No dell’Ufficio bilancio, Tria in difesa
Oggi replica ma cresce il rischio di bocciatura dalla Ue. «Se lo spread sale pronti a fare quel che serve» «Modificheremo la manovra se il differenziale a 400» E attacca Draghi: «Senza acquisti non preserva la stabilità»
Il ministro.
Savona.
La difesa appassionata di Tria delle stime di crescita «prudenziali» messe alla base della manovra non è bastata a evitare il non possumus dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Le previsioni sono «troppo ottimistiche», ha spiegato l’Authority dei conti nell’audizione serale alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato dove in mattinata aveva parlato il ministro dell’Economia. E ci sono «forti rischi al ribasso» portati da una congiuntura troppo debole e dalle «turbolenze finanziarie» riassunte anche ieri dall’altalena dei rendimenti dei titoli di Stato. Parole che offrono altri argomenti ai rischi di bocciatura europea, anche perché l’Upb è nato nel 2014 per attuare regole Ue e Fiscal Compact. E proprio per rispondere alle obiezioni dell’Authority (anticipate sul Sole 24 Ore di ieri) Tria tornerà oggi in Parlamento, per sostenere gli argomenti alla base della crescita programmata.
Sullo spread, invece, il titolare dei conti italiani ribadisce che l’indicatore è stato portato «a livelli non accettabili» non dalla composizione della manovra, ma da «un problema di aspettative sul cosiddetto piano B», la cui inesistenza «è già stata chiarita dal governo». Ma «è chiaro che se c’è una crisi finanziaria qualcosa salta», chiarisce Tria: «Spread a 400? A 500? aggiunge incalzato dalle domande dei parlamentari, Renato Brunetta (Fi) in testa - Un governo fa quel che deve fare di fronte a una crisi inaspettata», richiamando il «whatever it takes» di Draghi. Al presidente della Bce si rivolge direttamente il ministro agli Affari europei Paolo Savona: «Draghi ha fatto un buon lavoro», sostiene in serata a Porta a Porta, ma ora «non assolve al suo compito di preservare la stabilità bancaria» perché «dovrebbe abbattere lo spread intervenendo in acquisto». «Se ci sfugge lo spread deve cambiare la manovra», aggiunge Savona, dicendosi però «abbastanza sicuro» del fatto che la distanza con i Bund non arriverà a 400 punti. L’ipotesi non è all’ordine del giorno, chiariscono Salvini e Di Maio dal vertice serale a Palazzo Chigi. Ma se lo spread salirà «non staremo fermi», aggiunge il leader leghista: «Abbiamo tante idee, e gli italiani sono pronti a darci una mano» con il loro «risparmio privato che non ha eguali al mondo». Il riferimento è prima di tutto ai Cir, i conti individuali di risparmio punteranno a incentivare con sconti fiscali gli investimenti delle famiglie in Btp (si veda Il Sole 24 Ore di domenica scorsa).
Sulla definizione delle misure, però, la complicata audizione che ha impegnato per due ore e mezza il ministro dell’Economia ha confermato che la quadra nella maggioranza è ancora da trovare. Sulle pensioni, Tria ha prima parlato a deputati e senatori di misure «temporanee». Il passaggio attira l’attenzione di Antonio Misiani (Pd), e interrogato sul punto Tria chiarisce che i fondi sono «permanenti», ma il governo ne «vedrà l’effetto e in base a quello vedrà come continuare, in quale forma e in quale misura». «Sulla riforma della Fornero niente e nessuno ci potrà fermare», taglia corto invece Salvini.
Ma la battaglia in Parlamento, che avrà una replica nella tarda mattinata di oggi con le risposte di Tria alle obiezioni dell’Upb su richiesta dei parlamentari dell’opposizione, si sta giocando tutta sull’obiettivo di crescita all’1,5% fissato per il prossimo anno.
Si tratta di aggiungere sei decimali a un ritmo tendenziale del Pil che a regole invariate si fermerebbe a un +0,9%. La spinta, secondo i calcoli ministeriali, dovrebbe arrivare soprattutto dall’accoppiata fra reddito di cittadinanza e tagli fiscali (+0,34%), mentre lo stop alle clausole Iva dovrebbe portare poco più dei due decimali di Pil attesi dal rilancio degli investimenti pubblici. I rifinanziamenti («politiche invariate») dovrebbero assicurare un +0,17%, un +0,07% è atteso dagli incentivi agli investimenti privati mentre le coperture dovrebbero determinare una frenata dello 0,38% fra tagli di spesa (-0,23%) e maggiori entrate (-0,15%). Cifre troppo ambiziose per l’Upb, anche perché fra l’altro presuppongono un aumento del 16% degli investimenti rispetto al 2018 dopo anni di contrazione continua.