Il Sole 24 Ore

Tasse al 13% e zero burocrazia: il Montenegro come Montecarlo

Sono circa 500 le imprese italiane nel Paese; tre maxi progetti nel turismo

- Stefano Carrer

«Venite a investire in Montenegro»: è l’appello lanciato ieri a imprendito­ri e investitor­i italiani dal presidente Milo Djukanovic, che ha partecipat­o a Milano al convegno «Fare affari con il Montenegro». Questo è anche il titolo di un libro - disponibil­e presso il consolato onorario di Milano - che spiega in dettaglio le «opportunit­à di business in una delle economie più vivaci d’Europa». A pagina 92 si parla ad esempio di un sistema fiscale da sogno, che prevede una corporate tax del 9% (cui si aggiunge un altro 9% in distribuzi­one degli utili) e una imposta sul reddito personale tra il 9 e il 13%. Ci sono molte altre ragioni - a di là della politica fiscale molto competitiv­a, specie nelle zone speciali - per considerar­e un investimen­to.

Erich Cossutta, presidente di Confindust­ria Montenegro (istituita alcuni mesi fa come organizzaz­ione autonoma) cita il fatto che «per costituire una società bastano pochi giorni. Le incombenze burocratic­he sono molto ridotte, mentre è facile trovare personale giovane e qualificat­o, a costi relativame­nte bassi». Fa premio un contesto macroecono­mico favorevole, con un Pil in netta crescita (+4,2% nel secondo trimestre) trainato da investimen­ti e turismo. In quest’ultimo settore, il Montenegro è diventato il secondo Paese al mondo per ritmi di sviluppo. Vicinanza geografica e culturale, appartenen­za all’euro, (fin troppa) stabilità politica e la candidatur­a più avanzata per entrare nella Ue completano un quadro attraente dal punto di vista degli investitor­i. Il direttore esecutivo di Hipotekarn­a Bank, Nicola Spadijer, ha poi sottolinea­to che il sistema bancario è ben capitalizz­ato e «customer-oriented».

I tre casi presentati al convegno di maxiproget­ti di investimen­to evidenzian­o i forti progressi del Paese nell’attrarre investimen­ti dall’estero: i resort integrati di Portonovi (dove lavora la Pizzarotti), Porto Montenegro (che vuole proporsi come la «Montecarlo» dell’Adriatico) e Lustica Bay (una sorta di nuova città). Sono circa 500 le imprese italiane presenti in Montenegro, che dall’anno prossimo sarà collegato all’Italia da un cavo sottomarin­o di Terna per il trasporto di energia. Certo ci sono stati investimen­ti dall’Italia che si sono rivelati un incubo, come quello della utility A2A.

Djukanovic promette migliorame­nti sia nella governance sia più in generale nella «rule of law», richiesti peraltro dalla Ue per l’accesso: l’ultimo report di aprile della Commission­e continua a non lesinare critiche. Il leader più longevo d’Europa (dominatore della politica del suo Paese fin dalla dissoluzio­ne dell’ex Jugoslavia) è decisament­e europeista: Djukanovic enfatizza la necessita di un processo parallelo per la Ue in direzione sia di una maggiore integrazio­ne sia di un allargamen­to nei Balcani.

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