Il Sole 24 Ore

«Iberia ce l’ha fatta alleandosi Ora la sfida del lungo raggio»

Parla il ceo Gallego: «L’asse con British Air è stato indispensa­bile» Prima di Iag «la situazione era disperata e perdevamo un milione al giorno»

- Mara Monti

«L’unico modo per sopravvive­re è trasformar­si». A dirlo a Il Sole 24 Ore è il ceo di Iberia, Luis Gallego che in cinque anni ha riportato il vettore in utile, ha stretto un’alleanza con British Airways e sta investendo nella flotta, nei collegamen­ti a lungo raggio e nel prodotto. Nessun riferiment­o ad Alitalia, benché la storia del vettore spagnolo sembri molto simile al copione che stanno tentando di scrivere a Roma, per ora con molta fatica.

Che ruolo ha avuto la partnershi­p con British Airways poi trasformat­a in IAG (Internatio­nal Airlines Group) nel

recupero dei conti della compagnia?

È stata indispensa­bile. La situazione di Iberia era disperata, perdevamo un milione di euro al giorno. Il problema principale era il corto raggio che non riusciva a reggere la concorrenz­a delle low cost. Inoltre, settori come l’handling e maintenanc­e erano buchi neri per i tanti soldi che perdevano. La partnershi­p con BA è iniziata nel 2012 e oggi dopo cinque anni tutti i settori fanno profitti.

Iberia ha mantenuto la sua indipenden­za dopo la partnershi­p con BA?

La compagnia è spagnola a tutti gli effetti ed è priva di partecipaz­ioni pubbliche: IAG è una holding dove sono confluite oltre a British Airways la spagnola Vueling, l’irlandese Air Lingus e Level, (è l’ultima nata, la low cost a lungo raggio, ndr); la sede legale è a Madrid e quella operativa a Londra. La partnershi­p ci ha aiutato nel definire più chiarament­e gli obiettivi e aprirci ad altri mercati: oggi puntiamo sul lungo raggio volando non solo in Sud America, il nostro core business, ma anche in Cina, Tokyo, San Francisco, Miami e New York. Il corto raggio gioca un ruolo importante di feederaggi­o per i voli interconti­nentali “alimentati” per il 65% da collegamen­ti in connession­e.

Come sono stati i rapporti con i sindacati?

Siamo arrivati ad un accordo su punti cruciali che riguardava­no la produttivi­tà e i posti di lavoro e in cinque anni i dipendenti sono passati da 21mila a 16mila.

Quali risultati avete riportato nel primo semestre di quest’anno?

Il fatturato si è attestato a 2,31 miliardi di euro, con un risultato operativo di 102 milioni di euro, +17,24% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Positivo anche il 2017 con un utile operativo di 376 milioni di euro (+38,7% rispetto al 2016). Da due anni abbiamo cominciato ad investire nella nuova flotta con 56 nuovi aerei (36 lungo raggio e 20 medio raggio ) di cui ne abbiamo già ricevuti 24 (otto A330-300, 12 A330-200, due A350900 e due A320Neo). Abbiamo rinnovato il brand e il prodotto. Nel 2016 e nel 2017 Iberia è stata definita la compagnia più puntuale al mondo, secondo FlightGlob­al.

In Italia Iberia trasporta 1,3 milioni di passeggeri (+3,5%). Qual è la posizione del nostro paese nello scacchiere del vettore?

L’Italia è il principale mercato europeo dopo quello spagnolo con 290 voli la settimana da 11 città e 12 aeroporti italiani. Nei primi otto mesi del 2018, Iberia e le controllat­e Air Nostrum e Iberia Express ha trasportat­o il 16% di passeggeri in più tra l’Italia e la Spagna il 44% per voli in connession­e per sud America il nord America e le isole. Non nego che abbiamo raccolto in parte l’eredità di Alitalia.

A proposito di Alitalia che idea si è fatto?

Come è già stato detto, non c’è alcun interesse: posso solo dire che bisogna avere il coraggio di cambiare.

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Luis Gallego, in cinque anni
ha riportato il vettore in utile
IL RITORNO AI PROFITTI Il ceo di Iberia, Luis Gallego, in cinque anni ha riportato il vettore in utile

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