Slyngstad: «In Italia compriamo BTp, non junk»
Il ceo del più grande fondo sovrano al mondo
«Siamo investitori di lungo termine nell’Italia dal momento in cui è nato il nostro fondo, e probabilmente lo saremo anche per le prossime generazioni. Non facciamo trading di breve termine e le crisi politiche non hanno effetto sul nostro portafoglio». Non si lascia influenzare per nulla da spread, rapporto deficit/Pil e speculazioni finanziarie Yngve Slyngstad, ceo del più grande fondo sovrano del mondo, quello norvegese, che poco meno di un anno fa ha superato l'asticella dei mille miliardi di dollari di masse gestite (ben prima che lo facessero Apple e Amazon). A fine 2017 il gigantesco Norges Bank Investment Management, fondato nel 1990, aveva in portafoglio un discreto pezzo di Italia: qualcosa come 11,3 miliardi di dollari in azioni di 127 società tricolori e 5,9 miliardi di dollari tra titoli di Stato e corporate bond di 17 aziende. Una mezza manovra finanziaria.
Amministrato molto bene in un'ottica di lungo termine, il fondo con sede a Oslo, di fatto gestito da un ramo di asset management della Banca centrale norvegese su mandato del ministero della Finanze, non ha assolutamente in programma di scaricare i BTp dalla sua cassaforte, e tanto meno azioni e corporate bond tricolori. L'unico pericolo è che il rating italiano sprofondi sotto la soglia “investment grade”, come per esempio è accaduto alla Grecia: le regole di investimento per Paesi e società “junk” sono infatti ovviamente diverse, non solo per il “Norges” ma per
Principali partecipazioni azionarie e controvalore in milioni di euro
Eni
Enel
UniCredit
Ass. Generali
Intesa Sanpaolo
Snam
Moncler
Luxottica
Ferrari
Pirelli tutti i grandi fondi internazionali.
Laquotadiinvestimentinelleobbligazioni italiane (sia corporate che governative) ha toccato un picco nel 2008, poi è scesa e da qualche anno risulta stabile. «Ma questo è accaduto un po' a tutte le obbligazioni del nostro portafoglio», spiega Slyngstad dal suo elegante e moderno ufficio nel cuore di Oslo, in Bankplassen, a due passi dalla avveniristica Opera House sulle rive dell'Oslofjord.«Nel2008avevamouna quota del 30-40% nell'azionario e del 60-70% nell'obbligazionario, oggi le percentuali si sono invertite con due terzi del portafoglio nell'azionario e il resto tra bond e real estate». Per quale motivo? «Perché in linea generale pensiamochesiameglioessereproprietari di una società (possedendo azioni) piuttosto che esserne creditori (con le obbligazioni)». È in costante crescita
Telecom Italia
Prysmian
Recordati
Atlantia
A2A
Amplifon
Ubi banca
De'Longhi
Saipem
Italgas invece l'investimento nell'azionario italiano, passato in appena un anno da 8 a oltre 11 miliardi di dollari.
Campione di trasparenza, il Norges Bank Investment Management fornisce in dettaglio ogni informazione riguardo le società o i Paesi sui quali ha investito. Scorrendo le 127 società italiane in portafoglio a fine 2017, spiccano Enel, Unicredit, Eni, Intesa, Generali ma anche Juventus e Ferrari, Luxottica e Amplifon, Unipol e la Cattolica che tanto piace a Warren Buffett, i videogiochi di Digital Bros e il biotech di Diasorin, le conserve di La Doria e i drink Campari, le calzature Geox e Tod's ma anche il leader del fitness Technogym. Il meglio del made in Italy insomma. Sul fronte obbligazionario, invece, il fondo possiede quasi 5,2 miliardi di dollari di titoli di Stato, in aumento negli ultimi anni (erano 5 miliardi nel 2016 e 4,6 nel 2015). Ma nel portafoglio obbligazionario spiccano anche i corporate bond di Enel Finance ed Enel (417 milioni di dollari), di Campari (65 milioni) e Pirelli (61 milioni), oltre che di Telecom (50 milioni) ed Eni (47 milioni).
«Per i titoli di Stato abbiamo un sistema molto semplice - spiega Slyngstad - : destiniamo a ogni Paese una quota proporzionale al suo Pil, sempre che si tratti di un Paese con rating “investment grade” (non junk)». Per azionario e obbligazionario corporate, invece, il “Norges” ha un team di una sessantina di portfolio manager che si dividono i dieci principali settori di investimento.
Fondo Norvegia. Yngve Slyngstad