Landini prova a unire i «movimentisti» Per Colla unità d’azione con Cisl e Uil
Camusso: l’ex Fiom ha «le caratteristiche per gestire grandi cambiamenti»
Il 33% degli iscritti alla Cgil ha votato per il M5S - una percentuale pari a quella del voto nazionale -, il 52% per i partiti di centrosinistra o di sinistra, il 13% per il centrodestra (di questi, il 10% per la Lega). Bisogna partire dall’analisi shock del voto cigiellino condotta dalla Fondazione Di VittorioTecnè all’indomani delle elezioni del 4 marzo, per capire cosa sta accadendo ai vertici del più grande sindacato italiano per il dopo Camusso.
Nell’animata riunione della segreteria di lunedì sera, Camusso - in vista della scadenza del suo mandato (3 novembre) - ha indicato come candidato alla successione Maurizio Landini, l’ex oppositore e leader della Fiom che per la sua sensibilità sui temi cari ai movimenti sociali è considerato anche il sindacalista più in grado di dialogare con il M5S. A differenza di Vincenzo Colla che, con un profilo da riformista pragmatico, punta all’unità d’azione con Cisl e Uil per avere una maggiore incisività nel confronto con il governo e politicamente è più vicino al centrosinistra (non renziano) ed alla sinistra tradizionale. «Landini ha le caratteristiche che per i nostri dirigenti sono fondamentali in una situazione complicata e di grandi cambiamenti», ha spiegato ieri Susanna Camusso: «Siamo di fronte alla necessità di scegliere qual è la prospettiva e c’è una tentazione evidente del gruppo dirigente di richiudersi in ciò che conosce e poco coraggio di osare».
Ma questa scelta rischia di spaccare la Cgil, visto che Colla avrebbe il sostegno dei pensionati (lo Spi ha metà degli iscritti), degli edili, dei tessili e chimici, dei sindacati dei trasporti e delle comunicazioni, mentre Landini sarebbe appoggiato dai metalmeccanici, dal pubblico impiego, dagli alimentaristi, dai bancari, dal commercio e dalla scuola. Sarà l’assemblea generale eletta dal congresso di Bari il 25 gennaio a votare il successore di Camusso ma, con questi rapporti di forza, Landini dovrà lavorare sodo per costruire un’ampia maggioranza e conquistare la leadership della Cgil.
Dal 3 novembre 2010, giorno dell’arrivo di Camusso alla guida della Cgil, il Paese è cambiato. Con 5,5 milioni di iscritti la Cgil rappresenta uno specchio dell’Italia. «Da presidente dell’Ires - spiega Agostino Megale (Fisac) - a metà degli anni ’90 avevo segnalato il forte sostegno alla Lega da parte di operai, tessili e chimici, già da anni era emerso il fenomeno grillino tra gli elettori delusi dalla sinistra. Per essere forti e rappresentativi dobbiamo saperci misurare con tutti». Nelle fabbriche il nuovo corso politico gode di un forte sostegno. «Sono da 30 anni all’Iveco di Brescia - spiega Valentino Marciò(53 anni) delegato Fiom - prima c’è stato il fenomeno della Lega, adesso i 5 Stelle. Il Jobs act, le modifiche delle norme sugli ammortizzatori sociali hanno accelerato il distacco dal Pd che stava già avvenendo. Le modifiche previdenziali annunciate dal governo hanno creato grandi aspettative tra i lavoratori, che vedono con timore la prospettiva del pensionamento spostarsi sempre più in avanti».
Da Nord a Sud il clima è lo stesso: «La stragrande maggioranza qui ha votato per il M5S, anche molti nostri iscritti - spiega Francesco Brigati (39 anni), delegato Fiom all’Ilva di Taranto - per una voglia di rottura con il passato. Dal 2001 lavoro all’Ilva, in precedenza molti hanno votato per l’Unione e Rifondazione, ma con la Fornero e Renzi si sono sentiti traditi. La crisi di rappresentanza investe anche il sindacato, prevale la disintermediazione, ci si informa sui social piuttosto che nelle assemblee e Di Maio si è intestato i meriti per la chiusura della vertenza senza riconoscere il ruolo del sindacato». Una realtà analoga emerge alla Bridgestone di Bari: «Qui alle elezioni ha prevalso il M5S, il voto al Pd è arrivato soprattutto dagli impiegati - afferma Alfredo Ruscigno, delegato della Filctem (42 anni) - sui temi dell’immigrazione fa breccia la Lega. Con il nuovo governo l’asticella delle aspettative si è molto alzata su temi come il reddito di cittadinanza». Con questo scenario il prossimo leader della Cgil dovrà fare i conti.