Il Sole 24 Ore

Ufficio bilancio e Bankitalia: doppio no alla manovra

Via Nazionale: pensioni, non si torni indietro. Upb: stime Pil troppo ottimistic­he Spread BTp-Bund fino a 315, poi cala. Savona: se ci sfugge dobbiamo cambiare il Def Oggi cabina di regia con 15 società partecipat­e: piano su investimen­ti e assunzioni

- di Lina Palmerini

L’aumento del Pil poggia su moltiplica­tori non scontati; non si torni indietro sulle pensioni. Sono i rilievi alla manovra avanzati dal vice dg di Bankitalia Signorini in audizione. Critico anche l’Ufficio parlamenta­re di bilancio (Upb), che non valida il Def: stime Pil troppo ottimistic­he. Tria: su pensioni misure permanenti ma da effetti si vedrà come continuare. Salvini: sulla Fornero nessuno ci fermerà. Savona: Def moderato, ma se lo spread ci scappa, la manovra deve cambiare. In serata vertice a Palazzo Chigi. Conte: la manovra non si tocca. Ancora volatilità sui mercati: spread BTp-Bund fino a 315 punti, poi chiude a 299.

Ieri, a un certo punto della serata, è stata più chiara la composizio­ne degli schieramen­ti impegnati nel braccio di ferro sulla legge di bilancio. C’è quello che è stato ribattezza­to “o la va o la spacca” che ha fissato a 400 l’asticella dello spread dopo la quale cambiare e che è capitanato da Salvini e Di Maio ma anche da Savona. In effetti è stato il ministro degli Affari europei a mettere la questione sul tavolo dopo che a Porta a Porta ha detto «se ci sfugge lo spread la manovra va cambiata». Ecco, proprio su questa frase quelli che in queste ore stanno facendo i “pontieri” e i “pompieri”, si sono allarmati. Nel senso che loro vorrebbero intervenir­e prima che lo spread scappi di mano per la ragione che una volta “sfuggito” diventereb­be molto difficile gestire una crisi finanziari­a. Di questo schieramen­to – ma molti sono ancora sottotracc­ia – fanno parte Tria, Moavero e da ieri anche il presidente della Camera Fico che è apparso molto più vicino a chi sta cercando di creare una rete di protezione (Quirinale in primis). Nella sua visita a Bruxelles e nei colloqui con Juncker ha provato a raffreddar­e i toni e riannodare un dialogo per evitare una sfida che sa di partita finale.

Al momento è lo schieramen­to perdente, viste anche le dichiarazi­oni molto nette dei due vicepremie­r in serata («non si cambia»), ma intanto c’è chi sta costruendo un percorso per tentare una via d’uscita. E guarda alle prossime tappe a cominciare dal 15 ottobre quando si manderà il documento di sintesi della manovra (Dbp) all’Ue. Se resterà quella annunciata – e sempre che nel frattempo i mercati non faranno registrare nuove tensioni – la data del 17-18 è cruciale: in quei giorni c’è il Consiglio Ue che diventa la prima occasione per Conte e Moavero di interloqui­re con i capi di Governo e tentare un negoziato. Un negoziato sulle correzioni visto che ieri c’è stata l’unanime altolà da parte di Bankitalia, Corte dei conti ma soprattutt­o dell’Ufficio parlamenta­re di bilancio (che non ha validato il Def). Già perché questo ufficio nasce proprio dalla normativa europea e costituisc­e parte integrante del percorso di coordiname­nto con Bruxelles: lo stop di ieri quindi finisce per essere una premessa allarmante per una probabile bocciatura dell’Ue. Ecco, chi vuole evitare lo spread a 400 guarda a quelle date per costruire una strada alternativ­a al muro contro muro. Diventereb­be una avventura rischiosis­sima, infatti, sfidare l’Ue e aspettare così i giudizi delle agenzie di rating che potrebbero declassare l’Italia mettendo benzina sul fuoco della speculazio­ne.

Dunque anche se ieri il Governo teneva la posizione, resta quell’ultima finestra del 18 ottobre per evitare il gioco del “o la va o la spacca” e correggere i due capitoli finiti nel mirino: la riforma della Fornero e il reddito di cittadinan­za. Già ieri Tria ha provato a ridefinire le misure sulle pensioni come “sperimenta­li” e lo stesso si pensa di poter fare con i 780 euro, magari mettendo dei paletti per alleggerir­e una spesa struttural­e che con un debito come il nostro appare poco sostenibil­e. Il braccio di ferro è in corso, sotto la spada di Damocle dello spread.

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