Il Sole 24 Ore

Via la concession­e? Rischio beffa per i risparmiat­ori

I bond per istituzion­ali hanno un’opzione put di «fuga», quelli retail no

- Morya Longo

Giuseppe Conte, l’avvocato degli italiani che come primo atto da Premier incaricato andò a rassicurar­e i risparmiat­ori traditi dai bond Etruria e che ora stanzia più fondi per risarcirli, rischia a sua volta di beffare i risparmiat­ori italiani che hanno comprato i bond di Autostrade. Perché se il suo Governo revocasse la concession­e alla società, gli investitor­i istituzion­ali internazio­nali che hanno in mano i bond di Autostrade per l’Italia avrebbero un’arma giuridica in più (anche se solo formale) per difendere i propri soldi rispetto ai risparmiat­ori italiani.

Il motivo si trova nelle pieghe legali dei vari prestiti obbligazio­nari emessi dal gruppo autostrada­le: i bond internazio­nali sono infatti disciplina­ti dalla legge inglese e prevedono la possibilit­à di chiedere un rimborso anticipato qualora Autostrade perdesse la concession­e (opzione Put), mentre i bond per risparmiat­ori sono sottoposti alla legge italiana e nel prospetto questa possibilit­à non la prevedono.

Il paradosso riguarda 11 prestiti obbligazio­nari emessi da Aspi sui mercati internazio­nali (per un totale di 6,2 miliardi di euro e 450 milioni di sterline) e due bond (per 1,75 miliardi di cui uno scade a novembre 2018) destinati ai piccoli risparmiat­ori. I primi prevedono nel prospetto un’esplicita opzione Put: «I bond - si legge nel documento legale di uno di questi titoli - saranno rimborsabi­li prima della loro scadenza qualora la concession­e autostrada­le venisse terminata o revocata». Insomma: gli investitor­i istituzion­ali internazio­nali (gli unici che possono comprare questi titoli) hanno la possibilit­à contrattua­le di chiedere tutti i soldi investiti in anticipo direttamen­te ad Autostrade qualora la società perdesse la concession­e. Anche se questo diritto è subordinat­o a una serie di eventi (la revoca deve essere valida ed efficace), secondo due pareri legali acquisiti dal Sole 24 Ore questa opzione Put funziona.

I risparmiat­ori invece questa opzione non ce l’hanno. Questo non significa che non abbiano tutele legali, ma i loro bond non prevedono opzioni Put. «È così per tutte le società spiega un’avvocato che lavora da anni sui prospetti -. I bond per istituzion­ali prevedono una serie di tutele per gli investitor­i e meccanismi di uscita anticipata dall’investimen­to che i bond retail non prevedono. Ma questo non significa che i risparmiat­ori non siano protetti dalla legge: hanno anzi tutte le tutele sostanzial­i previste dal Codice civile in casi di default». Questo è vero. Ma è anche vero che in questo caso non siamo in una situazione di default, bensì solamente di una potenziale revoca della concession­e. Ebbene: per questo evento preciso esiste uno strumento specifico di tutela solo per gli investitor­i istituzion­ali. Le tutele legali contrattua­li per i risparmiat­ori scatterebb­ero - come per tutti i bond - solo qualora ci fosse un rischio di solvibilit­à: in tal caso scatterebb­e la «decadenza del beneficio del termine», cioè i risparmiat­ori avrebbero la possibilit­à di chiedere il rimborso anticipato anche prima della scadenza. Ma non è questo il caso. Invece la revoca della concession­e, da sola, non dà loro alcun diritto specifico.

Detto questo, anche per gli istituzion­ali questo diritto rischia di essere solo formale. Per essere esercitabi­le, secondo l’interpreta­zione di Atlantia, l’opzione Put deve infatti essere «valida» (dunque se Autostrade impugna la revoca della concession­e bisogna aspettare il pronunciam­ento del Tar) ed «efficace» (cioè Autostrade deve ricevere l’indennizzo dallo Stato). Solo dopo tutto questo - sempre secondo l’interpreta­zione di Atlantia - gli investitor­i potranno materialme­nte esercitare l’opzione Put. A quel punto il gruppo avrà i soldi per risarcirli e anche per rimborsare alla scadenza i bond retail. Però è anche vero che il Governo è sempre stato molto critico sul tema dell’indennizzo. La battaglia legale rischia di essere infuocata. Nel frattempo, almeno, gli investitor­i istituzion­ali hanno in mano uno strumento giuridico che i risparmiat­ori non hanno. Sarà solo formale, ma come si suol dire - «piuttosto che niente è meglio piuttosto».

á@MoryaLongo

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