Mediobanca, Doris spinge per il patto light
Un accordo “light” per Mediobanca è «una soluzione di buon senso», secondo Ennio Doris, componente del comitato direttivo del patto che, nella formulazione attuale, decadrà a fine anno. «Un patto di consultazione permetterebbe di discutere le strategie di Mediobanca», osserva Doris, senza le restrizioni attuali sulla disponibilità dei titoli. Ma delle strategie fa parte anche l’indicazione delle nomine per Generali? «Io credo che il patto di Mediobanca debba occuparsi di Mediobanca. Generali è un altro tavolo», sostiene Doris. Oggi a occuparsi delle candidature per il Leone in Mediobanca è un comitato ad hoc di cui fanno parte l’ad Alberto Nagel, il dg Saverio Vinci, Marie Bolloré e Elisabetta Magistretti (indicata da Unicredit). Della disdetta a sorpresa di Vincent Bolloré Doris non ha avuto modo di parlare col diretto interessato, ma - dice «ho letto una lettera molto bella che ha scritto sulla conduzione di Mediobanca». L’idea che se ne è fatta è che effettivamente i vincoli del vecchio patto stessero ormai stretti al finanziere bretone. Che possa tornare sui suoi passi, una volta alleggerito l’accordo, è però un’eventualità che pare remota. Ad ogni modo, precisa il presidente di Mediolanum, «non ho ancora parlato con gli altri soci, ma prima della fine dell’anno faremo le nostre valutazioni».
Ieri Doris era a Roma per l’incontro «Italia del risparmio e delle imprese» dove si è fatto anche un bilancio sui Pir, segmento in cui Mediolanum è leader con una quota di mercato del 21% (3,9 miliardi). Il rallentamento della raccolta negli ultimi mesi è ritenuto fisiologico se si considera che il primo anno dei Pir si è chiuso con 10,9 miliardi di raccolta rispetto ai 2 miliardi ipotizzati. Ma Doris è convinto che il mercato è destinato a crescere ancora: «Lo strumento permette di fornire liquidità alle aziende di minori dimensioni e di invertire la cultura che penalizzava l’investimento azionario da parte dei piccoli risparmiatori».