Il Sole 24 Ore

Le strette sul mercato cinese spaventano gli investitor­i

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Lvmh conferma le preoccupaz­ioni del mercato e aggrava le perdite del comparto del lusso, appesantit­o fin dalla mattina dalle stime di Morgan Stanley. Il mercato, infatti, guarda al futuro e a poco sono serviti i risultati oltre le stime del gruppo francese nei primi nove mesi dell’anno. A smorzare gli entusiasmi e a dare il là alle vendite, non solo per il colosso francese ma per l’intero comparto, sono state questa mattina le stime di Morgan Stanley, che ha tagliato la raccomanda­zione sul settore a «underweigh­t» da «neutral». L’attenzione è sull’evoluzione del mercato cinese, ma non solo. Le valutazion­i del comparto, nonostante i ridimensio­namenti dell’ultimo periodo, sembrano a Morgan Stanley ancora alte. Il che dà spazi per nuove correzioni nel prossimo futuro per quattro ragioni secondo il broker americano: i tioli del lusso, infatti, sono vulnerabil­i a una generale underperfo­rmance della crescita rispetto al valore di Borsa; i multipli sono in media sui massimi da 23 anni; la fase positiva di crescita dell’utile per azione (eps) sembra perdere forza e infine la fiducia dei consumator­i cinesi sembra aver toccato il picco. Un cocktail di fattori che il mercato non può ignorare.

Andamento del titolo

Dalle stime alle conferme. Nel pomeriggio di ieri la conference call di Lvmh ha fugato gli ultimi dubbi. Le autorità doganali cinesi stanno inasprendo i controlli sugli acquisti fatti all’estero: «Le autorità cinesi stanno rafforzand­o alcune norme attraverso un’applicazio­ne più frequente» ha dichiarato il chief financial officer di Lvmh, Jean-Jacques Guiony. Le indiscrezi­oni, per altro, erano già circolate sui social media la scorsa settimana e indicavano maggiori controlli sui prodotti importati dai consumator­i, che fossero europei, come nel caso dei brand di Lvmh, oppure giapponesi, come nel caso di Shiseido. A Parigi Lvmh, quindi, ha visto uno scivolone a 265,30 euro in flessione del 7,14% (dopo un calo fino a quota 261,80 euro). Ben peggiore la perdita di Kering, che diffonderà i dati relativi al terzo trimestre il prossimo 23 ottobre e che ieri ha chiuso a 381,30 euro per azione in flessione del 9,62%. Nel primo semestre dell’anno Kering ha messo a segno risultati record con ricavi per 7,29 miliardi in crescita del 28,2% grazie al traino di Gucci (+45%).

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