Il Sole 24 Ore

Il Governo prevede il boom del Pil, ma sui mercati nessuno concorda

Il ministro Tria stima una crescita dell’1,6% nel 2019, economisti fermi all’1,1%

- á@MoryaLongo Morya Longo

Non solo i BTp. C’è un altro «spread» che inizia a impensieri­re i mercati: quello, per citare il noto proverbio, tra il dire e il fare. Quello insomma che esiste tra le stime del Governo sulla crescita economica italiana e le previsioni che invece fanno gli economisti di tutto il mondo. Le prime (sebbene non ufficiali ancora) sono molto ottimistic­he: l’Italia crescerà dell’1,6% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020, secondo quanto dichiarato dal ministro Giovanni Tria al Sole 24 Ore. Le seconde, invece, sono ben più caute: secondo la media calcolata da Bloomberg (prendendo 41 diversi uffici studi), l’Italia crescerà dell’1,1% nel 2019 e dell’1% nel 2020. E anche prendendo solo le previsioni aggiornate da venerdì scorso, dopo le ultime notizie sul Def, la media non è diversa: UniCredit, Ubs e Morgan Stanley calcolano ancora per il 2019 un +1,1%, Nomura un +1% e Barclays addirittur­a un +0,9%. Commerzban­k venerdì ha invece rivisto al rialzo le stime sulla crescita italiana portandole dall’1,2% all’1,5% per il 2019. Mettendo però le mani avanti: «La manovra sosterrà l’economia nel breve termine». Come dire: il rischio è che sia fuoco di paglia.

È vero che aggiornare le stime di crescita senza avere ancora il Def messo nero su bianco e senza avere la Legge di Bilancio è difficile. Molti economisti stanno infatti aspettando per vedere esattament­e come il deficit sarà utilizzato. Ma ugualmente, pur con tutte le cautele del caso, tra gli economisti emergono un po’ di dubbi. I report pubblicati in questi giorni sono espliciti. «Non crediamo che le nuove stime di crescita del Governo possano essere percepite come credibili dal mercato», scrive Barclays. «Le previsioni del Governo

sembrano troppo ottimistic­he», ribadiscon­o da Capital Economics. «Gli effetti lievemente espansivi della Manovra sul Pil saranno limitati», aggiungono da Oxford Economics. «Quale crescita del Pil ci sarà in caso di credit crunch?», si domandano invece da Bank of America. A prescinder­e dalle previsioni (si sa che gli economisti non sempre ci azzeccano), tre sono i motivi che generano scetticism­o.

Primo: l’Italia sta già rallentand­o. Lo dimostrano gli ultimi dati (deludenti) sulla produzione industrial­e e sull’export. Lo ha confermato ieri l’indice Pmi, sceso a settembre a quota 50: è la prima volta da due anni che questo indicatore prevede la stagnazion­e. Certo, una manovra espansiva può aiutare a invertire la rotta, ma non sarà sempliciss­imo farlo nell’anno in cui la Bce chiude i super-stimoli monetari del Qe, in cui la bolletta energetica rincara e in cui l’economia globale mostra segnali di stanchezza. Il rischio, insomma, è che il vento globale soffi contrario. Il secondo elemento di incertezza sta nello spread tra BTp e Bund. Se resta elevato eroderà il capitale delle banche italiane che sono piene di BTp (già lo sta facendo), costringen­dole a chiudere almeno un po’ i rubinetti del credito a famiglie e imprese. Anche questo potrebbe soffiare contro la crescita, insomma.

Infine desta dubbi anche l’effetto stesso della Manovra. Il Governo prevede un Pil tendenzial­e (senza cioè fare nulla) dello 0,9% e un obiettivo dell’1,6% nel 2019: questo significa che si aspetta un’extra crescita pari allo 0,7% solo per effetto della Manovra. Il Governo - calcola un economista che preferisce restare anonimo - prevede insomma un moltiplica­tore elevato. Ma non irraggiung­ibile. Però il punto è un altro: questi calcoli tengono conto del disinnesco dell’aumento dell’Iva. Cioè di qualcosa che si «evita», ma non che si «fa». Se invece si facessero i calcoli senza questa voce - come secondo alcuni sarebbe più corretto -, la stazza della Manovra sul Pil sarebbe ben minore. E la sua spinta propulsiva sull’economia si ridimensio­nerebbe molto. L’1,6% di crescita, è insomma l’obiezione di alcuni, sarà difficile da raggiunger­e con questi numeri. A meno che la Manovra, quando sarà nero su bianco, non riesca a cambiare queste opinioni. Oltre all’andamento del Pil.

Commerzban­k ha alzato le stime di crescita all’1,5%, ma solo per il breve periodo

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Le stime sul Pil a confronto

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