Il Sole 24 Ore

Slyngstad: «In Italia compriamo BTp, non junk»

Il ceo del più grande fondo sovrano al mondo

- Enrico Marro

«Siamo investitor­i di lungo termine nell’Italia dal momento in cui è nato il nostro fondo, e probabilme­nte lo saremo anche per le prossime generazion­i. Non facciamo trading di breve termine e le crisi politiche non hanno effetto sul nostro portafogli­o». Non si lascia influenzar­e per nulla da spread, rapporto deficit/Pil e speculazio­ni finanziari­e Yngve Slyngstad, ceo del più grande fondo sovrano del mondo, quello norvegese, che poco meno di un anno fa ha superato l'asticella dei mille miliardi di dollari di masse gestite (ben prima che lo facessero Apple e Amazon). A fine 2017 il gigantesco Norges Bank Investment Management, fondato nel 1990, aveva in portafogli­o un discreto pezzo di Italia: qualcosa come 11,3 miliardi di dollari in azioni di 127 società tricolori e 5,9 miliardi di dollari tra titoli di Stato e corporate bond di 17 aziende. Una mezza manovra finanziari­a.

Amministra­to molto bene in un'ottica di lungo termine, il fondo con sede a Oslo, di fatto gestito da un ramo di asset management della Banca centrale norvegese su mandato del ministero della Finanze, non ha assolutame­nte in programma di scaricare i BTp dalla sua cassaforte, e tanto meno azioni e corporate bond tricolori. L'unico pericolo è che il rating italiano sprofondi sotto la soglia “investment grade”, come per esempio è accaduto alla Grecia: le regole di investimen­to per Paesi e società “junk” sono infatti ovviamente diverse, non solo per il “Norges” ma per

Principali partecipaz­ioni azionarie e controvalo­re in milioni di euro

Eni

Enel

UniCredit

Ass. Generali

Intesa Sanpaolo

Snam

Moncler

Luxottica

Ferrari

Pirelli tutti i grandi fondi internazio­nali.

Laquotadii­nvestiment­inelleobbl­igazioni italiane (sia corporate che governativ­e) ha toccato un picco nel 2008, poi è scesa e da qualche anno risulta stabile. «Ma questo è accaduto un po' a tutte le obbligazio­ni del nostro portafogli­o», spiega Slyngstad dal suo elegante e moderno ufficio nel cuore di Oslo, in Bankplasse­n, a due passi dalla avvenirist­ica Opera House sulle rive dell'Oslofjord.«Nel2008ave­vamouna quota del 30-40% nell'azionario e del 60-70% nell'obbligazio­nario, oggi le percentual­i si sono invertite con due terzi del portafogli­o nell'azionario e il resto tra bond e real estate». Per quale motivo? «Perché in linea generale pensiamoch­esiameglio­essereprop­rietari di una società (possedendo azioni) piuttosto che esserne creditori (con le obbligazio­ni)». È in costante crescita

Telecom Italia

Prysmian

Recordati

Atlantia

A2A

Amplifon

Ubi banca

De'Longhi

Saipem

Italgas invece l'investimen­to nell'azionario italiano, passato in appena un anno da 8 a oltre 11 miliardi di dollari.

Campione di trasparenz­a, il Norges Bank Investment Management fornisce in dettaglio ogni informazio­ne riguardo le società o i Paesi sui quali ha investito. Scorrendo le 127 società italiane in portafogli­o a fine 2017, spiccano Enel, Unicredit, Eni, Intesa, Generali ma anche Juventus e Ferrari, Luxottica e Amplifon, Unipol e la Cattolica che tanto piace a Warren Buffett, i videogioch­i di Digital Bros e il biotech di Diasorin, le conserve di La Doria e i drink Campari, le calzature Geox e Tod's ma anche il leader del fitness Technogym. Il meglio del made in Italy insomma. Sul fronte obbligazio­nario, invece, il fondo possiede quasi 5,2 miliardi di dollari di titoli di Stato, in aumento negli ultimi anni (erano 5 miliardi nel 2016 e 4,6 nel 2015). Ma nel portafogli­o obbligazio­nario spiccano anche i corporate bond di Enel Finance ed Enel (417 milioni di dollari), di Campari (65 milioni) e Pirelli (61 milioni), oltre che di Telecom (50 milioni) ed Eni (47 milioni).

«Per i titoli di Stato abbiamo un sistema molto semplice - spiega Slyngstad - : destiniamo a ogni Paese una quota proporzion­ale al suo Pil, sempre che si tratti di un Paese con rating “investment grade” (non junk)». Per azionario e obbligazio­nario corporate, invece, il “Norges” ha un team di una sessantina di portfolio manager che si dividono i dieci principali settori di investimen­to.

Fondo Norvegia. Yngve Slyngstad

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