Its “esaurito” a Brescia, la ricerca a Palermo
Vengono dalla Sicilia i 10 nuovi operai assunti nelle ultime settimane alle Fonderie di Torbole, in provincia di Brescia. L’azienda ha selezionato venti soggetti, poi alcuni non hanno dimostrato attitudine, altri hanno preferito restare al Sud, e così solo una decina è stata effettivamente formata e inserita in fabbrica. «È stata l’agenzia di somministrazione a suggerirci questa soluzione - spiega l’ad Enrico Frigerio -, assicurandoci che in Sicilia avremmo trovato ciò che cercavamo». Risorse che non è riuscito a trovare a Brescia, dove gli istituti tecnici non mancano, ma dove le aziende fanno a gara per accaparrarsi i neodiplomati. L’esperimento ha funzionato, e sarà ripetuto, visto che l’azienda cerca risorse adeguate per i suoi piani di sviluppo. Fonderie di Torbole è reduce da una stagione di consolidamento (dopo l’acquisizione della Fonderia Pilenga a Lallio, in provincia di Bergamo) che l’ha portata a 146 milioni di ricavi, con l’obiettivo di arrivare a 160 a fine anno, con 660 addetti, 60 in più rispetto all’anno scorso.Gli impianti sono saturi, e i vertici puntano a crescere all’estero. Nel mirino due obiettivi: Est Europa (Cekia o Polonia) e Asia (molto probabilmente l’India).
Il gruppo è specializzato nella produzione di dischi freno in ghisa, ma i nuovi investimenti all’estero non nascono esclusivamente dall’esigenza di servire i clienti auto. «Puntiamo a un mercato più ampio - spiega Frigerio -, che comprende anche trattoristica e getti civili, sul modello della neoacquisita Pilenga. Replicare la specializzazione e l’efficienza della casa madre non è possibile».
L’azienda conferma infine la propensione agli investimenti, con oltre 21 milioni previsti nel corso di quest’anno, destinati soprattutto al potenziamento del reparto lavorazioni meccaniche.