Parigi e Berlino accelerano: più sinergie tra Bei e Bers
Meno sovrapposizioni tra le due banche, senza escludere la piena integrazione La Bers dovrebbe rafforzarsi in Africa per far fronte alle priorità Ue sui migranti
A otto mesi dalle prossime delicate elezioni europee, e nel tentativo di contrastare l’euroscetticismo di una fetta della pubblica opinione, Germania e Francia vorrebbero rafforzare l’architettura istituzionale dell’Unione europea, anche nel settore finanziario. Nel mirino sono la Banca europea per gli investimenti (Bei) e la Banca europea di ricostruzione e sviluppo (Bers). L’iniziativa giunge mentre i Ventotto vogliono contribuire alla modernizzazione dell’Africa per frenare la drammatica emigrazione verso l’Europa.
In occasione della riunione dei ministri delle Finanze che si è tenuta ieri qui in Lussemburgo, Parigi e Berlino hanno presentato proposte per rafforzare il coordinamento tra le due banche pubbliche. «Dobbiamo essere più ambiziosi e spendere le nostre risorse in modo più efficiente e orientato ad ottenere risultati», si legge in un documento preparatorio messo a punto dai due Paesi. Sulla scia di un memorandum di intesa firmato nel 2011, le due istituzioni sono già oggi chiamate a meglio integrare e coordinare le proprie attività.
Parigi e Berlino hanno proposto la nascita di un gruppo di lavoro composto da sette saggi che dovrebbe preparare un proprio rapporto interinale entro gennaio dell’anno prossimo. Finora le discussioni a livello diplomatico sono state interlocutorie. Difficile per ora prevedere l’esito delle discussioni a livello politico. Più facile è spiegare i motivi che hanno spinto Germania e Francia in questa direzione.
Le due banche hanno obiettivi diversi. Con sede a Londra, la Bers è nata nel 1991 per promuovere la modernizzazione dell’Europa dell’Est e degli stati asiatici dell’ex Unione Sovietica. Tra i suoi azionisti, oltre ai Paesi europei, anche gli Stati Uniti e la Russia. Fondata nel 1958, la Bei, che ha sede in Lussemburgo, deve invece sostenere gli investimenti soprattutto nei Paesi dell’Unione europea. Vi sono casi in cui le due istituzioni hanno attività che si sovrappongono, anche perché nulla impedisce alla Bei di agire fuori dal suo perimetro naturale.
L’obiettivo franco-tedesco è di precisare meglio i rispettivi compiti, razionalizzare gli sforzi, chiarire i rispettivi mandati. Da Parigi, una portavoce del Tesoro francese notava ieri la necessità di adattarsi alle «evoluzioni sulla grande scena globale». In questo senso, dal documento preparatorio si capisce che la Bers dovrebbe concentrarsi sulle nuove priorità europee in campo migratorio, rafforzando la sua presenza in Africa per modernizzare il continente e frenare l’emigrazione verso l’Europa, approfittando di una innegabile expertise nello sviluppo di progetti di sviluppo.
Insomma, perché non usare le due istituzioni anche per meglio affrontare le sfide del vicinato, ora che l’allargamento a Est dell’Unione è stato pressoché completato? Le due banche dovrebbero associare al finanziamento pubblico anche il sostegno privato. Nel documento preparatorio non si esclude la possibilità che vi sia in ultima analisi una «piena integrazione» tra le due istituzioni. Una operazione non facile da concretizzare: la Bers ha 67 azionisti di cui molti non sono Paesi dell’Unione europea.
L’iniziativa franco-tedesca giunge dopo che Bruxelles ha proposto nella sua bozza di bilancio comunitario 2021-2027 di razionalizzare i vari fondi europei attualmente esistenti. Anche in questo caso, il tentativo è di approfittare pienamente di un volano comunitario. Il documento preparato da Parigi e Berlino giunge mentre la stessa Commissione ha già preannunciato di voler presto presentare misure per promuovere l’uso della moneta unica. Rafforzare il ruolo di Bei e Bers non potrà che giovare indirettamente anche all’euro.