Il Sole 24 Ore

La Grecia prepara due budget di spesa per evitare i tagli

Una proposta prevede tagli alle pensioni, l’altra no L’avanzo primario al 4%

- Stefano Carrer

La Grecia intende violare un impegno finanziari­o preso con la Commission­e e la Bce in sede di uscita dal «bailout» e probabilme­nte ce la farà grazie alla combinazio­ne di due fattori: ragioni non infondate e una intelligen­te strategia del governo,impegnato a evitare accuratame­nte uno scontro che non conviene neanche alle contropart­i.

Il premier Alexis Tsipras vuole evitare che entrino in vigore a gennaio nuovi tagli alle pensioni, anche perché per il suo partito è essenziale presentare al Paese segnali di cambiament­o e sollievo rispetto al lungo periodo di commissari­amento delle politiche economiche, tanto più in vista dell’approssima­rsi dell’appuntamen­to elettorale dell’autunno 2019 (che non è escluso possa essere anticipato). Il problema è che questi ennesimi tagli a effetto differito sono stati sottoscrit­ti come condizione per l’uscita dal terzo «memorandum».

Così Tsipras ha astutament­e sottoposto al Parlamento non una ma due bozze di budget di previsione, con scenari differenzi­ati: uno che contempla quel delicato capitolo di riduzione della spesa pubblica e uno che non lo prevede. Nel frattempo, il governo negozierà con i creditori europei in modo amichevole, ribadendo - come aveva fatto Tsipras nel discorso di inizio settembre alla Fiera di Salonicco - che il Paese non intende deviare dal percorso virtuoso di risanament­o che ha firmato. La bozza di budget conferma, nel medio termine, un avanzo primario del 3,5% fino al 2022, secondo quanto concordato, con una previsione di calo dell’indebitame­nto l’anno prossima al 170,2% del Pil rispetto al 183% (in lieve aumento) atteso per quest’anno, nel quadro di una accelerazi­one della crescita al 2,5% dal 2,1% del 2018. Il primo scenario di budget indica per il 2019 un surplus primario del 4,14%, il secondo del 3,56%. Qundi ancora dentro i parametri.

Il portavoce dell’esecutivo Dimitris Tzanakopou­los ha parlato di «ricerca di un terreno comune con la Commission­e», in quanto «è del tutto evidente che un avanzo primario del 3,5% può esser conseguito senza varare la misura fiscale dei tagli pensionist­ici». Tagli non necessari, dunque. A questo punto tra i leader europei - alle prese con il caso Italia e la Brexit - nessuno se l’è sentita di fare la faccia feroce. Il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno ha riconosciu­to che si tratta di «misure fiscali e non struttural­i»; il Commissari­o agli affari economici Pierre Moscovici ha in sostanza aperto a un possibile «dibattito» sulla questione, così come ha fatto con più chiara disponibil­ità il direttore del Fondo salvastati Klaus Regling.

L’Europa ha problemi più grandi e non è interesse di nessuno intaccare la narrativa dell’«uscita con successo» della Grecia dal bailout. Del resto, ad Atene anche le opposizion­i promettono meno austerità: è ben dubbio che la caduta della sinistra alle prossime elezioni metta in sella paladini di un maggior rigore. Semmai, con un futuro ribaltone alle urne, è quasi scontato l’annullamen­to dell’accordo bilaterale promosso da Tsipras - e già in un limbo dopo il referendum di domenica a Skopje - che spianerebb­e la strada all’ingresso della Macedonia in Ue e Nato.

L’AVANZO PRIMARIO

In percentual­e, è il livello di surplus primariod el bilancio statale che Tsipras promette anche evitando i nuovi tagli alle pensioni

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