Poste: 7mila fuori, 3mila assunzioni
Da Eni ed Enel otto miliardi di investimenti ciascuna nel prossimo triennio
La riforma della F or nero avrebbe il maggioreimpatto su Poste Italiane. La società guidata da Matteo Del Fante è quella con il numero più elevato di dipendenti oltre i 60 anni, oltre 11 mila( anche se tra loro ci sono molto con competenze importantiper l’ azienda ). Le prime valutazioni sommarie, fornite in occasione dell’ incontro di ieri a Palazzo Chigit ra il governo e le principali società partecipate dallo Stato, indicano incirca 7 mila le persone che potrebbero avvalersi su basevolontaria dell’ opportunità di esodo anticipato. La società ha stipulato un accordo coni sindacatiche prevede assunzioni pari al 40% delle uscite. È evidente, però, che ogni novità dovrebbe ripassare dalla negoziazione con le parti.
Le altre aziende si soffermate, invece, sul lato investimenti: una lunga carrellata di quelli già pianificati in Italia «per capire quanto può essere il consolidato oltre che il livello di attività nella penisola. Una cosa normale per un azionista». Il primo e unico a commentare la cabina di regia è stato l’ad di Eni, Claudio Descalzi, ricevuto in anticipo a causa di impegni precedenti e poi volato a Milano. «Non ci sono state richieste specifiche», ha chiarito il manager, «e non si è parlato né di dividendi né di eventuali acquisti di titoli di Stato». Fari puntati, dunque, per Eni e per tutte le altre aziende invitate al tavolo, sullo sforzo già programmato. Il colosso petrolifero si è così soffermato sulla spesa complessiva prevista in Italia da qui al 2021, pari a 22 miliardi - di cui circa 8 miliardi di investimenti -, focalizzata soprattutto sulla riconversione di raffinerie e chimica verde, sull’economia circolare, e ancora, su rinnovabili e digitalizzazione.
Francesco Starace, ad di Enel, ha poi ricordato lo sforzo del suo gruppo che ha investito negli ultimi tre anni 6,1 miliardi in Italia e per i prossimi tre anni ha in programma di mettere sul piatto 8,3 miliardi. Tra le priorità la digitalizzazione delle reti elettriche, infrastrutture per l’automotive e le rinnovabili per le quali è previsto un investimento di 200 milioni. Ulteriori tre miliardi sono connessi alla dismissione di centrali termoelettriche - il piano Futur-e - che potrebbero essere trasformati, anche grazie a celeri autorizzazioni per favorire questo tipo di processi, in aree commerciali, turistiche, museali e marine che potrebbero creare nuova occupazione. In questo caso a mettere in moto i fondi sono gli operatori terzi interessati a investire nelle area da riconvertire.
Italgas ha invece spostato l’attenzione sulle gare gas ancora al palo e sugli investimenti mancati pari a 20 miliardi per l’intero settore per via dei ritardi nell’arco di vita delle concessioni (di cui 2 miliardi circa in capo all’azienda guidata da Paolo Gallo per l’acquisizione di nuove concessioni), circa 3 miliardi annui. Il numero uno della società torinese avrebbe sostanzialmente messo in fila i numeri, ricordando che dei 177 ambiti territoriali minimi (Atem), venti hanno pubblicato i bandi di gara, ma alcuni sono bloccati da ricorsi. Italgas avrebbe poi fornito una valutazione positiva dei possibili effetti della riforma Fornero partendo dal fatto che, avrebbe ricordato l’ad, il 50% dei dipendenti dell’azienda ha un’età media superiore ai 55 anni.
Italgas ha ricordato le gare gas ancora al palo e i mancati investimenti del settore per 20 miliardi