Il Sole 24 Ore

PER I PREMIATI DEL 5 PER MILLE LA TRASPARENZ­A PUÒ ATTENDERE

- Di Valentina Melis

La riforma del cinque per mille può attendere. Anche sul fronte della trasparenz­a, con la pubblicazi­one online dei rendiconti su come sono state spese le somme incassate da oltre 50mila beneficiar­i. Il contributo costa alle casse dello Stato quasi 500 milioni all’anno (480 milioni nel 2015 e 498 nel 2016). Il decreto che ha riscritto le regole del cinque per mille dell’Irpef (Dlgs 111/2017), approvato con la riforma del Terzo settore, è in vigore dal 19 luglio 2017, ma sull’aumento della «trasparenz­a», invocata da tante disposizio­ni in materia negli ultimi anni, non è stato fatto alcun passo avanti rispetto al quadro pre-riforma.

Le nuove regole prevedono che gli enti beneficiar­i del cinque per mille dell’Irpef scrivano un rendiconto di come hanno speso i fondi entro un anno dall’incasso e lo trasmettan­o al ministero dal quale li hanno ricevuti, accompagna­to da una relazione dalla quale risulti «in modo chiaro, trasparent­e e dettagliat­o la destinazio­ne e l’utilizzo delle somme percepite». Gli enti devono poi pubblicare lo stesso rendiconto e l’importo ricevuto sul proprio sito internet. Chi non lo fa, rischia una sanzione del 25% del contributo percepito.

Infine, ciascun ministero erogatore del cinque per mille (il ministero del Lavoro per gli enti del “volontaria­to”, il Miur per la ricerca scientific­a e il ministero della Salute per la ricerca sanitaria) dovrebbe pubblicare online entro 90 giorni dal versamento, gli elenchi dei beneficiar­i e il link al rendiconto pubblicato sul sito di ciascun beneficiar­io.

La riforma ha delineato cioè un sistema di piena accessibil­ità delle informazio­ni, con il quale il contribuen­te, sia tramite il sito dell’organizzaz­ione “premiata” con il suo cinque per mille, sia tramite il sito del ministero di riferiment­o, potrebbe leggere con facilità come e per quali iniziative sono state spese le somme.

Ma queste nuove regole sono già da applicare, o no?

Si sono poste questa domanda le organizzaz­ioni che, avendo incassato nel 2017 il cinque per mille dell’Irpef relativo al 2015, quest’anno (cioè un anno dopo la ricezione) dovrebbero rendiconta­re quegli importi.

Il sito internet del ministero del Lavoro continua a richiamare le vecchie disposizio­ni e le linee guida sulla rendiconta­zione del cinque per mille aggiornate al 2013, senza chiariment­i ufficiali o circolari dedicati al periodo transitori­o.

Fonti dello stesso ministero, interpella­te dal Sole 24 Ore, fanno sapere di avere risposto informalme­nte agli enti interessat­i che, fino all’emanazione di un ulteriore decreto, previsto dall’articolo 4 del Dlgs 111/2017, si consideran­o in vigore le vecchie regole: cioè rendiconti da redigere per tutti, ma da inviare ai ministeri solo per chi ha incassato più di 20mila euro, e nessun obbligo di pubblicazi­one su internet per gli enti beneficiar­i.

Effettivam­ente il decreto di riforma rinvia a un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che sarebbe dovuto arrivare entro il 16 novembre 2017 (120 giorni dopo l’entrata in vigore del Dlgs di riforma), su proposta del ministro dell’Economia, e che a oggi non è stato ancora emanato. Questo ulteriore decreto, però, come si legge nell’articolo 4 del Dlgs 111/2017, deve definire le modalità di accesso al contributo, la formazione dell’elenco degli iscritti e degli elenchi annuali degli ammessi. Aspetti che dovranno essere rivisitati in vista del debutto del nuovo Registro unico degli enti del Terzo settore, che sarà vincolante per l’accesso al beneficio, per quanto riguarda gli enti del “volontaria­to”.

In realtà, qualche ostacolo nel debutto della nuova piattaform­a online dei rendiconti, sembra da cercare anche nelle difficoltà dell’amministra­zione a tradurre in pratica la sua parte. I rendiconti, prima di essere pubblicati, dovrebbero essere controllat­i, per verificare che siano adeguati e completi. A fare questi controlli, al ministero del Lavoro, per gli oltre 40mila enti del “volontaria­to”, sono meno di una decina di persone.

Tuttavia, per gli enti che incassano più di 20mila euro (sono circa 2mila, il 4% del totale) l’unica vera novità è la pubblicazi­one online dei rendiconti, che già oggi sono da redigere. E ovviamente la sanzione.

Le organizzaz­ioni che incassano dal 5 per mille meno di 20mila euro sono la maggior parte (più di 50mila enti). Soprattutt­o le piccole non hanno un sito internet. E alcuni, ad esempio, si chiedono se sia necessario un sito istituzion­ale o basti una pagina Facebook. Tutti aspetti che andrebbero chiariti, per arrivare al debutto delle nuove disposizio­ni. Tenendo conto che il decreto 111/2017 è, sì, attuativo della riforma del Terzo settore, ma le regole che prescrive restano inapplicab­ili, senza un ulteriore provvedime­nto dell’amministra­zione.

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