Il rischio dello spread su 57 miliardi di bond che vanno rinnovati
Tra fine 2018 e 2019 boom di titoli in scadenza: 37 miliardi solo da società finanziarie
Fare deficit per rilanciare la crescita. È la strategia di politica economica del governo la cui scelta di fissare il deficit al 2,4% è stata criticata dai partner Ue e bocciatadaimercatitornatiaspeculare
sul debito pubblico italiano. Il tutto con pesanti ripercussioni sullo spread BTp-Bund, che avvicinandosi ai 300 punti base ora mette sotto pressione anche il mercato dei corporate bond, con titoli per 57 miliardi in scadenza tra fine del 2018 e il 2019. Di questi, 37 miliardi riguardano titoli di società finanziarie. Un eventuale downgrade da parte delle agenzie di rating comporterebbe nuovi rialzi dei costi del debito.
Fare deficit per rilanciare la crescita. Questa la strategia di politica economica del governo la cui scelta di fissare il deficit al 2,4%, è stata però aspramente criticata dai partner europei e bocciata dai mercati tornati a speculare al ribasso sul nostro debito pubblico. Le perplessità non riguardano in assoluto la scelta di aumentare il deficit ma come si è deciso di impiegare queste risorse. Non in un piano di investimenti potenzialmente in grado di dare uno stimolo all’economia ma a misure come la riforma delle pensioni o il reddito di cittadinanza il cui impatto sul Pil è quantomai incerto. Le decisioni del governo italiano hanno poi alimentato l’instabilità finanziaria. Un fattore che potrebbe favorire le spinte recessive se, come accaduto tra il 2011 e il 2012, l’aumento del rischio sovrano dovesse spingere le banche a chiudere il rubinetto del credito a famiglie e imprese. O perlomeno renderlo più oneroso attraverso, per esempio, un aumento degli spread sui mutui (si vedano gli articoli a pagina 5).
Lo spettro del credit crunch finora non si è materializzato anche se qualche chiaro segnale di tensione si è visto sul mercato delle obbligazioni societarie. Da maggio in poi c’è stato un chiaro rallentamento delle nuove emissioni. Tra la fine del 2018 e per tutto il 2019, ci saranno circa circa 57 miliardi di euro di titoli in scadenza, stima Dealogic. Il grosso dei quali (circa 37 miliardi di euro) emesso da società finanziarie. Rifinanziare questo debito potrebbe comportare oneri aggiuntivi per via del rialzo dello spread. In che misura? Per rispondere a questa domanda bisogna verificare se e quanto le quotazioni dei bond societari sono state influenzate dai saliscendi dello spread. I numeri per il momento sono rassicuranti. Il mercato ha finora risentito relativamente della volatilità dei titoli di Stato. È il caso soprattutto dei corporate bond emessi da società non finanziarie e dei bond bancari senior. A soffrire sono state invece le obbligazioni subordinate emesse dalle banche. Al pari delle azioni questi titoli hanno risentito dei timori di un’erosione del patrimonio degli
L’eventuale downgrade delle agenzie di rating comporterà un ulteriore rincaro dei costi del debito
istituti derivante dal deprezzamento dei BTp, di cui le banche italiane sono importanti sottoscrittori. «Secondo i nostri calcoli - spiega Angelo Dipasquale, Co-Head della divisione reddito fisso di Equita - un rialzo dello spread di 100 punti comporta una riduzione del Common Equity (il capitale di vigilanza delle banche ndr.) di circa 38 punti base. È per via di questa erosione del patrimonio che i titoli subordinati risentono della volatilità sui titoli di Stato e potrebbero essere più difficili da emettere». Discorso diverso vale per il segmento delle obbligazioni corporate. «In questo caso - spiega Dipasquale - la correlazione con il rischio sovrano è più contenuta. Specialmente nel caso dei titoli con rating investment grade che hanno beneficiato e continueranno a beneficiare degli acquisti della Bce nell’ambito del Qe. Le aziende ad alto rating hanno approfittato ampiamente del contesto di mercato positivo creato dalla politica monetaria della Bce rifinanziandosi a costi irrisori e allungando la scadenza media del debito». Nel 2017 calcola Dealogic - c’è stato il record di
Controvalore dei titoli da rifinanziare nei prossimi 10 anni.