Boccia: valutare impatto misure, chiediamo coerenza
Presidente degli industriali: «Nessun endorsement alla Lega. Siamo no partisan»
«Moderatamente preoccupati» sulla manovra. «Corretti perché non critichiamo prima di conoscere. E no partisan: siamo Confindustria ed evidentemente non saremo il partito di nessuno. Ci esprimiamo sui singoli provvedimenti: qualcuno ci piacerà, qualcuno no. Ciò non significa che quando lo diciamo siamo di questo o quel partito: se qualcuno lo pensa, sbaglia palazzo». Vincenzo Boccia, intervistato da una radio, torna sulla manovra e sulle polemiche dei giorni scorsi per dichiarazioni sulla Lega fatte durante l’assemblea di Vicenza, sabato scorso. «Nessun endorsement, c’è stata una strumentalizzazione via Twitter», dice il presidente di Confindustria, rispondendo ad una domanda. «Anzi, semmai c’è stata una provocazione alla Lega per dire sul territorio siete Verdi e gialloverdi a Roma. Vediamo incoerenze e su questo abbiamo voluto riferirci a tutti».
È sul governo che Boccia sposta l’attenzione, rivolgendosi al presidente del Consiglio: «Faccio un appello all’avvocato del popolo, cioè al premier del paese, quindi non al singolo ministro, se intende rispettare gli attori sociali, evitando messaggi che stanno rialzando i toni. Se il governo intende essere parte di una società liberale aperta, accettare critiche senza attaccare ad personam chi le fa». Dobbiamo avere, ha continuato il presidente di Confindustria «la libertà e la responsabilità di esprimere le nostre proposte e lo facciamo nell’interesse del paese: chiedo una tregua all’avvocato dal popolo, io che rappresento il popolo degli industriali che hanno bisogno di più generosità, più attenzione. Tutti dicono, a partire dai vice premier Di Maio e Salvini, di voler essere vicini alle imprese, però vediamo delle incoerenze. Quando abbiamo dovuto dire che non vorremmo passare alla storia come coloro che portano gli imprenditori in piazza, lo abbiamo fatto perché i toni si erano elevati».
Occorre un confronto «sulle proposte e sui contenuti» della manovra. Con il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, «c’è stato, il ministro conosce le nostre proposte», ha detto Boccia. Ma «con questo governo il dialogo è difficile. Confindustria in una logica di responsabilità sta cercando di fare proposte che aiutino l’esecutivo nella logica della crescita». Il governo aggiunge «deve capire che solo attraverso la crescita può sostenere questa manovra». Se lo sforamento del deficit «comporta più crescita e più occupazione ciò renderebbe sostenibile la manovra. Il governo deve spiegarlo, se non lo fa potremmo avere altre reazioni dei mercati. Invece se la manovra viene spiegata entrando nel merito potrebbe calmarli. Questo è il messaggio: spiegatelo, oppure correte ai ripari, altrimenti né i mercati, né l’Europa ci faranno sconti». Tria, in un’intervista pubblicata domenica sul Sole 24 Ore, aveva indicato una crescita dell’1,6 e 1,7 per i prossimi anni. «Il ministro in via teorica dice cose condivisibili, però bisogna entrare nel merito: quante risorse si prevedono per la crescita, con quali provvedimenti». Bisogna vedere, ha aggiunto, «quale parte riguarda gli investimenti pubblici e come stimolano quelli privati, che vanno insieme. Io non l’ho capito».
Flat tax, reddito di cittadinanza, revisione della legge Fornero: «Occorre una valutazione di impatto». Sulla riforma delle pensioni «non c’è alcuna pregiudiziale se non nel limite della sostenibilità dei conti. E non è automatico che quota 100 porti assunzioni senza un taglio al cuneo e un piano inclusione giovani». Sulla pace fiscale «a noi i condoni non piacciono – ha detto Boccia – abbiamo fatto una proposta di rateizzazione decennale dei debiti fiscali per le imprese in crisi». Quanto al reddito di cittadinanza «pone una questione sociale. Ma non può essere un elemento che disincentiva il lavoro, bisogna vedere come si realizza». Va confermata, per Boccia, Industria 4.0, e, tra le proposte, c’è il rafforzamento del Fondo di garanzia e il pagamento dei debiti della Pa.
Vincenzo Boccia. «Con questo governo il dialogo è difficile. In una logica di responsabilità stiamo cercando di fare proposte che aiutino l’esecutivo nella logica della crescita»