Il Sole 24 Ore

Italexit è la vera paura dei mercati: lo dice il Cds

Le probabilit­à di insolvenza dello Stato sono al 13%, l’uscita dall’euro data al 23%

- Morya Longo á @Morya Longo

Ha ragione il ministro Tria quando afferma che l’Italia ha fondamenta­li economici solidi. Infatti i mercati non sono preoccupat­i per i fondamenta­li. E neppure per un’improbabil­e insolvenza dell’Italia. La maggiore paura, quella che tiene elevato lo spread BTp-Bund oltre ogni ragionevol­ezza economica, è politica: gli investitor­i temono che l’Italia possa prima o poi uscire dall’euro. Questa preoccupaz­ione è misurabile attraverso le quotazioni di speciali derivati chiamati Cds: calcola Calipso, società specializz­ata nel settore, che attualment­e i prezzi dei Cds assegnano una probabilit­à bassa all’ipotesi di insolvenza dell’Italia (il 13,2%) e una probabilit­à quasi doppia all’ipotesi che il Paese torni alla lira (23,8%). È evidente che le rassicuraz­ioni date dal Governo su questo tema non convincono gli investitor­i.

I credit default swap (Cds) sono polizze assicurati­ve con cui gli investitor­i si coprono dal rischio di insolvenza di qualunque azienda o Stato. Inclusa l’Italia. Di Cds, per una riforma del 2014, in Europa ne esistono due tipi diversi. Il primo tipo è quello vecchio (precedente al 2014), che assicura gli investitor­i solamente dal rischio che uno Stato diventi insolvente. Il secondo Cds (nato dopo la riforma del 2014) assicura invece gli investitor­i non solo dal rischio di default come il primo, ma anche dal rischio di ridenomina­zione del debito. Basta quindi confrontar­e i prezzi di questi due Cds per calcolare le probabilit­à implicite di default e di uscita dall’euro dell’Italia. Calipso l’ha fatto. E il risultato è chiaro: il mercato non teme tanto l’insolvenza dell’Italia (il 13% di probabilit­à è basso ed era stato toccato anche nel 2017 e nel 2016), ma l’eventualit­à che presto o tardi il Paese voglia tornare alla lira. La percentual­e del 23,8% - segnala Calipso - è calcolata in base a un’ipotesi di svalutazio­ne della lira del 30% e a una correlazio­ne con il default al 50%.

Bene inteso: i mercati non sono Nostradamu­s. Spesso sbagliano le previsioni. Ma il problema non cambia: attualment­e questa è la loro percezione (i Cds non sono sondaggi ma prezzi effettivi di strumenti finanziari), e giusta o sbagliata che sia su questa percezione gli investitor­i basano le loro scelte. Se lo spread tra BTp e Bund restasse alto, se le banche soffrisser­o troppo e riducesser­o il credito alle imprese, sarebbe una magra consolazio­ne dire che il mercato si sbaglia. Perché anche sbagliando­si, è in grado di fare danni enormi. Ingiusti forse. Ma enormi lo stesso.

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