Spunta la pace contributiva ampia Miniruoli, si studia lo stralcio gratis
Pensioni e reddito forse in primavera - Dl fiscale con e-fattura semplificata
Il condono allarga il raggio. Mentre l’avvio di pensioni e reddito di cittadinanza dovrebbe slittare a marzo-aprile. Sul primo fronte la sanatoria contributiva non sarebbe più limitata a pochi buchi non coperti della carriera lavorativa ma riguardare anche tutti i contributi non versati. Nel decreto fiscale è allo studio anche lo stralcio gratis dei miniruoli del periodo 2000-2010. Sempre nel Dl semplificazioni per la e-fattura. Per le pensioni e il reddito di cittadinanza la partenza potrebbe essere spostata a marzo-aprile. Rinvio per passaggi tecnici e necessità di bilancio.
In cantiere.
Ancora da definire le misure per tagliare 3,6 miliardi alla Pa centrale. Lunedì in Cdm il progetto di bilancio
Coperture.
I problemi di calendario per l’avvio di reddito di cittadinanza e pensioni emergono in via ufficiale. A dichiararli in Senato, mentre è in corso il dibattito sulla NaDef, è il capogruppo M5S Stefano Patuanelli: «La nostra intenzione è cercare di partire con il reddito di cittadinanza e quota 100 dopo il primo trimestre», spiega con una formula che non chiude la porta a ipotesi di slittamento anche verso l’estate.
A spingere in senso contrario ci sono le elezioni europee di maggio, ma il calendario resta appeso a una ricerca di coperture che nonostante il deficit aggiuntivo da 22 miliardi resta complicata. E può mettere in discussione la dimensione finale di tutte le principali misure in cantiere, e non solo delle due norme bandiera. L’obiettivo da 3,6 miliardi di risparmio dalle amministrazioni centrali, all’interno dei tagli da 6,9 miliardi complessivi che dovrebbero sostenere la manovra, resta da raggiungere. E sui dossier che elencano i possibili interventi in fatto di tax expenditures campeggia il punto interrogativo delle decisioni politiche. La cornice di finanza pubblica disegnata dalla NaDef è ovviamente confermata. Ma al suo interno l’alleggerirsi delle coperture farebbe dimagrire in parallelo anche le misure di spesa o di minore entrata: oltre a cancellare Ace e Iri, per esempio, il taglio Ires al 15% sugli utili reinvestiti può portare a una revisione di platea e aliquote per super e iper ammortamento. La dieta non può essere troppo rigida, però. Perché renderebbe ancora più difficile da raggiungere l’obiettivo di crescita 2019 all’1,5% messo nel mirino dall’Upb.
Ma è prima di tutto la previdenza a gonfiare le incognite sui conti. Nel tentativo di farli quadrare finisce sul tavolo una pace contributiva maxi rispetto alle ipotesi iniziali. Si tratterebbe non solo di agevolare il pagamento dei contributi che mancano a causa dei buchi nella carriera lavorativa, ma di allargare la sanatoria a tutti i contributi non versati. La misura cancellerebbe, in non più di 3-4 anni, more e sanzioni, senza offrire sconti sul montante. E nell’ottica del governo questa ipotesi andrebbe anche incontro a lavoratori e aziende in crisi alle prese con la ristrutturazione dei debiti contributivi.
La ricerca dell’equilibrio fra esigenze politiche e ricadute di bilancio sposta almeno a marzo l’avvio di «quota 100». Anche per dare tempo all’Inps di completare il lavoro tecnico. Ma si studia anche il ripristino delle finestre per scaglionare le uscite. Nel pacchetto all’esame del ministero del Lavoro, sotto la regia del sottosegretario Durigon (Lega), entra anche un blocco ad ampio raggio dell’adeguamento automatico all’aspettativa di vita: non solo per le anzianità con il canale contributivo, ma anche per gli over 67. In ogni caso, le nuove regole non potranno partire prima di primavera, e ancora più lunga appare l’istruttoria necessaria al reddito di cittadinanza. Per le decisioni restano pochi giorni, perché entro lunedì, oltre al Dl fiscale, il governo dovrà inviare a Bruxelles il programma di bilancio (Dbp), molto più dettagliato del Def. Un’agenda fitta, che rende quasi impossibile l’approdo effettivo anche della legge di bilancio lunedì in consiglio dei ministri, su cui preme la maggioranza, Di Maio in primis.