Giovani commercialisti: rischi-storture nella flat tax
Il convegno dell’Unione è stato dedicato alle chance di consulenza in agricoltura
Dal nostro inviato L’Italia è il primo paese d’Europa per numero di giovani under 35 attivi nella filiera agricola che diventa sempre più 4.0. Un mondo nuovo che per i giovani commercialisti può rivelarsi un’importante area di attività. Sul tema ha scommesso l’Unione giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, che ha dedicato il convegno nazionale che si è chiuso ieri a Foggia al «Dottore commercialista attore dell’agri-food italiano: analisi del business e strategie per la crescita». Questo settore si colloca nell’ambito della Ue «al primo posto in termini di valore aggiunto prodotto (31,5 miliardi di euro) - spiega il presidente dell’Unione Daniele Virgillito - mentre a livello nazionale il valore della filiera raggiunge il 13,5% del Pil».
Virgillito ai margini del convegno è tornato sulla flat tax, un’altra questione che può avere forte un impatto sulla categoria. Un tema già sollevato dal Consiglio nazionale qualche giorno fa e rilanciato dato il rischio di ulteriore parcellizzazione della categoria che, da questa norma, verrebbe disincentivata ad aggregarsi e a fare rete.
A Foggia si è parlato anche di quanto sta accadendo ai commercialisti di Milano. L’Ordine meneghino ha deciso di cambiare sede, lasciare Corso Europa per trasferirsi in piazza Duomo. E non si tratta di un semplice cambio di sede perché l’immobile di Corso Europa è di proprietà della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti - in pratica i soldi restano in famiglia - mentre quello di piazza Duomo no.
A comunicare l’imminente trasferimento (previsto ad aprile) è stato il presidente dell’Ordine di Milano Marcella Caradonna che il 3 ottobre ha scritto ai commercialisti del capoluogo per informarli della novità.
I motivi della scelta sono diversi, la necessità di avere spazi adeguati a gestire «il costante aumento degli eventi formativi e delle riunioni delle Commissioni di studio» e il valore simbolico di piazza Duomo. Nella sua comunicazione Caradonna spiega che per il nuovo immobile ci sarà un esborso «lievemente inferiore rispetto a quello attuale», che adattare la vecchia sede alle nuove esigenze avrebbe richiesto costi eccessivi e che l’aver rilevato «alcune criticità strutturali dell’immobile» ha accelerato la decisione.
La mossa dell’Ordine non è piaciuta all’Aidc milanese. Il presidente Edoardo Ginevra ha scritto una lettera aperta a Caradonna: «Ciò che principalmente non ci fa piacere - scrive Ginevra - è l’idea che la casa dell’Ordine presto non sarà più in locali di proprietà della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti dopo che così è stato per moltissimi anni». L’Aidc solleva poi una serie di perplessità, sia sul modus operandi e cioè di informare la categoria “a giochi fatti”, sia sui “risparmi” che porterà l’operazione che saranno verificabili dai bilanci. La Cassa di previdenza dei dottori commercialisti, presente a Foggia, invece per ora non rilascia dichiarazioni.