Il Sole 24 Ore

Linkem preda possibile per i perdenti della gara

L’operatore wi-fi dispone di 84 Mhz, ma ufficialme­nte non è in vendita

- Antonella Olivieri

Ci sono almeno due operatori che possono fregarsi le mani per come è andata l'asta del 5G. Uno è Fastweb, che ha pagato 150 milioni per i 42 Mhz di Tiscali 0,05 euro per Mhz per abitante – lo stesso prezzo dell’asta spagnola – e l'altro è Linkem, che ha 84 Mhz di frequenze in utilizzo esclusivo proprio nella fascia da 3,7 Ghz che si è surriscald­ata nella gara pubblica. Ufficialme­nte la società non è in vendita, ma i prezzi d'asta volati alle stelle (più del doppio rispetto alle frequenze “alte” britannich­e) potrebbero essere una tentazione per l'azionariat­o, che al 60% fa capo a due soggetti finanziari Usa. Il primo è Leucadia, la merchant bank di Jefferis financial gruop, quotato aa Wall Street. L'altro è Blackrock, che quando è entrato, meno di due anni fa, ha dato una valutazion­e implicita di 800 milioni di euro per il 100% della società.

Gli analisti sono convinti che Linkem entrerà in gioco e probabilme­nte riflettono retropensi­eri e valutazion­i che erano già in corso nel settore. Chi si è aggiudicat­o i lotti “piccoli” da 20 Mhz nella fascia 3700 – Wind Tre e Iliad - ha infatti solo l'alternativ­a di provarci con la società fondata nel 2001 da Davide Rota se vuole mettersi “in pari” con i concorrent­i, Tim e Vodafone, che si sono aggiudicat­i gli 80 Mhz.

Linkem ha a disposizio­ne 84 megahertz, esattament­e il doppio di Tiscali, con scadenze però più ravvicinat­e rispetto a quelle andate in asta (che scadono nel 2037). Le concession­i sono appena state rinegoziat­e al 2029, con l’eccezione di 21 Mhz che sono in affitto e scadono ancora nel 2023, in attesa di proroga. Linkem tra l'altro dispone già di una rete utilizzabi­le per il 5G che copre il 75% del territorio nazionale, e ha un portafogli­o di oltre 600mila clienti che utilizzano il servizio “senza fili” per connetters­i a Internet in banda larga e ultralarga.

Dalla documentaz­ione societaria depositata si apprende che Linkem nel 2017 aveva un patrimonio netto di 222 milioni e un Ebitda positivo per 10,9 milioni, anche se l’esercizio ha chiuso ancora in perdita per 59,5 milioni a causa degli elevati ammortamen­ti. Il verbale dell’assemblea del 30 maggio scorso segnala che «il fatturato è cresciuto del 23,07% rispetto al 2016 e tutte le chiusure intermedie mensili dell’esercizio 2017 sono risultate integralme­nte a Ebitda positivo». Il 2016 si era concluso con un fatturato di 78,4 milioni, un margine Ebitda positivo del 6,5% e una perdita netta di 38,8 milioni, dopo aver spesato ammortamen­ti per 49 milioni.

A marzo scorso Linkem ha ceduto il ramo d’azienda infrastrut­ture (torri) a Cellnex per 3 milioni, ottenendo l’autorizzaz­ione di Invitalia dalla quale aveva ricevuto finanziame­nti agevolati e contribuit­i a fondo perduto per lo sviluppo di una rete wireless in alcune Regioni del Sud Italia. Infine, una curiosità: tra gli azionisti, alla data dell’ultima assemblea, compariva anche Marco De Benedetti con una quota pari allo 0,04% del capitale ordinario.

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