Bankitalia: non toccate le pensioni Sovrastimata l’entità della crescita
Impatto «elevato» delle misure programmate. Il debito/Pil va ridotto: è il «grande moltiplicatore delle turbolenze» - Effetto spread sulle banche: oltre un certo limite credito a rischio
La bocciatura della manovra.
L’impatto delle misure programmate dal Governo è stato giudicato «elevato» da Bankitalia nel corso dell’audizione sulla Nota di aggiornamento al Def. Per realizzare davvero una crescita dell’1,5% del Pil nella media dei prossimi tre anni servirebbero valori dei moltiplicatori fiscali «superiori a quanto generalmente stimato per l’Italia». E quell’impulso dovrebbe verificarsi, per esser tale, «fin dai primissimi mesi dell’anno». Condizioni tutte da dimostrare per una manovra che porta l’indebitamento netto al 2,4% l’anno venturo e «rinvia a una data imprecisata il conseguimento dell’equilibrio di bilancio». Mentre è invece certo fin d’ora l’effetto di un altro moltiplicatore, quello del debito pubblico.
Il vicedirettore generale, Luigi Federico Signorini, lo ha ripetuto tre volte davanti ai deputati e i senatori delle commissioni riunite: «Il debito è, per l’Italia, il grande moltiplicatore delle turbolenze». Data la sua mole è sempre presente «la minaccia di innescare un circolo vizioso tra costo e incidenza del debito». E anche il fatto che sia detenuto per due terzi da residenti «non lo isola dai rischi di mercato».Per questo il rapporto debito/Pil va piegato «con decisione» verso il basso. Perché le oscillazioni del suo valore esercitano effetti negativi su tutta l’economia, sui risparmi e le imprese. E sulle banche: «Una minore valutazione dei titoli di Stato in portafoglio incide sui requisiti patrimoniali e, oltre certi limiti, può ridurne la capacità di offrire credito».
In una parte del testo non letto da Signorini si spiega che l’esercizio presentato lo scorso maggio, con tassi
ROMA
ben più bassi di oggi, non vale più: ora con un avanzo primario attorno al 4% non bastano 10 anni per portare il debito al 100% del Pil, ne servono 17 o 18. Troppi per non incrinare la fiducia dei risparmiatori. Secondo Bankitalia ai tassi attuali la spesa per interessi cresce, rispetto alle stime di aprile: quasi 11 miliadi in più (0,6% del Pil) tra il ’19 e il ’21.
Per proteggersi dal rischio mercati, ha sottolineato l’esponente del Direttorio di Via Nazionale mentre lo spread viaggiava sopra i 300 punti base, è essenziale dare certezze. Serve un credibile percorso di rientro verso il pareggio di bilancio e serve massima attenzione sulle coperture della manovra. Evitando per esempio, che a misure espansive permanenti facciano fronte anticipi di entrate, coperture temporanee o clausole di incerta applicazione. Insomma, se è giusto l’obiettivo di ridurre il divario tra Italia e Europa, bisogna farlo con grande cautela e con una ricomposizione del bilancio pubblico capace di aumentare il potenziale di crescita: con più investimenti produttivi, una più equa ripartizione del carico fiscale, una maggiore capacità perequativa dei trasferimenti pubblici.
Discorso a parte per le pensioni. «La Nota - dice Signorini - sottolinea giustamente che le riforme introdotte negli ultimi vent’anni hanno significativamente migliorato sia la sostenibilità sia l’equità intergenerazionale del sistema. È fondamentale non tornare indietro su questi due fronti». Se si vuole più flessibilità si deve garantire l’equivalenza attuariale delle nuove pensioni. E non c’è alcuna evidenza empirica capace di dimostrare che nuovi pensionamenti di anzianità favoriscano le assunzioni dei giovani. Parole nette, a cui i due vicepremier han risposto per le rime. Di Maio: «Se Bankitalia vuole un Governo che non tocca la Fornero, la prossima volta si presenti alle elezioni con questo programma». Salvini: «Sulla riforma della Fornero niente e nessuno ci potrà fermare».