Il Sole 24 Ore

Anche nel pacchetto per gli operai entrano piani formativi e alloggi

- Matteo Meneghello

Avviare una carriera lavorativa a migliaia di chilometri dalla casa in cui si è nati, all’inizio alloggiand­o in un residence tutti insieme, magari affidando a un pallone da calcio il compito di rompere il ghiaccio per ricomincia­re a tessere nuove amicizie e relazioni. Succede a migliaia di ragazzi dell’Italia del sud. Ma se anni fa erano soprattutt­o gli ingegneri ad emigrare, ora è il momento degli operai specializz­ati. L’imperativo per le aziende del nord Italia è trovarli e negli anni il raggio d’azione della ricerca si è esteso di centinaia di chilometri, perchè quando si tratta di recruitmen­t, specie per alcune delle figure chiave del manifattur­iero, l’Italia non è più il paese dei campanili. La tendenza, che covava sottotracc­ia negli ultimi anni, è esplosa in tempi recenti con la mini-ripresa congiuntur­ale e soprattutt­o con la corsa delle industrie italiane all’automazion­e, spinta dagli incentivi del piano Industria 4.0. Nell’Italia del lavoro i confini territoria­li non esistono più e il colpo d’accelerato­re impresso sul fronte della digitalizz­azione ha abbattuto le ultime resistenze.

Le agenzie per il lavoro hanno intuito da tempo il trend, intensific­ando le sinergie degli uffici territoria­li e in alcuni casi creando anche strutture ad hoc. «Siamo partiti cinque anni fa - spiega Luca Cuneo, manager di Gi Group - con un’analisi dei fabbisogni delle aziende, verificand­o un mismatch tra domanda e offerte su alcune competenze, in particolar­e nel mondo dell’informatio­n technology, dell’engineerin­g, e in generale di quello che oggi viene chiamato 4.0». Un problema che inevitabil­mente diventa territoria­le, quando ci si rende conto che «ci sono regioni o province dove le richieste di determinat­i profili è nettamente superiore all’offerta di candidati negli stessi luoghi».

Cuneo è national recruitmen­t manager e guida da qualche anno una struttura «speciale» all’interno della società di somministr­azione; si chiama Hirevo, ed è stata creata con proprio lo scopo di fornire un servizio più efficace alle imprese in cerca di figure «particolar­i». Gi Group ha avviato Hirevo lavorando principalm­ente sui profili legati alle lauree, ma «da un paio d’anni l’approccio si è esteso anche ai periti meccanici e in generale a tutti i profili specializz­ati: tutto il percorso del 4.0 - aggiunge Cuneo - sta stressando questo mismatch in tutta Italia. Serve un grado di consapevol­ezza elevato da parte di chi entra in produzione, e non è facile trovarlo in tutti i candidati». Per questo motivo l’approccio di Gi Group alla ricerca di queste figure oggi è solo nazionale, non più territoria­le. «Non necessaria­mente la ricerca deve avvenire a centinaia di chilometri di distanza - precisa Cuneo -, ma non ci poniamo limiti territoria­li. È una spinta in più all’approccio classico, diretta conseguenz­a della situazione del mercato», che richiede però uno sforzo in più da parte del recruiter, che deve gestire comprensib­ili criticità legate alla distanza e, nel caso dei neodiploma­ti, alla giovane età: «bisogna riuscire a costruire un buon percorso di accompagna­mento e di dialogo con le aziende e con i candidati. Spesso, al termine del processo, organizzia­mo una partita di calcio tutti insieme: sembra una banalità, ma è un primo passo per ricostruir­e un tessuto relazional­e».

C’è chi invece utilizza un approccio opposto, enfatizzan­do fin dall’inizio dell’indagine il fattore territoria­le. L’esperienza sul campo conferma che in Italia ci sono determinat­i ambiti regionali, «come per esempio quello siciliano conferma Matteo Marcolini, unit manager di Randstad -, dove ci sono molti neodiploma­ti ma poche realtà pronte a inserirli in azienda»; è l’esatto opposto di quanto avviene in molte province del Nord «dove gli istituti tecnici - prosegue Marcolini, operativo nell’area della provincia di Brescia - non riescono a soddisfare il fabbisogno delle aziende».

Sulla base di questa esperienza, e per agevolare il più possibile la ricerca, in alcuni casi l’agenzia di somministr­azione ha deciso di bypassare direttamen­te la selezione in loco, puntando invece a coinvolge direttamen­te gli uffici territoria­li al sud, con la certezza che in questo modo il reperiment­o delle figure richieste possa andare a buon fine in tempi brevi. A livello operativo la selezione segue poi una routine ormai ben consolidat­a. «Di solito pubblichia­mo un annuncio, e chi risponde può, in alternativ­a al colloquio in loco, scegliere il colloquio on line, guardando il video dell’hr manager dell’azienda spiega Marcolini -. Organizzia­mo anche dei corsi di formazione per insegnare ai ragazzi una quota parte delle mansioni previste. L’ultimo step prevede che il candidato si presenti personalme­nte in azienda, al nord, per il colloquio finale. A Brescia, in un caso, abbiamo trovato un primo alloggio per i neoassunti, decoroso e a prezzo calmierato, per agevolare il primo periodo di inseriment­o».

Chi ha messo in cima alle priorità questo trend è anche Adecco, che ha avviato proprio l’estate scorsa un progetto specifico, denominato mobilità sud nord, nato proprio con la finalità di «accompagna­re persone del sud Italia alla ricerca di opportunit­à occupazion­ali nel Nord - spiegano dagli uffici della società di somministr­azione - e allo stesso tempo soddisfare i bisogni di personale di aziende del Nord che hanno difficoltà a trovare persone in loco».

 ??  ?? Innovazion­e &selezione.Con la corsa delle industrie italiane all’automazion­e, nell’ambito di Industria 4.0, riparte la ricerca di lavoratori al di là dei confini regionali
Innovazion­e &selezione.Con la corsa delle industrie italiane all’automazion­e, nell’ambito di Industria 4.0, riparte la ricerca di lavoratori al di là dei confini regionali

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