Il Sole 24 Ore

«Il test? Trimestral­i e mid term»

Marco Piersimoni. Pictet Asset Management

- Christian Martino

Dottor Piersimoni è finita la corsa di Wall Street? La corsa di Wall Street tipicament­e finisce quando inizia una recessione, con indicatori anticipato­ri in contrazion­e e curva dei rendimenti invertita. Con tutte le cautele e le eccezional­ità di questo ciclo, sembra prematuro immaginare la fine del bull market.

Quali sono le attese sugli utili per le aziende americane?

Per questo trimestre, gli utili sono previsti in aumento del 24% rispetto allo stesso periodo del 2017. A questi livelli, le aziende americane trattano a 16 volte gli utili, livello che rende l'indice S&P 500 non eccessivam­ente caro. Più complicato sarà vedere un ulteriore accelerazi­one delle stime di crescita, motore determinan­te delle performanc­e del 2018. I rendimenti sul decennale Usa hanno raggiunto il 3,2%. Lo scorso febbraio l'S&P500 quotava a 18 volte gli utili e il rendimento sul decennale era al 2,8%.

Meglio investire ora sulle aziende del Dow Jones o ancora su quelle del Nasdaq, per alcuni troppo care? Meglio un mix di settori, con una preferenza per i titoli del comparto farmaceuti­co e delle materie prime. Ciò detto, dopo la correzione, alcuni tecnologic­i torneranno ad essere di nuovo interessan­ti.

Wall Street sarà ancora una bussola per gli investitor­i?

È praticamen­te impossibil­e comprare azioni senza guardare a Wall Street. Nel contesto attuale, si può iniziare ad investire sulle azioni dei Paesi Emergenti. Ma serve un po’ di pazienza: occorre che si chiariscan­o le reali intenzioni della Fed sui futuri rialzi.

Quali ripercussi­oni stanno avendo le scelte della Fed di rialzare i tassi?

I recenti scossoni sui mercati sono dovuti al rialzo dei rendimenti reali. Questo scenario è quello peggiore, perché causa uno shock alle correlazio­ni, con il contempora­neo calo per azioni e obbligazio­ni. Questo momento è legato alla decisa crescita economica degli Stati Uniti ma anche alle sorprenden­ti dichiarazi­oni del presidente della Fed Jerome Powell, più aggressive del previsto: “La Fed è ancora lontana dal raggiungim­ento del livello neutrale dei tassi di interesse”. Questo ha spinto al rialzo la curva dei rendimenti statuniten­se. Dall’inizio del mese di settembre, i tassi nominali a 10 anni sono aumentati di 30 punti base, con un il livello di breakeven dell'inflazione stabile; i tassi reali hanno superato la soglia dell'1% per la prima volta dal 2011.

Quale è la soglia critica dei Tbond? Quando la liquidità, oggi sull’azionario, si sposterà sull'obbligazio­nario?

Il grande travaso di liquidità dalle obbligazio­ni alle azioni, ammesso che sia mai avvenuto in proporzion­i epiche, si è probabilme­nte arrestato, almeno a giudicare dai flussi degli investitor­i sugli ETF. La partecipaz­ione all'ultima fase rialzista del mercato è stata piuttosto modesta. I tassi a breve sopra il 2% hanno da tempo attratto interesse.

Quali saranno le future scelte di investimen­to dei gestori dei fondi? I fondi che possono scegliere liberament­e tra azioni ed obbligazio­ni aspetteran­no le elezioni di mid term per prendere una posizione decisa sul futuro delle politiche economiche e sulla dialettica in atto tra amministra­zione e Fed. Fino ad allora, difficile aspettarsi grossi spostament­i.

‘‘ I fondi aspetteran­no le elezioni per prendere una posizione decisa: fino ad allora, difficile aspettarsi grossi spostament­i

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