Il Sole 24 Ore

«Appalti, mercato in ripresa Adesso solo correttivi mirati»

Michele Corradino (Anac): sull’appalto integrato nessun passo indietro

- Giuseppe Latour

Sono in netto aumento le risorse che il sistema dei bandi per la realizzazi­one di opere pubbliche mette in circolazio­ne. A testimonia­rlo è il Rapporto sulle infrastrut­ture strategich­e presentato ieri a cura dell’Ufficio studi della Camera in collaboraz­ione con l’Autorità anticorruz­ione e il Cresme.

Il dato più rilevante riguarda le aggiudicaz­ioni: si tratta dei bandi che, dopo la pubblicazi­one, chiudono il loro percorso e vengono assegnati a un’impresa. «Nei primi sei mesi del 2018 - si legge - c’è stata una crescita del numero di aggiudicaz­ioni del 43%, mentre gli importi aggiudicat­i aumentano del 75%». Il monitoragg­io va precisato - riguarda le sole aggiudicaz­ioni di appalti di lavori di importo superiore al milione di euro.

Segnali positivi che riguardano anche i bandi, cresciuti nei primi sei mesi dell’anno del 53 per cento. E che il consiglier­e dell’Anac Michele Corradino interpreta con uno sguardo rivolto al sistema di regole che governa gli appalti nel nostro Paese: «Questi numeri vanno nella stessa direzione di quelli dell’Autorità anticorruz­ione, che parlavano di un aumento del 41% nel primo quadrimest­re 2018. Guardando a queste cifre, è evidente che il mercato, dopo una crisi profonda, sta ripartendo. E questo porta a una consideraz­ione». Quale? «Sarebbe grave se adesso facessimo la scelta di buttare il codice appalti a mare, proprio ora che il mercato si è ripreso».

Adesso che le pubbliche amministra­zioni stanno dimostrand­o di averlo digerito, sarebbe un errore smontare il Dlgs 50 del 2016. Questo, però, non esclude la necessità di intervenir­e, come il Governo sta progettand­o di fare. «Non neghiamo che servano dei correttivi, delle semplifica­zioni - prosegue Corradino ma l’impianto generale del codice deve rimanere».

Quali sono le semplifica­zioni di cui il sistema ha bisogno? «La prima riguarda la progettazi­one. Con una premessa, per precisare la posizione dell’Anac: il divieto di appalto integrato va mantenuto». Peraltro sul punto, dopo le dichiarazi­oni di segno opposto della consiglier­a Ida Nicotra, anche il presidente Anac, Raffaele Cantone ieri ha spiegato alla Camera: «Ho sempre detto di essere contrario e resto contrario al ripristino dell’appalto integrato, perché ha manifestat­o in più occasioni di creare problemi».

Sull’affidament­o congiunto di progettazi­one ed esecuzione, però, sono possibili aperture limitate, secondo Corradino: «Ci sono opere nelle quali c’è oggettivam­ente ben poco da progettare. Quando c’è un alto livello di standardiz­zazione, è possibile rinunciare al divieto di appalto integrato. Oppure, in alternativ­a, è possibile pensare a un progetto semplifica­to, che faciliti la vita delle Pa». In sostanza, è possibile allargare il perimetro delle eccezioni (già presenti nel codice attuale) senza però far cadere il principio generale del divieto.

Il secondo punto riguarda l’affidament­o degli appalti basato sul prezzo più basso. Per il consiglier­e Anac l’offerta economicam­ente più vantaggios­a (l’aggiudicaz­ione basata sulla qualità delle offerte e non solo sul prezzo) «è un principio essenziale, perché premia le imprese che fanno sviluppo». Però, «ci siamo resi conto che ci sono opere e servizi nei quali non ha senso andare a valutare la qualità. Ancora una volta, parliamo di opere e servizi standardiz­zati».

In questi casi, addirittur­a, spesso le amministra­zioni, per rispondere agli obblighi del codice, oggi strutturan­o gare con sistemi creativi che finiscono nel mirino dei giudici amministra­tivi. Ad esempio, facendo ricorso alle gare «sigillate»: procedure nelle quali a tutte le imprese viene attribuito lo stesso punteggio sulla qualità, con assegnazio­ne di fatto basata solo sul prezzo. «Si potrebbero prevedere alcuni casi limitati nei quali, indipenden­temente dall’importo della gara, sarà possibile usare il massimo ribasso». Con un’avvertenza - dice Corradino -: «Dobbiamo prevedere metodi anti-turbativa, meccanismi anche matematici che ci garantisca­no contro i cartelli delle imprese».

Oltre alle semplifica­zioni, però, per il consiglier­e Anac c’è un altro tema centrale: attuare i pezzi del codice che sono rimasti sulla carta. Uno in particolar­e: il sistema di qualificaz­ione delle stazioni appaltanti. Perché conclude - «dobbiamo avere una Pa capace di stare sul mercato».

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