Tiscali, lascia il socio russo Spezzatino in arrivo
Fastweb interessata al 5G, sul retail focus del fondo Spring Water
Il russo Vadim Belyaev, proprietario di Tiscali, ha deciso di lasciare la società. È questa l’ipotesi che sta rimbalzando sui mercati. A dividersi l’ex-impero di Renato Soru potrebbero essere Fastweb e il fondo SpringWater Capital.
Sotto i portici di Cagliari, è abbastanza facile imbattersi in Renato Soru che sorseggia un caffè in uno dei tanti bar. L’ex golden boy della New Economy italiana, che inventò Tiscali e portò internet gratis agli italiani, oggi europarlamentare del Pd, guarda con distacco alla sua creatura. Oggi Tiscali è di proprietà del magnate russo Vadim Belyaev; Soru ha detto addio e si è ritirato in disparte (ha solo e un posto in cda). Ma pare che, nonostante il clima mite tutto l’anno, il mare e il fascino della Sardegna, i russi non si trovino più molto bene a Cagliari. E vogliano vendere tutto: l’ipotesi che rimbalza sui mercati è lo spezzatino. A dividersi l’ex impero di Soru sono interessate Fastweb, che da tempo ha messo un piede a Cagliari, e il fondo svizzero-tedesco SpringWater Capital, poco conosciuto investitore di private equity del finanziere Martin Gruschka.
A dire il vero uno spezzatino di Tiscali è già in corso da tempo. Chi oggi visitasse la sede della compagnia a Sa Illeta troverebbe che un’ala ha sulla porta l’insegna Fastweb: è la divisione Pmi comprata dalla società controllata da Swisscom due anni fa (in cambio Tiscali aveva avuto banda e connettività). A fine luglio Fastweb si era poi presa sub iudice un altro pezzo di Tiscali, le frequenze 3,5 Ghz indispensabili per lanciare il 5G, che il Governo ha messo in asta a settembre toccando il maxiprezzo di 6,5 miliardi di euro. Il fatto che Fastweb non abbia partecipato all’asta ha rafforzato ancora di più l’ipotesi di un’aggregazione con altri(un nome è Iliad che invece ha vinto un lotto ma ha bisogno del fisso e della fibra, al contrario di Fastweb): vendita che però ora è in stallo. Dopo l’asta monstre sul 5G le frequenze sono diventate una miniera d’oro. Le banche, verso cui Tiscali è esposta per oltre 90 milioni su debiti totali per 170 milioni, premono per rivedere il piano di ristrutturazione, indispensabile per chiudere l’accordo con Fastweb e che vale 150 milioni di liquidità da restituire alle banche (a cui viene chiesto un sacrificio). Ma ora l’incasso sembra insufficiente e Tiscali ha tempo fino a fine mese per rivedere gli accordi.
L’anno scorso Tiscali ha chiuso il primo bilancio in utile in 20 anni di vita: il merito è di Riccardo Ruggiero l’ex ad di Telecom Italia, che però è uscito a fine giugno, sostituito da Alex Kossuta. Ora sul 2018 è buio pesto tanto che Tiscali non ha ancora presentato il bilancio semestrale, chiedendo continui rinvii alla Consob.
Tra pesanti debiti e perdite cumulate, con la sola eccezione del 2017, in casa dei russi si fa avanti l’idea di passare la mano. A Fastweb, la candidata ideale per una vendita, non interessa però tutta Tiscali: la compagnia milanese della banda larga vuole portare a casa il ramo delle Pmi, dove ha già un accordo strategico, e mettere le mani sulle ghiotte frequenze 3,5 Ghz. Ecco che allora alla finestra - secondo i rumor di mercato - si è affacciato un secondo pretendente: il fondo SpringWater che sta guardando tutto il resto di Tiscali, ossia l’attività retail. L’investitore estero non ha mai fatto operazioni in Italia ma in Italia ha la sponda di J.Hirsch, altro fondo di private equity con cui si sta fondendo.
L’alternativa per far uscire Tiscali dall’empasse è un aumento di capitale ma i russi non hanno mai versato equity nella compagnia sarda: sono entrati nel 2015 perché fecero sposare la loro Aria Dsl (fondata dai tre manager che oggi guidano la società dell’Aim Go Internet) con Tiscali, ottenendo azioni. E tutti gli incrementi successivi sono stati frutti di conversioni di precedenti prestiti o bond in capitale. Non più di un mese fa è stato annunciato un ennesimo bond convertibile, da 15 milioni: a comprare i titoli sarà il fondo ICT che altri non è che i russi medesimi. ICT, uno dei tanti veicoli riconducibili a Belyaev, è già oggi il primo azionista di Tiscali col 23%.