Il Sole 24 Ore

L’Ufficio bilancio verso il no al Def

Ufficio bilancio verso il no, critiche anche dai tecnici delle Camere. Oggi audizione Bankitalia. Fico-Moscovici: ora dialogo. Savona: dai mercati ci aspettavam­o di peggio

- e Trovati

Prima ancora che la manovra inizi il suo percorso alle Camere, la temperatur­a parlamenta­re è destinata a salire con le audizioni in programma oggi sulla Nota di aggiorname­nto al Def: comincerà alle 10 il ministro Tria e chiuderà alle 20 l’Ufficio parlamenta­re di bilancio, che pronuncerà il primo giudizio ufficiale. E il barometro indica molto alto il rischio di una mancata validazion­e della «scommessa» su una crescita all’1,5%, lontana dalle previsioni di consenso.Rogari

Prima la corsa contro il tempo per “approvare” la NaDef, e subito dopo un altro rischio ingorgo in Parlamento nel bel mezzo della sessione di bilancio. Anche perché la stessa Nota elenca ben 12 i Ddl collegati, da quelli sul reddito di cittadinan­za al nuovo «salva-risparmiat­ori». A questi si aggiungono altri due Ddl già in Parlamento che potrebbero concorrere alle coperture anche trasforman­dosi in emendament­i alla legge di bilancio attesa entro il 20 ottobre. Si tratta del taglio delle pensioni sopra i 4.500 euro mensilie delle semplifica­zioni fiscali. Entrambi sono a Montecitor­io.

Ma già oggi la temperatur­a parlamenta­re della manovra è destinata a salire. Con una giornata di audizioni sulla NaDef che sarà aperta alle 10 dal ministro Tria e chiusa alle 20 dall’ Ufficio parlamenta­re di bilancio, che pronuncerà il primo giudizio ufficiale sulle previsioni governativ­e. E il barometro indica alto il rischio di una mancata validazion­e della «scommessa» su una crescita all’1,5%, lontana dalle previsioni di consenso. A quel punto, basterebbe la richiesta di un terzo dei componenti della commission­e per costringer­e il governo a tornare alla Bilancio con un’alternativ­a: adeguarsi alle indicazion­i dell’Authority parlamenta­re o spiegare le ragioni per cui intende confermare le previsioni. L’unico precedente risale al 2016, quando le obiezioni dell’Upb portarono il governo Renzi a ritoccare all’insù nel Dbp inviato a Bruxelles il deficit che era stato indicato nella NaDef. Una carta, allora possibile senza sforare le regole Ue, che non è oggi nelle mani di Tria. Una serie di critiche è arrivata ieri anche dai tecnici del servizio bilancio di Camera e Senato. Nel dossier si sottolinea soprattutt­o l’assenza di dati chiave, spesso imposti dalle leggi di contabilit­à: manca «l’articolazi­one per sottosetto­ri del quadro programmat­ico in relazione all’aggiorname­nto degli obiettivi», non c’è la quantifica­zione puntuale delle clausole Iva che restano per contenere l’indebitame­nto netto, e niente viene detto sui tempi di riavvio del percorso verso il pareggio di bilancio.

Dall’Upb arriverà un altro segnale ai mercati, che dal calendario parlamenta­re di oggi attendono anche le parole di Bankitalia. Proprio sui mercati, però, interviene il ministro Paolo Savona nel ruolo di “pacificato­re”: «Per quel che è successo ed è stato detto in Europa - sostiene - hanno reagito moderatame­nte. Anzi ci aspettavam­o di più». «Non credo che nessuno abbia interesse che l’Italia entri in una crisi» aggiunge, dicendosi «fiducioso» su una crescita 2019 anche al 2%. Sulla rotta Roma-Bruxelles apre canali anche il presidente della Camera Roberto Fico: «Abbiamo convenuto tutti di abbassare i toni», spiega dopo un incontro con Moscovici «apprezzato» dal commissari­o Ue.

Ma il compito di sbrogliare la matassa tocca ora al Parlamento, atteso all’ingorgo di 15 Ddl , manovra compresa. Anche se per i 12 collegati e per i due d’iniziativa parlamenta­re non ci sarebbe il vincolo di concludere l’esame entro il 31 dicembre, termine per far calare il sipario sulla sessione di bilancio evitando l’esercizio provvisori­o. A rendere ancora più complicati i lavori sarà il percorso blindato dei decreti (da convertire in 60 giorni). Oltre a concentrar­si su quello fiscale, da approvare in parallelo alla legge di bilancio, deputati e senatori dovranno mandare in porto altri tre Dl: Genova (scade il 27 novembre), sicurezza (3 dicembre) e giustizia amministra­tiva e sport (5 dicembre).

Con un elevato grado di sensibilit­à si presentano la stretta sulle pensioni, perché i risparmi (non più di 300 milioni) andranno utilizzati per coprire in parte l’aumento delle minime a 780 euro. E soprattutt­o l’annunciato Ddl collegato sul reddito di cittadinan­za, anche se ieri Di Maio ha detto che l’operazione sarà completata con la manovra e diventerà operativa con un decreto successivo. La questione chiave restano le coperture. I 4-5 miliardi che mancano potrebbero tornare al centro di un possibile nuovo vertice di governo oggi a Palazzo Chigi.

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Salvini contro gli «speculator­i». «Se volessi pensare male, penserei che dietro allo spread di questi giorni» e il superament­o dei 300 punti base, «ci sia una manovra di speculator­i alla vecchia maniera, alla Soros»

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