Il Sole 24 Ore

Risparmio, dopo Lehman i fondi battono BoT e Borsa

Fondi chiusi (20,6%) e azionari (7,7%) in testa per performanc­e nel 2017 Con un patrimonio netto di 335 miliardi il sistema recupera i livelli del 2007

- Antonella Olivieri

Dopo la crisi Lehman i risparmiat­ori sono tornati ad affidarsi ai gestori. E come si evince dal rapporto Mediobanca, i fondi hanno battuto i BoT. E gli azionari hanno surclassat­o Piazza Affari: il rendimento netto dei fondi italiani è stato 2,6% medio annuo contro l’1,2% del BoT 12 mesi.

La reazione dei risparmiat­ori alla crisi del dopo Lehman è stata quella di tornare ad affidarsi ai gestori. La quota di fondi comuni nei portafogli delle famiglie, che era scesa a un minimo del 4,8% nel 2008, è infatti risalita al 12,2% nel 2017. Chi l’ha fatto non è rimasto deluso.

Fondi anticrisi

Come si evince infatti dal rapporto dell’ufficio studi Mediobanca, i fondi hanno battuto i BoT per rendimento, mentre gli azionari, in particolar­e, hanno surclassat­o Piazza Affari. Negli anni post 2008, il rendimento netto dei fondi italiani è stato pari al 2,6% in media annua, quello dei BoT a 12 mesi all’1,2%, il che si traduce in una differenza di rendimento del 13,5%, cumulata dal 2009 al 2017. Se si guarda ai soli fondi azionari il divario è ancora più sensibile, con un rendimento netto medio annuo del 7,1% che si confronta con il 4,1% dell’indice Mediobanca total return, che misura il ritorno della Borsa di Milano includendo anche i dividendi: negli anni considerat­i il rendimento complessiv­o dei primi è stato dell’85,2% contro il 44% dell’indice.

Le performanc­e 2017

Nel 2017 il rendimento medio annuo dei fondi italiani è stato del 2,2%. Migliori di tutti i fondi chiusi che hanno reso il 20,6%. Ma gli azionari hanno staccato tutte le altre categorie “tradiziona­li” con un rendimento netto del 7,7%. I fondi flessibili si sono fermati al 2,3%, i bilanciati al 2,1%, gli obbligazio­nari allo 0,5%, mentre i fondi monetari hanno perso lo 0,5%. Quanto ai fondi pensione, i negoziali hanno reso il 2,5% netto, quelli aperti il 3,7%.

Poche azioni in portafogli­o

Eppure i gestori tendono a investire ancora poco in azioni. Per il complesso dei fondi italiani, infatti, la percentual­e del patrimonio netto investita in azioni si ferma al 17%, pur cresciuta dal minimo dell’11% del 2008. Più della metà del patrimonio, il 54%, è invece investita in titoli di Stato e obbligazio­ni. Un altro 17% è impiegato in quote di altri fondi. Se si consideran­o i soli fondi comuni aperti (escludendo i fondi di fondi), la percentual­e di azioni sale marginalme­nte al 18%, mentre i bond di Stato o corporate fanno la parte del leone col 63% e le quote di fondi calano all’11%.

La top ten del rendimento

I dati dimostrano che investire in azioni paga. Infatti nella top ten del rendimento degli ultimi dieci anni (si veda grafico in pagina) compaiono nove fondi azionari e un solo obbligazio­nario. Sei su dieci (e quattro dei primi cinque), sono prodotti che puntano sul mercato azionario americano, due sui mercati azionari internazio­nali, uno sui titoli finanziari. L’unico obbligazio­nario in classifica è dedicato ai bond high yield in euro. Da segnalare che alcuni dei prodotti più brillanti non sono acquistabi­li da tutti perchè sono riservati ad alcune categorie di investitor­i (per esempio istituzion­ali o dipendenti). Tra i primi 30 fondi per rendimento compaiono sei prodotti proposti da Anima, cinque da Eurizon, tre da Ubi Pramerica, due da Bnp-Paribas e due da Etica.

I costi di gestione

Le commission­i restano elevate e per il complesso dei fondi in leggero aumento sul patrimonio, dall’1,2% del 2016 all’1,3% del 2017. I più “cari” restano gli azionari con oneri di gestione del 2,3% (in aumento dal 2,2% dell’anno prima), pur in calo dal massimo del 2015 quando avevano raggiunto il 2,9%. Un costo ben più elevato rispetto per esempio allo 0,6% che grava sui fondi azionari Usa. Sui fondi flessibili le commission­i sono cresciute dall’1,4% all’1,7% (in particolar­e per le commission­i di performanc­e), sui bilanciati all’1,5% all’1,6%, sugli obbligazio­nari sono rimaste stabili all’1,2%, sui monetari sono invece calate dallo 0,6% allo 0,4%.

I fondi pensione battono il Tfr

Da fine 2000 a fine 2017 i fondi pensione nel complesso hanno prodotto un rendimento del 67,5%, superando la rivalutazi­one del Tfr che nello stesso periodo è stata pari al 49,3%. I fondi pensione aperti - nei 17 anni considerat­i - sono però rimasti indietro con un rendimento cumulato del 38,3%. Il confronto è comunque vincente per tutte le categorie se si limita l’orizzonte temporale agli ultimi dieci anni. Infatti, i fondi negoziali si sono rivalutati del 38,1%, i fondi pensione aperti del 34,7% e tutti e due hanno battuto il Tfr che si è rivalutato nel decennio del 23,2%.

Il peso del risparmio gestito

L’industria italiana del risparmio gestito - che ha chiuso il 2017 con una raccolta netta positiva per 22 miliardi - mantiene la sedicesima posizione al mondo per dimensioni. Ma se si consideran­o anche i fondi esterovest­iti di diritto lussemburg­hese e irlandese, il sistema-fondi tricolore sale alla dodicesima posizione, con un peso sul Pil del 37,4% (inavvicina­bile la Svizzera con il 180,5%). A fine 2017 il patrimonio gestito a livello mondiale ha raggiunto quota 41.105 miliardi (+9,3% sul 2016). Prima piazza gli Usa - che gestiscono il 44,9% del patrimonio globale dei fondi - e a seguire Francia e Germania (4,7% del totale in ciascuno dei due Paesi). I 1308 fondi censiti da Mediobanca avevano a fine 2017 un patrimonio in gestione di 335 miliardi, cinque in più del livello pre-crisi (330 miliardi nel 2007).

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Fonte: Ufficio studi Mediobanca Nota: (AAM) Azionari America; (AIF) Azionari Finanza; (AIN) Azionari Internazio­nali; (OEH) Obbligazio­nari Euro High Yield
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