Il Belpaese aspetta da 18 anni l’elenco dei restauratori con l’imprimatur
Quando l’operazione si chiuderà - sempre che ciò avvenga a breve - saranno trascorsi 18 anni. Tanti ce ne sono voluti per mettere a punto l’elenco dei restauratori. Una vicenda infinita, più volte sul punto di concludersi e invece per vari motivi - cambi di commissione, avvicendamenti di ministri, affastellarsi di norme - trascinatasi fino a oggi. Ora il traguardo sembra a portata di mano, ma, visti i precedenti, la cautela non è fuori luogo.
Di certo c’è che il grosso del lavoro, ovvero la valutazione dei titoli dei candidati, è stato portato a termine a fine marzo. La commissione ha esaminato circa 6.500 domande e ha ritenuto idonee alla qualifica di restauratore 4.500 posizioni. «Il prossimo passo sarà - spiega Kristian Schneider, presidente dell’Associazione restauratori d’Italia - la pubblicazione da parte del ministero dei Beni culturali dei risultati della selezione, così che gli interessati possano, entro 20 giorni, presentare le loro eventuali controdeduzioni. Anche se si è tra gli ammessi bisogna, infatti, verificare se il punteggio e il profilo assegnato corrispondono a quanto richiesto».
Una volta compiuto questo passaggio, l’elenco potrà finalmente vedere la luce e con esso dovrebbe arrivare maggiore trasparenza in un settore che finora ha conosciuto un po’ di tutto. «L’elenco è uno strumento che qualifica non solo il professionista - aggiunge Schneider - ma anche le imprese, perché la loro affidabilità sarà legata all’impiego di restauratori “certificati”».
La partita sembra destinata a chiudersi nel momento in cui dalle università escono i primi laureati in restauro. La lunga storia dell’elenco - nata agli inizi degli anni Duemila per mettere ordine in un ambito in cui il nostro Paese ha una grande tradizione, visto anche il considerevole patrimonio culturale - ha finito poi per intrecciarsi nel 2009 con la nascita dei corsi di laurea: le università, insieme alle accademie e agli istituti dei Beni culturali (quello del restauro e l’Opificio delle pietre dure) ora sono gli unici enti deputati a formare i restauratori. In precedenza i percorsi erano diversi e non sempre di livello adeguato. «Resta il fatto - conclude Schneider - che l’elenco riconoscerà ai “vecchi” professionisti la qualifica di restauratore, la quale non ha lo stesso valore della laurea. Se volessimo, per esempio, frequentare un corso di specializzazione universitario, non basterebbe. È necessario, dunque, equiparare i due titoli».
Ancora deve veder la luce, ma l’elenco ha, dunque, già bisogno di un restauro.