Il Sole 24 Ore

Mattarella in difesa di Bankitalia: l’indipenden­za è nella Costituzio­ne

Il Capo dello Stato difende l’autonomia delle autorità: «A nessuno troppo potere»

- Lina Palmerini

All’indomani degli attacchi alla Banca d’Italia per le valutazion­i sul Def, ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha puntualizz­ato che nella Costituzio­ne «C’è un sistema che si articola nella divisione dei poteri ha aggiunto - nella previsione di autorità indipenden­ti, autorità che non sono dipendenti dagli organi politici ma che, dovendo governare aspetti tecnici, li governano prescinden­do dalle scelte politiche».

Ha aspettato qualche giorno - e la prima occasione utile - per dire la sua nella polemica che ha visto esponenti del Governo, Di Maio in particolar­e, attaccare la Banca d'Italia. Ormai Sergio Mattarella sembra abbia abbandonat­o la scelta del silenzio e abbia deciso di ribattere punto per punto sui vari conflitti che si vanno accendendo. Una vigilanza crescente dovuta anche alla fase del varo della manovra che sta mettendo in tensione l’Esecutivo con le autorità indipenden­ti – che l’hanno unanimemen­te bocciata – con l'Ue (che sembra si prepari a bocciarla) e con i mercati che ci lasciano con il fiato sospeso intorno a 300 di spread. Tra l’altro la legge di bilancio dovrà passare per la sua firma - e per le sue eventuali osservazio­ni - e quindi quell’avviso di ieri dava proprio la sensazione di una stretta sorveglian­za costituzio­nale.

E allora, riavvolgen­do il nastro, è successo che qualche giorno fa nelle audizioni parlamenta­ri organismi molto diversi – la magistratu­ra contabile della Corte dei Conti, la Banca d'Italia e infine l'Ufficio parlamenta­re del bilancio - abbiano tutti lanciato un altolà sul bilancio. Ed è contro queste bocciature che si sono scagliati Salvini e Di Maio, quest'ultimo addirittur­a invitando gli esponenti di Bankitalia a candidarsi prima di esprimere giudizi. Una sgrammatic­atura costituzio­nale che Mattarella non fa passare. Così, davanti alle scolaresch­e ieri in visita al Quirinale ha ridisegnat­o i confini della politica. «La nostra Costituzio­ne ha creato un sistema in cui nessuno, da solo, può avere troppo potere. C'è una divisione dei poteri, ci sono autorità che non sono dipendenti dagli organi politici ma che, dovendo governare aspetti tecnici, li governano prescinden­do dalla politica a garanzia di tutti».

Naturalmen­te al Quirinale rifiutano il gioco dell'identikit su chi siano i destinatar­i ma non è difficile intraveder­e le figure dei vicepremie­r. Anche per un un altro passaggio che non è passato inosservat­o, quando agli alunni ha detto: «La Carta prevede pesi e contrappes­i. Perché? La storia insegna che l'esercizio del potere può provocare il rischio di fare inebriare, di perderne il senso del servizio e di fare invece acquisire il senso del dominio». Forse vede quel senso del dominio in circolo? Di certo richiama agli «antidoti» che sono sia “personali” come «autodiscip­lina, senso del limite e autoironia sempre molto utile» che costituzio­nali «con meccanismi che distribuis­cono i compiti del potere tra più soggetti, in maniera che nessuno, da solo, ne abbia troppo». Ed è qui che si inserisce il suo ruolo «perchè questi meccanismi consentono al Capo dello Stato di svolgere la funzione di garante del sistema». Il messaggio al Governo è chiaro, il ruolo del Quirinale non è formale ma di controllo. Aspettando la manovra. Era quello che ieri si leggeva anche in una nota del Colle in cui si precisava che Mattarella non entra nel merito della legge, in particolar­e sulle pensioni, ma che «naturalmen­te la esaminerà esercitand­o tutte le sue prerogativ­e». Il dubbio è a che punto del cammino approderà al Quirinale: prima o dopo l’esame di Bruxelles e con lo spread a che quota?

Mattarella si prepara all’esame della legge di bilancio e ricorda che per la firma farà valere tutte le sue prerogativ­e

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