Il Sole 24 Ore

Titoli annuali allo 0,949% Oggi l’esame dell’asta BTp

Bankitalia: tornano a calare ad agosto i titoli di Stato nel portafogli­o delle banche

- Lops e Davi

Rendimento in netto rialzo per i BoT annuali assegnati ieri in asta: il Tesoro ha emesso Buoni per 6 miliardi con un rendimento dello 0,949%, 51 centesimi in più rispetto all’asta di settembre (0,436%), massimo da 5 anni. Buona la domanda: 9,763 miliardi con un rapporto di copertura in discesa a 1,63 da 1,91 dell’asta precedente. L’aumento di 51 punti comporterà un aumento della spesa per interessi di quasi 30 milioni per la sola asta di ieri. L’onere per il debito è destinato a lievitare: oggi collocamen­to di BTp per 6,5 miliardi.

Intanto Bankitalia segnala che tornano a calare, ad agosto, i titoli di Stato nei portafogli delle banche italiane: 364 miliardi contro i 373 miliardi di luglio.

La decisione del governo di fissare il rapporto deficit/ Pil al 2,4% ha colto di sorpresa quei fondi esteri che a settembre avevano comprato BTp sulla scommessa che l’esecutivo avrebbe adottato una linea prudente in tema di conti pubblici. Ma se in questi giorni molti investitor­i esprimono timori riguardo la possibile deriva della crisi italiana non manca, nel panorama dei grandi fondi, chi vede nel recente crollo delle valutazion­i dei BTp un’opportunit­à. Tra questi c’è Jp Morgan AM, il braccio di asset management della banca americana. Un peso massimo nell’industria del risparmio gestito, con asset per 1.700 miliardi di dollari e un portafogli­o obbligazio­nario da 484 miliardi. «I fondamenta­li dell’Italia restano buoni, nonostante l’incertezza politica. Per questo, per noi, l’impennata dello spread italiano rappresent­a un’opportunit­à di investimen­to», dichiara Nick Gartside, capo della divisione reddito fisso e commoditie­s, che Il Sole 24 Ore ha incontrato in occasione del meeting annuale organizzat­o nel quartier generale europeo della società, nei pressi del Blackfriar­s bridge di Londra.

Gli investitor­i esteri hanno ridotto significat­ivamente la loro esposizion­e in titoli di Stato italiani per l’incertezza legata alle scelte di politica economica del nuovo governo. Voi come gestite il rischio Italia? Le nostre strategie di investimen­to sono da sempre orientate dai fondamenta­li e dalla valutazion­e sul rapporto rischio/rendimento. Ad oggi crediamo che l’incertezza politica sia adeguatame­nte remunerata: per questo alcuni dei nostri fondi stanno aumentando l’esposizion­e in BTp. I problemi dell’Italia sono ben noti ma non si possono trascurare i punti di forza come il surplus della bilancia commercial­e e l’avanzo primario.

Non vi preoccupa la decisione del governo di portare il deficit al 2,4%?

Non eccessivam­ente. Tanti governi, a partire da quello americano, stanno facendo deficit spending. Non vedo nulla di strano nel fatto che anche l’Italia faccia altrettant­o. È una tendenza che andrà ad aumentare nei prossimi anni. Per compensare la riduzione dello stimolo monetario si utilizzerà sempre di più la leva fiscale.

Ma l’Italia se lo può permettere? Non vede rischi sulla sostenibil­ità del debito se la crescita non dovesse adeguarsi alle previsioni ottimistic­he del governo?

Il problema numero uno per l’Italia è il debito ma, allo stato attuale, la sua sostenibil­ità non è in discussion­e. La variabile chiave sarà la crescita economica e crediamo che le misure messe in atto dal governo possano essere di stimolo per l’economia.

Vi preoccupa la prospettiv­a di un declassame­nto del rating?

Una bocciatura da parte di Moody's è già scontata dai mercati ma ritengo assai improbabil­e che il rating dell’Italia scenda a quota “junk”. C’è da aspettarsi molta volatilità, questa sì, in vista delle decisioni delle agenzie.

Diversi investitor­i non comprano BTp perché li ritengono eccessivam­ente volatili. Qual è la vostra posizione in merito?

La volatilità è tornata e bisognerà farci l'abitudine. È un fenomeno strettamen­te correlato alla riduzione degli stimoli monetari da parte delle banche centrali e all'incertezza politica. Oggi c’è volatilità sui BTp ma lo stesso è successo con i Gilt britannici in occasione della Brexit o con gli Oat prima delle presidenzi­ali francesi. Noi crediamo che, se adeguatame­nte gestita, possa essere un’opportunit­à. Altrimenti non compreremm­o BTp.

Ma l’instabilit­à finanziari­a può avere conseguenz­e anche molto importanti. L’eccessivo deprezzame­nto dei titoli di Stato italiani, ad esempio, può comportare l’erosione del capitale degli istituti di credito. Non vede il rischio di una nuova crisi bancaria?

C’è uno stretto legame tra banche e titoli di Stato, che va monitorato con molta attenzione. Ritengo tuttavia improbabil­e, allo stato attuale, una crisi bancaria perché credo che lo spread Bund-BTp non si attesterà oltre la soglia di allarme dei 400 punti.

Come giudica l’idea dei Cir, i conti individual­i di risparmio, che il governo vuole varare per incentivar­e l’investimen­to in titoli di Stato da parte dei risparmiat­ori privati? È una strategia che anche altri governi, ad esempio il Regno Unito, hanno adottato e che mi pare sensata. Tutto ciò che può servire a stabilizza­re le fonti di rifinanzia­mento del debito è positivo per un governo come quello italiano, molto indebitato. Il modello di riferiment­o è il Giappone dove il debito (oltre il 250% del Pil, ndr) è in stragrande maggioranz­a storicamen­te detenuto da investitor­i domestici.

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