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