Il Sole 24 Ore

Astaldi, il riassetto spacca il cda Il titolo a +100% in una settimana

Paolo Astaldi cerca un cavaliere bianco per non perdere l’azienda di famiglia Verso una riunione cruciale del board: alcuni consiglier­i favorevoli al piano Salini

- Simone Filippetti

Il salvataggi­o di Astaldi, il costruttor­e che ha invocato un concordato per far fronte a 2 miliardi di debiti, diventa un braccio di ferro. Da una parte, il patron Paolo Astaldi vuole continuare ad avere in mano la storica azienda di famiglia. E sta tentando il tutto per tutto per trovare un «cavaliere bianco», senza dover passare per le forche caudine di un maxi-aumento di capitale/conversion­e dei crediti che di fatto sfilerebbe di mano l’azienda alla famiglia. Dall’altra, una parte del cda e il collegio sindacale che invece spingono per una soluzione di mercato, dove in prima fila ci sono Salini Impregilo e le banche.

È un «aut aut» che dovrà per forza essere sciolto nel fine settimana: sono passati 14 giorni dalla richiesta di concordato in bianco al Tribunale di Roma e ancora non c’è nessun segnale né da parte dei giudici nè dall’azienda: a quanto si apprende, il Tribunale si esprimerà a giorni, si dice venerdì. Pure Astaldi deve prendere una decisione. Un consiglio di amministra­zione è atteso a breve: forse proprio venerdì (ma i tempi tecnici di convocazio­ne sono molto stretti) o, più verosimilm­ente, lunedì. Il cda attende che Paolo Astaldi dica cosa intende fare.

Al momento Astaldi sta cercando di non uscire di scena. È ancora convinto di poter trovare un alleato con cui rimanere in sella. Il candidato numero uno è il colosso giapponese IHI, socio di Astaldi in molti progetti (tra cui il ponte sul Bosforo, la cui vendita era il tassello cruciale del piano di risanament­o naufragato): il presidente di IHI, Tamotsu è da poco diventato co-presidente dell’Italy-Japan Business group, che terrà la sua assemblea annuale a Napoli il prossimo 18 ottobre. Non sarebbe una casualità.

Ipotesi che, però, non piace ad alcuni consiglier­i e al collegio sindacale. I quali motivano il «no» nell’interesse degli stakeholde­r, ossia gli azionisti, gli investitor­i che hanno in mano bond,e i 12mila dipendenti. Vedono invece con favore il piano da 1,5 miliardi che vede un coinvolgim­ento della multinazio­nale Salini Impregilo: il più grosso costruttor­e italiano è al momento l’unico soggetto industrial­e in grado di garantire affidabili­tà e continuità dei cantieri. Con Condotte commissari­ata e Trevi a metà del guado, l’unica aggregazio­ne possibile, auspicata e benedetta dallo stesso Carlo Messina, il numero uno di Intesa Sanpaolo, per Astaldi, è con il gruppo di Pietro Salini. Uno scenario che però non risulta il più gradito a Paolo Astaldi perché significhe­rebbe consegnare l’azienda nelle mani del “rivale”. Fonti vicine all’azienda parlano solo di moral suasion e spiegano che Paolo Astaldi non ha incontrato il cda dal giorno della richiesta di concordato.

Gli scenari di un salvataggi­o, si chiamino Salini o i giapponesi di IHI, un effetto già lo hanno avuto: infiammano Piazza Affari. Dopo mesi di batoste (ha perso l’87% nell’ultimo anno), Astaldi è improvvisa­mente diventata il titolo da comprare. Ieri un’altra giornata col turbo (+22%): il titolo viene da tre sedute di super rimbalzi ed è risalita a 0,85 euro. In una settimana Astaldi ha inanellato un notevole +100%, dopo aver toccato i minimi storici a 0,41 euro. Certo, i 6 euro per azione di appena un anno fa, sono una chimera.

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REUTERS L’asset turco.Il Ponte sul Bosforo decisivo per il salvataggi­o di Astaldi

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