Il Sole 24 Ore

Mediobanca, Doris spinge per il patto light

- —Antonella Olivieri

Un accordo “light” per Mediobanca è «una soluzione di buon senso», secondo Ennio Doris, componente del comitato direttivo del patto che, nella formulazio­ne attuale, decadrà a fine anno. «Un patto di consultazi­one permettere­bbe di discutere le strategie di Mediobanca», osserva Doris, senza le restrizion­i attuali sulla disponibil­ità dei titoli. Ma delle strategie fa parte anche l’indicazion­e delle nomine per Generali? «Io credo che il patto di Mediobanca debba occuparsi di Mediobanca. Generali è un altro tavolo», sostiene Doris. Oggi a occuparsi delle candidatur­e per il Leone in Mediobanca è un comitato ad hoc di cui fanno parte l’ad Alberto Nagel, il dg Saverio Vinci, Marie Bolloré e Elisabetta Magistrett­i (indicata da Unicredit). Della disdetta a sorpresa di Vincent Bolloré Doris non ha avuto modo di parlare col diretto interessat­o, ma - dice «ho letto una lettera molto bella che ha scritto sulla conduzione di Mediobanca». L’idea che se ne è fatta è che effettivam­ente i vincoli del vecchio patto stessero ormai stretti al finanziere bretone. Che possa tornare sui suoi passi, una volta alleggerit­o l’accordo, è però un’eventualit­à che pare remota. Ad ogni modo, precisa il presidente di Mediolanum, «non ho ancora parlato con gli altri soci, ma prima della fine dell’anno faremo le nostre valutazion­i».

Ieri Doris era a Roma per l’incontro «Italia del risparmio e delle imprese» dove si è fatto anche un bilancio sui Pir, segmento in cui Mediolanum è leader con una quota di mercato del 21% (3,9 miliardi). Il rallentame­nto della raccolta negli ultimi mesi è ritenuto fisiologic­o se si considera che il primo anno dei Pir si è chiuso con 10,9 miliardi di raccolta rispetto ai 2 miliardi ipotizzati. Ma Doris è convinto che il mercato è destinato a crescere ancora: «Lo strumento permette di fornire liquidità alle aziende di minori dimensioni e di invertire la cultura che penalizzav­a l’investimen­to azionario da parte dei piccoli risparmiat­ori».

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