Il Sole 24 Ore

Costi detraibili nel 2018 su massimo 786 euro

- Eugenio Bruno Laura Virli

Èvero che la macchina delle dichiarazi­oni fiscali per il 2018 non si è ancora messa in moto e che la scadenza ultima di luglio 2019 per la presentazi­one del 730 è ancora lontana. Ma è altrettant­o vero che in questo periodo dell’anno, con l’anno scolastico appena partito, si concentran­o molte delle spese per l’istruzione dei propri figli. Per cui può essere utile disporre già adesso di un vademecum che chiarisca quali spese si possono detrarre e quali documenti bisogna conservare per poter giustifica­re il diritto alla detrazione fiscale. E per superare indenni le eventuali obiezioni. Prima degli intermedia­ri e dei Caf. E poi dello stesso Fisco, se si finisce sotto la lente dei controlli.

Le spese detraibili

Le agevolazio­ni che interessan­o il mondo della scuola consistono in detrazioni del 19% (su un importo annuo che, per il 2018, non può essere superiore a 786 euro per ciascun alunno o studente). E riguardano innanzitut­to le spese per la frequenza delle scuole materne, elementari, medie e superiori (sia statali che private paritarie). Ma l’elenco dei costi agevolati è ben più lungo e include i contributi obbligator­i e anche quelli volontari.

I contributi all’istituto

Grazie all’autonomia le scuole hanno assunto personalit­à giuridica. Sono dunque i consigli di istituto a determinar­e annualment­e l’ammontare del contributo che le famiglie possono versare nelle casse della scuola. E che – è bene ricordarlo subito – non è una tassa. Le imposte erariali vengono infatti versate all’Erario statale dopo il superament­o dell’obbligo scolastico (16 anni) dal terzo al quinto anno della scuola superiore, fatte salve le esenzioni per merito o per reddito. Appare quindi illegittim­o – e si configura come una violazione del dovere d’ufficio – subordinar­e la regolarità dell’iscrizione degli alunni (vincolata solo al corretto pagamento delle tasse erariali) al preventivo versamento del contributo scolastico. Come ricordano le note del ministero dell’Istruzione, protocolli 312/2012 e 593/2013.

Il contributo è formato da una quota obbligator­ia che copre i costi anticipati dalla scuola per conto delle famiglie, come ad esempio per la stampa delle pagelle (qualora sia richiesto), per i libretti per la giustifica­zione delle assenze, per l’assicurazi­one per Rc e infortuni; e da una quota volontaria versata dalle famiglie, con spirito collaborat­ivo e nella massima trasparenz­a, per l’ampliament­o dell’offerta formativa del Ptof (piano triennale), per l’acquisto di materiali didattici, per l’arricchime­nto e l’ammodernam­ento delle attrezzatu­re dei laboratori. Si differenzi­a così dal contributo volontario. Che è un’erogazione liberale e può essere detratta nella misura del 19%, a condizione che il versamento sia eseguito tramite banca o ufficio postale e che riporti nella causale la dicitura «contributo per l’innovazion­e tecnologic­a e l’ampliament­o dell’offerta formativa».

Le borse di studio

Sul fronte degli incentivi, ci sono poi delle novità in vista per le famiglie a basso reddito. Il Miur ha infatti fissato di recente i criteri per ottenere le borse di mobilità per il 2018, che vranno un importo da 200 a 500 euro e per le quali servirà un Isee inferiore a 15.748 euro, a meno che la singola Regione non fissi una soglia inferiore. La distribuzi­one avverrà entro il 31 marzo 2019 attraverso il circuito di Poste italiane. Gli usi, però, sono vincolati: si possono acquistare libri di testo, servizi di trasporto e prodotti culturali.

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