Il Sole 24 Ore

Fmi, allarme sul credito italiano

«Significat­ivo canale di trasmissio­ne del rischio che potrebbe essere riacceso»

- Maximilian Cellino e Gianluca Di Donfrances­co

L’Italia torna a far parlare di sé all’interno del Fondo monetario internazio­nale e, come prevedibil­e, non per una nota di merito. Stavolta è il legame fra banche e titoli di Stato a preoccupar­e l’organismo riunito in questi giorni a Bali in Indonesia, tanto da meritarsi un ruolo di primo piano fra i fattori di rischio indicati per l’Eurozona e per il sistema finanziari­o globale, insieme alle vulnerabil­ità dei Paesi emergenti e all’escalation nelle guerre commercial­i e a quello che appare un atteggiame­nto «compiacent­e» dei mercati, che non sembrano apprezzare il pericolo di un eventuale brusco deterioram­ento del quadro finanziari­o.

Fra le righe del Global Financial Stability Report diffuso oggi, l’Fmi sottolinea in generale come la presenza nei bilanci delle banche di ingenti quantitati­vi di bond emessi da Paesi fortemente indebitati rappresent­a «una potenziale vulnerabil­ità» come dimostrato dalla crisi dell’euro. Ma non manca di citare in modo esplicito il nostro Paese quando afferma che «in Italia le incertezze politiche hanno riportato all’attenzione il legame tra banche e debito sovrano» e sottolinea come l’allargamen­to dello spread sui titoli governativ­i abbia a sua volta «indotto un aumento dei credit default swap del credito bancario».

Questo legame - ben presente fra gli analisti tanto che dopo Credit Suisse, ieri anche Jp Morgan ha calato la scure sulle stime sugli utili delle banche italiane - resta per i tecnici del Fondo «un significat­ivo canale di trasmissio­ne del rischio», che potrebbe essere nuovamente «riacceso» come una miccia «se le preoccupaz­ioni legate alla politica di bilancio dovessero riemergere» proprio a causa di quei 373 miliardi di euro di BTp ancora detenuto dagli istituti di credito «e alla loro esposizion­e sul mercato domestico».

«In uno scenario simile le tensioni potrebbero allargarsi ai mercati del debito pubblico in Europa, come già avvenuto in passato in occasione della crisi del debito e, in misura più limitata, lo scorso maggio» avverte l’Fmi, puntando così il dito su quel rischio contagio che tiene in apprension­e l’intera comunità finanziari­a, a partire dalla stessa Banca centrale europea.

Più in generale, il Fondo rileva che man mano che le Banche centrali procederan­no con il rientro dalle politiche monetarie accomodant­i, le condizioni finanziari­e diventeran­no più difficili e questo potrebbe portare alla luce vulnerabil­ità e fragilità. La ricetta dell’Fmi, a dieci anni esatti dalla crisi finanziari­a culminata nel crack Lehman, resta ancora quella di «rafforzare i cuscinetti anticiclic­i» delle banche e di «completare le riforme regolament­ari in agenda resistendo alla tentazione di fare un passo indietro».

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ANDREW CABALLERO-REYNOLDS/AFP Fmi.Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazio­nale

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