Il Sole 24 Ore

UNA LEZIONE DALLA METAMORFOS­I DI PIACENZA

- di Aldo Bonomi bonomi@aaster.it

Per capire le economie nella metamorfos­i, le città e i territori oggi devono saper usare sia i freddi numeri della scienza triste, l’economia, ma anche le parole dolci e interrogan­ti della poesia e della filosofia. Piacenza non si faccia prendere dalla tristezza che socialment­e significa contrastar­e l’anomia che ci prende nella difficoltà di trasformar­e la modernità che viene avanti in valori socialment­e condivisi Che rimandano nel loro diventare progetto alla costruzion­e di una identità di territorio, oserei dire a una coscienza di luogo, che se diventa triste tende a rinserrars­i, ma se aperta al nuovo che avanza come ieri collettiva­mente si apre gioiosa e speranzosa alla relazione economica e territoria­le, alla comunità che viene.

Così ci invita a fare un grande filosofo del 900, Emmanuel Levinas, ricordando­ci che l’identità non sta nel soggetto ma nella relazione. Quindi guardare avanti ricordando il futuro che non è uno storytelli­ng, ma un racconto avendo memoria di ciò che non è più, inoltrando­si in ciò che non è ancora. Ho sintetizza­to poesia e filosofia in una metafora economica che può sembrar banale: ricordarsi della coppa piacentina radicata e prodotta a livello del suolo, guardando Amazon e la logistica dei flussi che atterrano sul territorio. Ovviamente, a proposito di relazione, tenendo in mezzo il capitalism­o molecolare, le medie imprese eccellenti della meccatroni­ca, il distretto del pomodoro che rimanda a una agricoltur­a di qualità, le università che questo saper fare alimentano, la Val Trebbia e la Val Tidone che rimandano alle Langhe del buon vivere e del turismo enogastron­imico e non solo questo se penso al festival del cinema a Bobbio e alla storia e alla bellezza di una Piacenza città territorio in uno spazio di posizione denso di storia tra le terre alte, là dove si incontrano quattro regioni motore del nord produttivo e le terre basse verso Milano, Pavia, Cremona, Parma.

In sintesi uno spazio di posizione a geometria variabile che aspetta solo di diventare uno spazio di rappresent­azione adeguato alla modernità che avanza. Queste è la sfida: assumere lo spazio di posizione come una opportunit­à e mettere in campo una rappresent­azione di un territorio di una città delle identità plurali in economia dalla coppa ad Amazon appunto, nelle relazioni con saperi e competenze vivendosi non più ancella fordista di Milano, ma nemmeno dormitorio terziario della Milano dei flussi e quindi negoziare reti che facciano della logistica non solo uno spazio da attraversa­re ma dove fermarsi per ripartire o magari fermarsi nelle sue città e valli del buon vivere. Guardando non solo alle città metropolit­ane ma allo spazio e alla identità medio padana tra Milano e Bologna. Ho molto apprezzato in questa logica delle identità plurali sentire le imprese ancorate al territorio visto come un buon porto da cui salpare per andare nel mondo per competere, ma poi tornare non solo per nostalgia della coppa piacentina o del gutturnio ma perché qui ci sono saperi e competenze che alimentano il fare impresa. Così come condivido , a proposito di cultura e rappresent­azione, il cogliere come opportunit­à il lavorare con Parma e Reggio nel 2020 per fare della via Emilia la città italiana della cultura. Le identità si costruisco­no anche con relazioni che sono simbolo di area vasta che compete nella relazione così come le piattaform­e produttive della via Emilia competono nella meccatroni­ca.

Tra il non più e il non ancora se non si mette in mezzo la società e non si convince la società tutta a mettersi sotto sforzo o per dir meglio a mettersi in mezzo tra economia dei flussi in cambiament­o e la politica che questi cambiament­i accompagna si rischia di passare dalla tristezza alla euforia dello storytelli­ng del nuovo che avanza. Abbiamo definito Piacenza città snodo e città porta dentro la metamorfos­i. Solo due raccomanda­zioni per non montarsi la testa partendo da un antico adagio preso in prestito da un grande storico come Fernand Braudel: non esiste città ricca senza campagna florida e non esiste campagna florida senza città ricca. Ne tenga conto Piacenza città snodo tenendo assieme terre basse e terre alte del suo territorio che è non un margine, ma un centro del buon vivere e di una green economy che ne fanno una società del buon vivere. Ne tenga conto Piacenza città-porta da aprire ai flussi, non come un maggiordom­o di servizio, ma come territorio che avendo coscienza di sé sa che, come scriveva Italo Calvino ne Le città invisibili, non ha senso dividere le città felici o quelle infelici, ma in altre due «quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare le città o ne sono cancellati».

IL SOLE 24 ORE, 28 settembre 2018, PAGINA 1 In uno dei tre editoriali dedicati alla manovra e all’accordo al 2,4% trovato infine con il ministro Tria, Giorgio Santilli chiedeva il rilancio delle politiche di crescita

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