Astaldi, il riassetto spacca il cda Il titolo a +100% in una settimana
Paolo Astaldi cerca un cavaliere bianco per non perdere l’azienda di famiglia Verso una riunione cruciale del board: alcuni consiglieri favorevoli al piano Salini
Il salvataggio di Astaldi, il costruttore che ha invocato un concordato per far fronte a 2 miliardi di debiti, diventa un braccio di ferro. Da una parte, il patron Paolo Astaldi vuole continuare ad avere in mano la storica azienda di famiglia. E sta tentando il tutto per tutto per trovare un «cavaliere bianco», senza dover passare per le forche caudine di un maxi-aumento di capitale/conversione dei crediti che di fatto sfilerebbe di mano l’azienda alla famiglia. Dall’altra, una parte del cda e il collegio sindacale che invece spingono per una soluzione di mercato, dove in prima fila ci sono Salini Impregilo e le banche.
È un «aut aut» che dovrà per forza essere sciolto nel fine settimana: sono passati 14 giorni dalla richiesta di concordato in bianco al Tribunale di Roma e ancora non c’è nessun segnale né da parte dei giudici nè dall’azienda: a quanto si apprende, il Tribunale si esprimerà a giorni, si dice venerdì. Pure Astaldi deve prendere una decisione. Un consiglio di amministrazione è atteso a breve: forse proprio venerdì (ma i tempi tecnici di convocazione sono molto stretti) o, più verosimilmente, lunedì. Il cda attende che Paolo Astaldi dica cosa intende fare.
Al momento Astaldi sta cercando di non uscire di scena. È ancora convinto di poter trovare un alleato con cui rimanere in sella. Il candidato numero uno è il colosso giapponese IHI, socio di Astaldi in molti progetti (tra cui il ponte sul Bosforo, la cui vendita era il tassello cruciale del piano di risanamento naufragato): il presidente di IHI, Tamotsu è da poco diventato co-presidente dell’Italy-Japan Business group, che terrà la sua assemblea annuale a Napoli il prossimo 18 ottobre. Non sarebbe una casualità.
Ipotesi che, però, non piace ad alcuni consiglieri e al collegio sindacale. I quali motivano il «no» nell’interesse degli stakeholder, ossia gli azionisti, gli investitori che hanno in mano bond,e i 12mila dipendenti. Vedono invece con favore il piano da 1,5 miliardi che vede un coinvolgimento della multinazionale Salini Impregilo: il più grosso costruttore italiano è al momento l’unico soggetto industriale in grado di garantire affidabilità e continuità dei cantieri. Con Condotte commissariata e Trevi a metà del guado, l’unica aggregazione possibile, auspicata e benedetta dallo stesso Carlo Messina, il numero uno di Intesa Sanpaolo, per Astaldi, è con il gruppo di Pietro Salini. Uno scenario che però non risulta il più gradito a Paolo Astaldi perché significherebbe consegnare l’azienda nelle mani del “rivale”. Fonti vicine all’azienda parlano solo di moral suasion e spiegano che Paolo Astaldi non ha incontrato il cda dal giorno della richiesta di concordato.
Gli scenari di un salvataggio, si chiamino Salini o i giapponesi di IHI, un effetto già lo hanno avuto: infiammano Piazza Affari. Dopo mesi di batoste (ha perso l’87% nell’ultimo anno), Astaldi è improvvisamente diventata il titolo da comprare. Ieri un’altra giornata col turbo (+22%): il titolo viene da tre sedute di super rimbalzi ed è risalita a 0,85 euro. In una settimana Astaldi ha inanellato un notevole +100%, dopo aver toccato i minimi storici a 0,41 euro. Certo, i 6 euro per azione di appena un anno fa, sono una chimera.