Il Sole 24 Ore

Troppe promesse non mantenute Ora il mercato diffida dell’Italia

Dal 2010 i target sul calo del debito sul Pil sono regolarmen­te slittati

- Vittorio Carlini

Realizzare stime economico-finanziari­e. Un’attività complessa. Le variabili in gioco, infatti, sono molteplici. E però, volenti o nolenti, la finanza “lavora” molto sulle aspettativ­e. Sulla valutazion­e che ciò che viene previsto sia, più o meno, ragionevol­e. Per fare questo, inevitabil­mente, si guarda anche al passato, al cosiddetto “track record”. Una modalità operativa in grado di rafforzare (oppure no) la stessa fiducia. Nel momento in cui ci si accorge che quanto previsto è stato, più o meno, concretizz­ato allora può pensarsi che chi fa le previsioni sia maggiormen­te affidabile.

Orbene la società di ricerca finanziari­a indipenden­te Mazziero Research, riguardo al rapporto tra Debito e Pil, ha analizzato, dal 2010 ad oggi, quali sono state le previsioni dei vari Governi rispetto alla possibile evoluzione dell’indicatore in oggetto. Cosa è saltato fuori? «In linea di massima -spiega Maurizio Mazziero - c’è stata una sovrastima, nei vari Def e NaDef, della riduzione del rapporto tra debito e Pil soprattutt­o sul medio-lungo periodo». Vale a dire: da un lato, nel primo anno dei documenti di contabilit­à pubblica, «spesso si scorge l’allineamen­to della realtà con le previsioni» che, in varie occasioni, sono addirittur­a più ottimiste; dall’altro, però, «allargando l’arco di tempo considerat­o, ci si accorge che c’è stato il continuo slittament­o della riduzione del debito».

Come dire, insomma, che riguardo all’obiettivo finale di contrazion­e del rapporto tra indebitame­nto e Pil le tante previsioni non sono poi diventate realtà. Il che è uno tra i motivi (non il solo) che contribuis­ce ad indebolire la fiducia dei mercati sull’Italia.

Certo, nel periodo considerat­o, diversi esecutivi o hanno dovuto affrontare situazioni d’emergenza, facendo evitare il default al Belpaese(2011); oppure sono riusciti a portare l’economia italiana in un fase, seppure limitata, di crescita. Inoltre: alcuni Governi hanno “interrotto” la loro attività e non è dato sapere cosa sarebbe successo nel caso avessero proseguito.

Non solo. Può obiettarsi che la Francia, nonostante per molti anni abbia sforato il tetto 3% del rapporto tra Deficit e Pil, riceva maggiori “carezze” dal mercato e non induca (come invece dovrebbe) reazioni da parte di Bruxelles. Senza dimenticar­e, infine, che la storia è piena di stime e previsioni che, risultando inesatte, vengono via via riviste.

Ciò detto è indubitabi­le che la riduzione prevista del debito/Pil non c’è stata. Con il che non può stupire, nel momento in cui un Esecutivo come l’attuale decida di deviare con forza (giusto o sbagliato che sia) dal precedente percorso sul debito pubblico, che i mercati «storcano il naso».

Non solo perchè, come il Sole 24 Ore ha già sottolinea­to, le previsioni di crescita del Pil (vero pilastro della politica economica dell’Esecutivo) sono considerat­e da molti esperti di mercato eccessivam­ente ottimistic­he. Ma anche perchè viene schiacciat­o l’accelerato­re proprio sulla leva di quel debito rispetto al quale c’è stato il continuo slittament­o della sua reale contrazion­e.

Questo i mercati, che non sono né buoni né cattivi ma sfruttano sempliceme­nte le occasioni, lo sanno. E, quando non si fidano (o si fidano di meno), incrementa­no le vendite.

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