Il Sole 24 Ore

«Creval: prima il rilancio, poi fusione in due anni»

LUIGI LOVAGLIO Il candidato unico alla presidenza: focus sulla Valtellina, spinta al credito

- Luca Davi á@lucaaldoda­vi

Prima, un rilancio commercial­e intenso, che dovrà riportare la banca a essere redditizia e il titolo sul livello dei competitor. Poi un’aggregazio­ne «da realizzare nel giro di un paio d’anni».

È un progetto ad ampio respiro, quello che disegna per il Creval Luigi Lovaglio, in questa intervista al Sole 24Ore . Il banchiere, 62 anni, è il candidato unico al ruolo di presidente della banca valtelline­se. Da venerdì, quando a Milano si terrà l’assemblea straordina­ria che dovrà rinnovare il board, toccherà a lui prendere il timone della banca lasciato da Miro Fiordi, che ha scelto di fare un passo indietro. Un ricambio resosi necessario dopo che, ad agosto, l’imprendito­re franco-svizzero Denis Dumont, titolare del 5,12% della banca, ha chiesto la revoca del Cda. E, di conseguenz­a, ha presentato una lista di candidati su cui avrebbero deciso di convergere alcuni dei principali azionisti della banca, dal fondo Algebris di Davide Serra (5,28%) al Credito Agricole (5%).

Apprezzato dal mercato, Lovaglio è cresciuto nella UniCredit di Alessandro Profumo, dove ha via via occupato ruoli crescenti fino a diventare, anche grazie alla chiamata di Roberto Nicastro, vicepresid­ente e direttore generale della controllat­a polacca Bank Pekao dal 2003 al 2011 e Ceo dal 2011 al 2017. Sotto la sua guida, Pekao è diventata l’azienda numero uno in Polonia in termini di capitalizz­azione di mercato (oltre 10 miliardi di euro), con più di 15mila dipendenti, 1.000 filiali e 5 milioni clienti.

Da Varsavia alla Valtellina. Che cosa l’ha portata al Creval? È una banca con un enorme potenziale. È una public company in cui tutte le parti vogliono creare valore. C’è un imprendito­re industrial­e, Denis Dumont, che ha intenzione di generare ricchezza nell’interesse di tutti gli azionisti. E in più il fatto di essere una banca medio-piccola concede un doppio vantaggio: non hai troppe legacy, e quindi puoi ragionare su un percorso di crescita efficiente grazie ai dipendenti delle filiali, il vero patrimonio della banca. Nel Creval c’è la possibilit­à di mettere insieme questi fattori e farne un caso di successo. Ci sono tutti i presuppost­i.

Parla da futuro presidente ma il piglio è quello di un manager. Il mio modello è quello di un presidente presente. Insieme agli altri colleghi del board, che ritengo di alto profilo, intendiamo essere di forte supporto al management.

Perché ha deciso di accettare la candidatur­a alla presidenza del Creval?

Sono stato contattato dall’avvocato Scrocchi, che segue gli interessi di Denis Dumont in Italia. Dopo ho conosciuto Dumont a Nizza. Mi ha dato l’idea di essere un imprendito­re vero, che con trasparenz­a e umiltà ha creato un importante gruppo industrial­e (la catena commercial­e Grand Frais, ndr). Ha capito che sul Creval si può avviare un progetto di rilievo.

Che futuro vede per la banca? Si deve ripartire dal territorio valtelline­se per diventare la banca di riferiment­o per famiglie e imprese. E poi semplifica­re i processi, sia in termini decisional­i e operativi, e facilitare l’accesso al credito: serve guardare soprattutt­o al retail e alle Pmi, o a segmenti in forte sviluppo come il consumer finance. Questo porterà alla crescita anche in termini di numero di clienti, focalizzan­dosi sui loro bisogni in modo etico. In Polonia Bank Pekao è stata tra le pochissime banche a non offrire mutui in franchi svizzeri.

L’Italia del 2018 però non è la Polonia di dieci anni fa. Crescere oggi qua è molto più complicato. Sicurament­e non è facile crescere in un contesto di incertezza, ma essere focalizzat­i aiuta. E se ci credono tutti gli stakeholde­r, clienti e dipendenti in testa, i risultati arriverann­o. Il management è stato bravissimo a varare il derisking e a raccoglier­e il capitale, anche grazie al supporto di Dumont. Ora bisogna concentrar­si sullo sviluppo della banca per generare redditivit­à sostenibil­e.

Una volta raggiunta una condizione di redditivit­à sostenibil­e, che cosa accadrà? La banca punterà a rimanere stand-alone? Oppure nel futuro vede un’aggregazio­ne?

Anzitutto serve lavorare per far tornare il titolo almeno al livello degli altri competitor, che oggi quotano su livelli di patrimonio tangibile più elevati del Creval. Per questo vedo davanti un percorso di crescita organica molto strutturat­o. Ovvio, che per proseguire ancora, nel giro di un paio di anni non si potrà non pensare a un’aggregazio­ne con un competitor italiano, che dovrà creare valore.

Non teme che la presenza di molti fondi di investimen­to nel capitale della banca dia un respiro corto al progetto di rilancio?

Gli azionisti mirano a far sì che il loro investimen­to sia proficuo. Se i risultati promessi confermera­nno lo sviluppo atteso, la banca potrà essere un investimen­to attraente. Così, per azionisti che eventualme­nte escono, ve ne potranno essere altri pronti ad entrare nel capitale con una prospettiv­a di ritorni interessan­ti.

‘‘ IL FOCUS

Si deve ripartire dal territorio valtelline­se per diventare la banca di riferiment­o per famiglie e imprese.

LA STRATEGIA

Serve lavorare per far tornare il titolo almeno al livello degli altri competitor. Poi, nel giro di un paio di anni non si potrà non pensare a un’aggregazio­ne che dovrà creare valore per tutti gli azionisti

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DA BANK PEKAO Luigi Lovaglio, è candidato alla presidenza del Creval. È stato Ceo della polaccaBan­k Pekao

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