Tasse al 13% e zero burocrazia: il Montenegro come Montecarlo
Sono circa 500 le imprese italiane nel Paese; tre maxi progetti nel turismo
«Venite a investire in Montenegro»: è l’appello lanciato ieri a imprenditori e investitori italiani dal presidente Milo Djukanovic, che ha partecipato a Milano al convegno «Fare affari con il Montenegro». Questo è anche il titolo di un libro - disponibile presso il consolato onorario di Milano - che spiega in dettaglio le «opportunità di business in una delle economie più vivaci d’Europa». A pagina 92 si parla ad esempio di un sistema fiscale da sogno, che prevede una corporate tax del 9% (cui si aggiunge un altro 9% in distribuzione degli utili) e una imposta sul reddito personale tra il 9 e il 13%. Ci sono molte altre ragioni - a di là della politica fiscale molto competitiva, specie nelle zone speciali - per considerare un investimento.
Erich Cossutta, presidente di Confindustria Montenegro (istituita alcuni mesi fa come organizzazione autonoma) cita il fatto che «per costituire una società bastano pochi giorni. Le incombenze burocratiche sono molto ridotte, mentre è facile trovare personale giovane e qualificato, a costi relativamente bassi». Fa premio un contesto macroeconomico favorevole, con un Pil in netta crescita (+4,2% nel secondo trimestre) trainato da investimenti e turismo. In quest’ultimo settore, il Montenegro è diventato il secondo Paese al mondo per ritmi di sviluppo. Vicinanza geografica e culturale, appartenenza all’euro, (fin troppa) stabilità politica e la candidatura più avanzata per entrare nella Ue completano un quadro attraente dal punto di vista degli investitori. Il direttore esecutivo di Hipotekarna Bank, Nicola Spadijer, ha poi sottolineato che il sistema bancario è ben capitalizzato e «customer-oriented».
I tre casi presentati al convegno di maxiprogetti di investimento evidenziano i forti progressi del Paese nell’attrarre investimenti dall’estero: i resort integrati di Portonovi (dove lavora la Pizzarotti), Porto Montenegro (che vuole proporsi come la «Montecarlo» dell’Adriatico) e Lustica Bay (una sorta di nuova città). Sono circa 500 le imprese italiane presenti in Montenegro, che dall’anno prossimo sarà collegato all’Italia da un cavo sottomarino di Terna per il trasporto di energia. Certo ci sono stati investimenti dall’Italia che si sono rivelati un incubo, come quello della utility A2A.
Djukanovic promette miglioramenti sia nella governance sia più in generale nella «rule of law», richiesti peraltro dalla Ue per l’accesso: l’ultimo report di aprile della Commissione continua a non lesinare critiche. Il leader più longevo d’Europa (dominatore della politica del suo Paese fin dalla dissoluzione dell’ex Jugoslavia) è decisamente europeista: Djukanovic enfatizza la necessita di un processo parallelo per la Ue in direzione sia di una maggiore integrazione sia di un allargamento nei Balcani.