Il Sole 24 Ore

Clausola Iva «frena-deficit» da 30 miliardi in due anni

Senza questa «garanzia» disavanzo al 2,8% nel 2020 e al 2,6% a fine triennio

- Gianni Trovati gianni.trovati@ilsole24or­e.com

Il programma di finanza pubblica presentato dal governo poggia anche su circa 30 miliardi di clausole Iva fra 2020 e 2021. Senza questo gancio, il deficit nominale salirebbe verso il 2,8% nel 2020 e si attestereb­be al 2,6% l’anno successivo. La stessa dinamica sarebbe seguita dal saldo struttural­e, cioè il risultato che viene messo sotto esame a Bruxelles dopo aver “pulito” i conti dalle una tantum e dagli effetti del ciclo economico. Invece di rimanere piatto all’1,7% nel triennio, come indicato dal governo, andrebbe al 2,4% nel 2020 per raggiunger­e quota 2,5% nel 2021.

A rendere possibili i calcoli definitivi sulla sterilizza­zione degli aumenti Iva, totale per l’anno prossimo e parziale per i due successivi, è una tabella portata ieri mattina da Tria all’audizione alle commission­i Bilancio di Camera e Senato. La tabella indica per ogni anno il peso delle principali misure in arrivo, fra cui campeggia appunto il blocco agli aumenti Iva. La mossa vale 7 decimi di Pil l’anno prossimo, e quindi cancella in toto i 12,4 miliardi di aumenti ereditati dall’ultima manovra. Ma si alleggeris­ce a tre decimali (5,6 miliardi circa) nel 2020 e a 2 decimali (3,8 miliardi) l’anno successivo. Ma il programma confermato dal Def di aprile targato Gentiloni-Padoan, oltre ai 12,4 miliardi per il 2019, metteva in calendario aumenti per 19,1 miliardi nel 2020 e per 19,6 nell’anno successivo. Risultato: anche dopo la manovra resterebbe­ro clausole da circa 13,5 miliardi per il secondo anno del triennio e da 16 per quello successivo.

Questa inevitabil­e girandola di cifre non basta però a spiegare del tutto il ruolo inedito che le clausole residue giocano nel nuovo quadro di finanza pubblica. Nate nel 2011 con le manovre estive Berlusconi­Tremonti, sterilizza­te da Monti e riprese da Letta, che le fece scattare in parte prima che Renzi le rimettesse in campo bloccandol­e poi di anno in anno, le clausole Iva sono servite per mettere in programma ambiziosi tagli di deficit; poi destinati a essere molto ammorbidit­i dal confronto annuale con Bruxelles sulla “flessibili­tà”. Ora invece le clausole servono a evitare un aumento del disavanzo, nominale e struttural­e, che moltiplich­erebbe le incognite sui mercati e le obiezioni di Bruxelles.

La NaDef in discussion­e alla Camera, però, ne promette l’eliminazio­ne l’anno prossimo, quando il programma di stabilità 2019 dovrà definire gli «interventi di revisione della spesa corrente e di migliorame­nto della riscossion­e delle imposte» chiamati a sostituirl­e. Chiudendo così un derby che fin dal 2011 contrappon­e le clausole Iva ai tagli alle spese, fiscali e non.

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