Saipem punta sulla crescita negli Emirati
Le offerte per la commessa emiratina andranno presentate entro l’8 ottobre
Nuova sfida per Saipem negli Emirati Arabi Uniti. Secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, la società guidata da Stefano Cao starebbe valutando la messa a punto di un’offerta per aggiudicarsi il progetto relativo alla realizzazione di nuove strutture petrolifere offshore nel giacimento di Belbazem, a circa 120 chilometri a nord-ovest di Abu Dhabi. La gara, il cui valore complessivo è stimato in un miliardo di dollari, vedrebbe Saipem contrapposta alla compagnia emiratina National Petroleum Construction Company (Npcc), al tandem costituito da China Petroleum Construction e Technip, all’indiana Larsen&Toubro e agli americani di McDermott.
La commessa riguarda il cosiddetto “Feed” (front-end engineering and design), cioè l’ingegneria di base e le attività iniziali eseguite prima di avviare il progetto al fine di valutarne gli aspetti tecnici e permettere una prima stima dei costi di investimento. Chi si aggiudicherà questo step sarà poi in pista per realizzare le strutture. Le proposte definitive dovranno pervenire entro il prossimo 8 ottobre sul tavolo di Al-Yasat, la joint venture tra Abu Dhabi National Oil e China National Petroleum, cui fa capo lo svluppo del campo di Belbazem. L’obiettivo è di produrre 45mila barili al giorno con 27 milioni di piedi cubici di gas (circa 800mila metri cubi) entro il 2023. Il greggio ottenuto sarà trasportato dalla pipeline agli impianti di lavorazione dell’isola di Zirku.
In attesa dell’esito della gara emiratina, Saipem ha intanto messo in cascina altri contratti nella perforazione in Italia e in Sudamerica. Gli ultimi ordini, in particolare, includono una commessa in Argentina per ExxonMobil e in Colombia per Canacol Energy, oltre a un nuovo lavoro in Perù con Savia Perú. Tanti tasselli, dunque, a conferma dello stato di buona salute del drilling che resta comunque centrale per Saipem. A fine luglio, come si ricorderà, in occasione della diffusione dei conti semestrali, il ceo Cao aveva aperto a eventuali «opzioni strategiche» il segmento in un’ottica di massimizzazione del valore dei singoli business. Business che, come noto, sono al centro del riorganizzazione su base divisionale voluta dall’ad (si veda anche il Sole 24 Ore del 7 settembre).
La fase due del riassetto, che prevede responsabilità piena per i capi dei cinque segmenti (Costruzioni offshore e onshore, Drilling offshore e onshore, e, infine, XSyght by Saipem, dedicata ai servizi e alle attività di ingegneria ad alto valore aggiunto) su una serie di versanti a cominciare dalla politica commerciale e dagli investimenti, con il numero uno Cao che conserva invece la strategia del portafoglio di gruppo e la finanza, dovrebbe incassare il disco verde definitivo dal prossimo consiglio di amministrazione in agenda il 23 ottobre. Non si tratta di una vera e propria societarizzazione, ma di un’organizzazione meno centralizzata che consentirà alla società di muoversi più agevolmente in futuro e di intercettare tutte le opportunità che dovessero presentarsi. «Questo nuovo approccio - aveva chiarito lo stesso ad davanti agli analisti a fine luglio - consentirà il migliore sfruttamento di ogni potenziale aziendale con responsabilità significativamente maggiori per ciascun capo divisione, al fine di fornire risultati aziendali in linea con gli obiettivi e il posizionamento a lungo termine».
Dal cda in agenda a fine ottobre dovrebbe arrivare l’ok definitivo alla fase due del riassetto voluto dall’ad Cao