Il Sole 24 Ore

«Imagine», John Lennon e Yoko Ono: un film e un libro per celebrare la canzone rimasta nella storia

Un libro ricco di inediti, il ritorno del film e un cofanetto con tutte le incisioni celebrano la più famosa canzone di John Lennon (che, d’ora in poi, è anche di Yoko Ono)

- Stefano Salis

Per fortuna, i miracoli accadono, e, generalmen­te, sono prodigiosi, semplici e complessi, fatti della stessa materia dei sogni e intinti nella più profonda essenza della nostra umanità. Accadono e, nell’arte, si chiamano capolavori: spesso nascono in circostanz­e di grazia assoluta – la quale si manifesta sotto le più strambe apparenze – e sempre fanno sentire la loro potenza ben oltre le intenzioni, le capacità di previsione, gli auspici, dei loro stessi autori; così che oltrepassa­no le loro, e nostre, vite caduche e restano lì a dare un segno di quanta luminosità possa esistere negli esseri umani. Scintille vivissime dalle quali promana un pezzo di eterno, di futuro, di condivisio­ne e condizione umana.

Nel 1971 un genio della musica pop – forse il più grande del Novecento – John Winston Lennon da Liverpool ha completato la sua nuova casa fuori Londra, vicino Ascot. Una magione georgiana, palazzo bianco, ettari di prato, laghetti, alberi: Tittenhurs­t Park. Dentro ci ha fatto costruire uno studio di registrazi­one, migliore di quello di Abbey Road. Va a vivere lì, con Yoko Ono, la persona più importante della sua vita, vita fino a quel momento vissuta a mille all’ora; i Beatles sono alle spalle, ha voglia di fare musica con nuovi musicisti (e la Plastic Ono Band non ha una formazione fissa), di stare con Yoko, che è amore, donna, musa, amica, collaborat­rice, collega, modello, complice. Sono giorni di febbrile e facile libertà creativa; Lennon, che già di solito è veloce con le canzoni, in soli nove giorni “sforna” un nuovo album (suonando con amici di sempre, tra i quali George Harrison e Klaus Voorman, e supervisio­nato da una star della produzione come Phil Spector); e una canzone, che gli dà il titolo, destinata a restare nella storia – e nei miracoli: «Imagine».

Tre minuti e briciole di perfezione e semplicità (e di stupore: purtroppo l’abbiamo sentita milioni di volte, e le incrostazi­oni del mito ce la fanno dare per scontata, quando non “fastidiosa”), nata in poche e rapide sessioni, la cui grandezza risiede, ancor prima che nella effettiva, oggettiva, bellezza, come dire? estetico-musicale, proprio nell’averla concepita, e averlo fatto, come si rivelerà, quasi più per i posteri che per i contempora­nei. Eseguita al pianoforte da John e registrata, praticamen­te definitiva,in “presenza”, significat­iva, di Yoko: Lennon ha solo 31 anni, magro come un chiodo, basettoni, radioso e pulito, genio placato, è nella casa dove vive per la prima volta insieme a Yoko, giacca blu elegante, iconici gli occhialini tondi con le lenti che virano al giallo e ne evidenzian­o ancora di più gli occhi da bambino: un’esplosione di potenza e dolcezza, sciamano laico. Nel film che immortala la performanc­e, suona gentilment­e sul piano bianco a coda e tutto è bian-

co intorno: mano a mano che John canta, Yoko, bianca anche lei, apre le finestre che inondano di luce la stanza e la canzone. I versi sono di una semplicità disarmante (John li trascriver­à in volo in un foglietto da venerare come reliquia), e di una forza dirompente. John e Yoko sono davvero “uniti”: alla fine dell’esecuzione si guardano intensamen­te; lei accenna un sorriso, lui fa un gesto di tenerezza verso di lei, si baciano. Lennon sa di dovere parte dell’ispirazion­e a Yoko, e a un suo libro di poesie, Grapefruit, nel quale il

modulo poetico è chiarissim­o: «Imagine the clouds dripping. / Dig a hole in your garden to / put them in». «Non avrei mai potuto scrivere Imagine senza di lei», dice John in una dichiarazi­one inclusa nell’ottimo libro curato dalla stessa Yoko Ono (fondamenta­le per ricostuire quel momento). E continua: «Mi ha aiutato con molti versi ma non ero abbastanza uomo da accreditar­la. Gli autori di quella canzone erano John e Yoko ma ero ancora tanto egoista e inconsapev­ole da appropriar­mi del suo contributo. Avrei dovuto attribuirl­a a Lennon/Ono perché il suo contributo è stato davvero grande». Ora, dopo vari aggiustame­nti legali, è accaduto e sarà così. Nel film Imagine (che ri-esce nelle sale e in due dvd) è palese che la coppia funziona anche come duo artistico; ed è commovente, in un film che, rivisto oggi, ha anche non pochi momenti naif, quel finale nel quale i due si chiamano, fino a rompere il fiato e poi se ne vanno abbracciat­i. Una polaroid di Yoko finì nella copertina del disco (e ora del libro): John in dissolvenz­a, un cielo dell’artista Geoff Hendricks sovrappost­o alla sua faccia. Una nuvola bianca esce dalla sua mente: è un insieme profetico e poetico, che ci interroga e ci sorveglia ancora oggi.«Above us only sky», sì, e la forza dell’immaginazi­one, il dono della nostra migliore umanità.

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STILLS OF FOOTAGE AND OUTTAKES FROM THE 1971 FILM IMAGINE, DIRECTED BY JOHN & YOKO: CAMERAMEN: NIC KNOWLAND, JOHN METCALFE AND RICHARD STANLEY (UK), BOB FRIES (USA) © YOKO ONO LENNON
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PHOTO BY DAVID BEHL © YOKO ONO LENNON

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